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RS – STADIO: Ma che calcio è? Se non segni più puoi anche salvarti – 11 mar

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“ Una partita perché risulti perfetta, dovrebbe finire zero a zero.” Questo diceva sempre Gianni Brera, indimenticato e mitico giornalista di qualche tempo fa. A questa “ massima “ le platee degli stadi non si esaltavano ma andava bene a tutti perché dava convinzione in un periodo in cui, per le vittorie, erano disponibili due punti. Erano anni in cui ognuno voleva praticità ma gli piaceva fantasticare. Le partite o le trasmissioni calcistiche non venivano trasmesse in tv ma in radio perché, andare a vederle, era un caso speciale. Gli zero a zero andavano bene, così, chi assisteva all’incontro, poteva raccontarle, un po’, alla sua maniera. Una gara a reti inviolate era la garanzia finale delle società che facevano quello che potevano e, a volte, anche senza realizzare, si salvavano. Il confronto con i tempi attuali? Ci passa in mezzo un oceano. La vita è più frenetica e più impegnata, lo stile di vita è totalmente cambiato, molte immagini ma tanta disparità e, ahimè, poche illusioni. A coloro che hanno vissuto in…quel passato, sembra difficile immaginare che, le partite viste in televisione, siano giocate nella stessa giornata. Nel calcio di oggi, non è facile stabilire se è meglio difendere o attaccare né, tantomeno, giocare un campionato in cui tra la prima squadra in classifica e l’ultima, ci sono 50 punti. Tradotto significa che, sela Juvepensa di arrivare a quota cento punti, per salvarsi, sarebbero sufficienti 33 punti al massimo. In questo caso, il Bologna, che non realizza da cinque giornate, può pensare di salvarsi senza segnare. Davvero un’assurdità. 

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