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RS-STADIO: Di Vaio ha fiducia nel futuro: “Fidatevi di noi” – 16 giu

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Bella intervista quella che occupa quasi interamente pagina 9 di “Corriere dello Sport – STADIO” in edicola oggi: Furio Zara intervista Marco Di Vaio, simbolo e club manager del Bologna, uomo di fiducia di Joey Saputo ma più di tutto un bolognese acquisito, uno che il popolo rossoblù lo conosce e lo ama, ricambiato peraltro. Un’intervista bella e lunga, dove non mancano i contenuti interessanti e le curiosità, la prima delle quali arriva in fondo: riguarda Diego Perez, ex-compagno di Di Vaio, che lo stesso indica come “il calciatore che vorrei sempre avere nello spogliatoio, mi faceva stare tranquillo”. “El Ruso” se ne è appena andato dopo un anno da comparsa, “ma può tornare, da allenatore nel settore giovanile: ne stiamo parlando, si può fare, se andrà così sarà una bella notizia.” Uomo vero, Marco Di Vaio, anche nei sentimenti, nei rapporti personali: così spiega i momenti difficili in questa nuova esperienza da dirigente rossoblù (“Quando ho dovuto spiegare le scelte del club a due amici ed ex compagni di squadra come Acquafresca e Garics. Ero molto teso, mi trovavo dall’altra parte e dovevo spiegargli che non c’era niente di personale, ma certe scelte le avevo condivise anch’io”) e il motivo per cui nonostante ammiri il lavoro svolto dall’amico Stellone a Frosinone (“Era evidente che la squadra giocava per lui”) difficilmente lo prenderà a Bologna: “Ti dico quello che mi ha detto lui: Marco, non mi prendere mai, perché il giorno che mi cacci – e prima o poi capiterà sicuramente che mi cacci – io vengo a casa tua e ti meno. Siamo molto amici, dai, sarebbe complicato..”

A Bologna Di Vaio è il club manager: una sorta di factotum, che lavora come collante tra la dirigenza e la squadra, che si muove attraverso gli umori dello spogliatoio e dei “piani alti”. Così ha voluto Corvino, ed è infatti il ruolo che al momento preferisce fare: di lui si fida Saputo, si fidano i giocatori, e in più lavorare al fianco di Corvino aiuta a crescere. “E’ un professionista con tantissimi anni di calcio. Da lui imparo molto, gli chiedo spesso cosa vede in un calciatore, che potenzialità ci sono, lo osservo quando parla con la squadra e quando si rapporta con la società. Lavorare con lui, Fenucci e tanti professionisti validi mi arricchisce ogni giorno.” Ed eccoci a Diego Lopez, l’allenatore che questa dirigenza ha trovato al momento dell’acquisto del Bologna e che ha difeso fin quando ha potuto: “Diego è stato molto bravo nella costruzione del gruppo, ma nella gestione dello spogliatoio è stato più capitano che allenatore. E questa squadra aveva bisogno di un allenatore. Dopo le sconfitte avrebbe dovuto alzare l’asticella. Certo, siamo stati bravi a reagire, ma mai ad allungare. Una, due partite fatte bene, ma alla terza fallivamo. Questa è stata una sua responsabilità.” Però lo si capisce, alla fine la promozione è stata anche merito del tecnico uruguaiano: “E’ stato bravo a fare da parafulmine. Era alla prima vera esperienza, è consapevole che questo lo aiuterà a crescere”. Adesso avanti con Rossi, tecnico che Di Vaio conosce bene e su cui mette la mano sul fuoco, invitando i tifosi a non giudicarlo per questo mesetto passato: “E’ un maestro di calcio, migliora i giocatori, fa giocare bene la squadra. Non bisogna valutarlo per questo mese: è entrato in corsa, ha centrato l’obiettivo e siamo tutti felici. Ma Rossi ha bisogno del ritiro, di costruire la sua squadra giorno dopo giorno.”

C’è spazio anche per il futuro: con il mercato, con i giovani che rimarranno (“Restano senza ombra di dubbio. Non si può parlare di squadra del futuro se cediamo i giovani”) con il top player che arriverà (“Saputo ha tracciato la linea dicendo che è meglio giovane, poi vediamo cosa proporrà il mercato. D’altronde Bologna può ridare slancio a certe carriere, come è successo con Baggio, Signori e poi con me”) e con una considerazione: bello tornare in Serie A, ma al di là delle dichiarazioni di facciata anche fondamentale per tracciare il futuro, vero? Vero. “Fondamentale, possiamo raccontarcela finché vogliamo, ma è stato fondamentale: ce lo siamo detti anche con Saputo.” E adesso avanti tutti insieme, che questo “nuovo Bologna” cresca in tutte le sue componenti, in concerto: “Un passo alla volta, così si cresce. Il primo è l’anno più difficile, lo sappiamo bene tutti. Devi adattarti, e noi dovremo farlo con una squadra nuova. Si fa tutto gradualmente. In due-tre anni cercheremo di stabilizzarci a metà classifica, lì dove l’Europa è una possibilità, come hanno dimostrato di recente Genoa e Udinese. Serve però un gruppo stabile e uomini giusti.” Buon lavoro.

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