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S’io fossi Sinisa

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Quello del giornalista è uno splendido mestiere: fai lavorare il cervello (se ce l’hai), accendi il computer, scrivi e hai fatto il tuo dovere. È talmente splendido, il mestiere di giornalista, che ormai non esiste più. Andiamo di corsa, noi giornalisti, tutti insieme appassionatamente a cercare la notizia prima che la trovi qualcun altro, così abbiamo perso di vista qual era il nostro ruolo all’interno della società civile: noi raccontavamo fatti e personaggi, quelli più bravi fornivano un’opinione e infine i nostri lettori, mettendo insieme tutti i dati disponibili, si formavano un’opinione propria, che non doveva essere necessariamente quella dei giornalisti. È arrivata la televisione, e ha dato un duro colpo alla carta stampata. È arrivata la Rete, e ha dato un duro colpo alla televisione (quindi figuratevi i giornali). Sempre di corsa, perché l’importante oggi è arrivare primi, non esprimere concetti intelligenti o scrivere in buon italiano. Io sono sempre stato attento alle copie vendute, poi è arrivata la maledizione dell’Auditel e adesso pare che contino i “like”. Un mondo idiota, dal mio punto di vista. Un mondo che costringe chi fa il mio mestiere addirittura ad… anticipare la notizia. Fateci caso, tanto per capirci: le commemorazioni dell’11 settembre newyorkese spesso cominciano il 9… Mestiere svuotato, il mio; lettori schizofrenici, voi. Perché il campionato è finito da sei giorni, ma voi vorreste già sapere come andrà il prossimo. La malattia, parlando di football, si chiama calciomercato. La scorsa settimana, i giornali hanno annunciato l’arrivo di Walter Sabatini al Bologna. Oggi, i giornali dicono che manca solo la firma sul contratto. “Solo” la firma? Allora io sono fidanzato con Cindy Crawford, tanto manca solo che lei lo sappia… Insomma, i tifosi hanno fretta di sapere e noi giornalisti li accontentiamo. Ma dal momento che i giornali non si stampano sulla sabbia, sarebbe meglio andare cauti con i verdetti.

Da qualche giorno, incappo in commenti di tifosi che non sopportano l’atteggiamento di Mihajlovic. Già, loro leggono che un giorno lo vuole la Lazio, che il giorno dopo lo cerca la Roma, che la Sampdoria gli fa gli occhi dolci e così, nel giro di 133 ore (minuto più, minuto meno, tanto è passato dal fischio di chiusura di Bologna-Napoli), Sinisa “ha rotto i maroni”. È passato dal ruolo di salvatore della patria a quello di traditore della stessa. E allora facciamo chiarezza, una volta ancora. Il mondo del calcio è popolato da professionisti, gente che di mestiere dà calci al pallone, studia schemi o intavola trattative, non da tifosi. Esistono, i calciatori-tifosi e gli allenatori-tifosi, ma sono rarissimi e – ironia della sorte – non sono molto tutelati, basti pensare ai recenti casi De Rossi, Ranieri e Gattuso. Il calcio è un lavoro, non (solo) una passione. Per voi, esiste solo la squadra del cuore; per loro, no. Per loro esistono tante squadre e altrettante opportunità. Facciamo un gioco: S’IO FOSSI SINISA, che cosa mi passerebbe per la testa? Oggi, dicono, avrei quattro possibilità: verifichiamo pro e contro.

BOLOGNA. La prima opzione, ovviamente. Ho saldato il mio debito con la città e l’ho detto pubblicamente, se qualcuno non l’ha capito non è colpa mia. Dopodiché, il futuro: quello che è successo quest’anno è stato definito da tutti un miracolo e i miracoli – si sa – difficilmente si ripetono. Se resto e arrivo decimo anche nel 2020, perdo tutti i crediti che ho acquisito (è bastata la partita di Bergamo per far venire a galla le critiche…); se vado, i tifosi ci resteranno male, ma la mia impresa resterà negli annali e un domani, chissà, potrei tornare.

LAZIO. Ho grande feeling con la “piazza”, la squadra è in Europa League e a me piacerebbe confrontarmi a livello europeo. Già, ma la Lazio un allenatore ce l’ha già, almeno fino a quando Simone Inzaghi non se ne va. Allora lasciamo che il mio nome circoli e stiamo a vedere.

ROMA. La squadra che mi ha portato in Italia, tanti ricordi belli, ma anche un rapporto “ballerino” con Totti. È vero, è passato tanto tempo, però è difficile dimenticare quello che dissi di lui nel 2008: «Ero in buoni rapporti con lui fino a un anno fa, ma non si è comportato bene quando feci la partita d’addio, perché mi disse che sarebbe venuto e invece non lo fece. Quando la partita si stava avvicinando, lo chiamai per avere la conferma e non rispose mai al cellulare, poi seppi che si era impegnato per giocare un’altra partita. Non ha rispettato la parola e per me non esiste più: gli ho tolto il saluto». Sono un uomo tutto d’un pezzo, far finta di niente sarebbe impossibile.

SAMPDORIA. Altro club che mi ha dato tanto e a cui ho dato tanto. Però più o meno vale il Bologna, però almeno Saputo non è conosciuto come “Er Viperetta”.

DECISIONE FINALE. S’io fossi Sinisa, farei esattamente quello che sta facendo lui: ha chiesto una decina di giorni e il Bologna (che ovviamente a sua volta sta dando un’occhiata in giro, non temete) non poteva negarglieli. A metà della prossima settimana, insomma, saprete tutto: abbiate pazienza, voi che in agosto il Bologna era in B e in maggio («Se resta Mihajlovic…») può ambire a posizioni “europee”. Sinisa non è né un santo né un traditore: è un professionista. Così è, anche se non vi pare.

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