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Repubblica – Pulgar e i sudamericani, 90 anni di colpi di testa
Nell’articolo in uscita su Repubblica Bologna, Luca Baccolini ci racconta la lunga e complessa storia che lega il Sudamerica al calcio europeo, attraverso quelli che vengono definiti “capricci” dei giocatori.
L’intervista di Pulgar rilasciata in queste sue vacanze cilene, in cui annuncia di essere pronto per qualcosa di differente e di dare una svolta alla carriera è l’ultimo capito di una storia quasi secolare iniziata prima dei social, internet e la televisione.
Pulgar infatti vorrebbe una squadra più prestigiosa, e se troverà qualcuno disposto a pagare la clausola rescissoria, verrà sicuramente accontentato, ma non è il primo sudamericano, cileno o meno che sia, a “ribellarsi” al Bologna.
Il primo fu Francisco Occhiuzzi, nel 1934, che dopo il primo anno ottenne un vacanza per tornare a Montevideo, e non tornò mai più a Bologna. L’anno dopo toccò a Fedullo, andarsene addirittura senza permesso raccontando poi dall’Uruguay di avere il padre malato. Tornò poi a Bologna e venne accolto come il figliol prodigo, ma spaventato dai venti di guerra, nel ’39 tornò in patria per non tornare più.
Nel 1957 fu il turno di Renè Seghini: arrivato come un fenomeno, non solo non si dimostrò tale, ma dopo tre partite rientrò in Argentina, si dice per colpa della moglie che non si trovava bene qui in Italia.
Una fuga coatta fu quella di Josè Garcia, a cui venne concesso un permesso non retribuito di sette mesi, senza che fosse lui a chiederlo, perché Gipo Viani non amava il suo modo di fare. Una volta imbarcatosi, nessuno si preoccupò di controllare quando finissero i sette mesi…
Avvicinandosi ai giorni d’oggi, anche Gaston Ramirez comunicò la sua voglia di andarsene a mezzo stampa, facendo infuriare l’allora Presidente Guaraldi, ma ottenendo alla fine il trasferimento.
Pulgar non è quindi il primo giocatore sudamericano a giocare un tiro del genere al Bologna, ma forse nel suo caso possiamo almeno concedergli il fatto che sia stato onesto e sincero, nessuno vorrebbe un altro caso Diawara con un giocatore che sparisce nel nulla…
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