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Repubblica – Palazzi: La via di Saputo è la migliore

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Stamane sulle colonne di Repubblica Bologna Simone Monari intervista Giovanni Palazzi, analista di sport e business, sulla situazione del Bologna. Si parte dall’intervista di un altro economista, Albero Forchielli pubblicata un paio di giorni fa in cui si diceva che Saputo ora doveva investire per cogliere l’occasione della crisi e battere la concorrenza usando la pandemia come opportunità.

Per Palazzi è un ragionamento da tifoso, mentre un amministratore deve guardare bene al bilancio ed alle priorità, che sono quelle di costruire una società competitiva, sostenibile economicamente. Monari fa notare come per ora la missione non sia raggiunta, e Palazzi sottolinea che però Saputo non ragiona nel breve termine e le scelte fatte dimostrano invece un piano solido che punta al futuro. All’interno rientrano l’impianto di allenamento, lo stadio nuovo e le plusvalenze. E qui arriva l’altro punto di “rottura” con Forchielli: «Se Orsolini non vale più 70 milioni, ma probabilmente 20 di meno, per Saputo non è affatto un’opportunità» e ricorda come per altro il canadese abbia già speso un cifra che nessuno, nella medesima fascia di club, possa permettersi di spendere.

Per altro, sottolinea Palazzi, la Serie A avrebbe perso una cifra attorno ai 200 milioni di euro anche senza pandemia, figuriamoci ora che la prospettiva è di perdere oltre 500 milioni. Secondo l’economista quindi, una parte sicuramente verrà spalmata sugli stipendi dei giocatori (prolungando contratti ed abbassando importi) ma squadre come il Bologna che già prevedevano perdite, avranno seri problemi per ripianare. Ovviamente in questo caso Saputo avrà meno problemi di altri, non dovrà indebitarsi, ma vedrà comunque uscite impreviste. L’idea è quella di puntare su giocatori un po’ più pronti, per minimizzare le perdite, sebbene diminuiranno così le plusvalenze immediate; un po’ quanto fatto in questo ultimo periodo, con l’arrivo di giocatori già pronti per la Serie A.

Va anche ricordato, ricorda Palazzi, che le società sono in debito e non a credito con i diritti TV: a fronte del 68% di partite giocate, hanno versato l’85% dei soldi dovuti. Anche questo potrebbe portare problemi di liquidità ai club

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