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Sandy Flash Back – Buon compleanno caro vecchio Dall’Ara – 31 ott

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“É vecchio”, “Sta cadendo a pezzi”, “Non si vede niente con quella pista lì in mezzo”, “Ci vuole la copertura, mi son rotto i maroni di prender l’acqua tutte le volte”, “Guarda sti seggiolini se son merdi, dovrebbero esser gialli, dovrebbero…”, “Oh, finalmente hanno rimesso le porte nei bagni, almeno se a uno gli scappa da cagare può farlo”, “Ci vuole uno stadio all’inglese, per le famiglie”, sempre le solite frasi, dette e ridette, sentite pronunciare migliaia di volte, sembra che ormai si faccia quasi a gara a denigrarlo, poverino, il nostro stadio Renato Dall’Ara, eppure…
Eppure su di me continua ad aver lo stesso fascino del primo giorno in cui lo vidi, non sapevo ancora, nel momento in cui ci entrai per la prima volta, quanto sarebbe poi entrato lui nella mia vita!!!
Stagione dopo stagione, domenica dopo domenica, sole, caldo, pioggia, gelo, io ero lì, nel mio posto pronto a gustarmi la partita. Che poi, per arrivare al mio attuale posto ne ho dovuti cambiare… le prime due partite le vidi nei distinti, mi gustai il gol di Bresciani e la promozione in serie A. L’anno successivo però non era ancora tempo di far l’abbonamento, lo fece mio padre, promettendomi che sarei andato con lui ogni tanto comprando il biglietto… Peccato che, quella stagione, la curva era esaurita solo con gli abbonati, quindi dovetti sopportare un anno di esilio. Il mio primo abbonamento arrivò l’anno seguente, l’anno in cui “Lui” indossava la numero 10 rossoblù, ma in curva San Luca, in Andrea Costa ci entrai per la prima volta l’anno successivo. Con mio padre e il suo amico ci gustavamo la partita dalla parte di curva attaccata alla tribuna, e da quei seggiolini, per anni, ho esultato ai gol di Signori e di Cruz, ho amato le sgroppate di Nervo, ho tirato sospiri di sollievo alle parate di Pagliuca, mi son visto la vittoria per 3 a 0 contro la Juve e, purtroppo, ho pianto al gol di Maurice contro il Marsiglia. A diciott’anni mi stancai del calcio, smisi di far l’abbonamento e di andare allo stadio, quattro anni senza entrare al Dall’Ara, non vidi la retrocessione, non vidi gli anonimi campionati in serie B ma, il primo giugno 2008, lo ammetto, feci “l’occasionale”, e dopo anni tornai per vedermi la vittoria per 1 a 0 contro il Pisa, la mia seconda promozione dal vivo…
Che ve lo dico a fare, lo stadio é un po’ come una sigaretta per un ex fumatore, un goccio di alcol per un ex alcolista o un amplesso per uno in astinenza sessuale da anni, all’inizio manca un po’, poi col passare del tempo ci fai l’abitudine, pensi che senza le paglie respiri meglio, che senza l’alcol sei più tranquillo, che senza passare da letto a letto eviti malattie sessualmente trasmettibili e non ne sentì più quasi il bisogno, fino a quando… Fino a quando non rimetti in bocca un filtro, non brindi e sbatti un bicchiere, non ti trovi avvinghiato a una nel tuo letto, da lì in poi diventa un casino, non riesci più a farne a meno e ti maledici per tutto il tempo che hai perso. Ecco, questo é stato l’effetto che ha avuto il ritorno al Dall’Ara su di me, e dall’anno dopo il mio nome tornò ad essere nella lista degli abbonati, la mia zona diventò quella in cima, vicino alla balaustra dei “Fedelissimi”, se passate da lì, e vedete uno con cappello e occhiali, sigaretta in una mano e birra nell’altra che urla le peggior cose, ecco, mi avete individuato. In quello spicchio di curva, per quei novanta minuti, mi sento a casa. Mi sento a casa perché vedo facce conosciute, sempre le stesse, facce a cui ho dato un soprannome e di cui riesco quasi ad anticipar le urla, tipo il baffo, sempre polemico e pronto a brontolar al primo pallone perso o la bestia, talmente innamorato di Taider che se potesse lo sposerebbe in questo momento, “Oh, tiri giù quella cazzo di bandiera?!” urla la bionda dall’ultima fila e “Mister, metti Gimmy” urla domenica dopo domenica ridendo il signore qualche seggiolino a sinistra. Perché è questo lo stadio, lo stadio non è solamente la partita, lo stadio è molto, molto di più, infatti, citando “Mi chiamo Renato” una persona non dice mai “Vado a veder la partita”, dice “Vado allo stadio”!!!
Lo stadio è come un grande quadro, pieno di disegni che compongono un opera d’arte, lo stadio per me inizia quando esco di casa alle 13 e 12 per trovarmi con Feib, Frenk e Betto alle 13 e 15 e puntualmente arrivo in ritardo, lo stadio è la birra al bar prima di entrare e le marlboro comprate sempre nello stesso bar, lo stadio è l’accendino nelle scarpe e l’ultimo cesso in fondo a destra, lo stadio sono tutti quei piccoli rituali, quelle cose che si ripetono quasi come un portafortuna domenica dopo domenica, c’è chi entra due ore prima e aspetta seduto l’inizio, c’è chi cammina freneticamente avanti e indietro, c’è chi si chiude in bagno e chi si ferma dal bar a bere e chiacchierare fino al fischio d’inizio, lo stadio son tutte queste cose, cose semplici, ma che ti mancano da morire durante i mesi estivi e che ritrovi ad agosto quando riparte il campionato, come se non fosse mai finito, lo stadio è la cornice che tiene assieme tutto, e la partita è solo un piccolo disegno a lato del quadro. 
Allo stadio ho fatto quasi tutto, ho riso, ho pianto, ho urlato e bestemmiato; allo stadio ho conosciuto nuove persone, allo stadio ho conquistato una donna, allo stadio ho bevuto, mangiato e fumato; allo stadio ho corso, una sera, sotto gli spalti, quando non c’era la partita, allo stadio ho fatto la pipì e ahimè, una volta, anche altro; allo stadio mi sono emozionato, mi sono innamorato, mi sono incazzato; allo stadio ho stretto amicizie, ho litigato, ho preso decisioni, ho sognato; allo stadio ho goduto, tanto, molto di più di quanto mi abbia mai fatto goder qualsiasi donna, allo stadio, i maschi scoprono, in un certo senso, il loro lato omosessuale, perchè si innamorano follemente di ragazzi che, coi loro piedi, possono far di tutto, riempirci di gioia e raddrizzarsi una giornata di merda… una cosa mi manca, e mi son sempre ripromesso che prima o poi la farò, non ho mai fatto l’amore allo stadio, ma la vita è ancora lunga; allo stadio, o meglio davanti allo stadio, passo sempre in macchina quando esco a far un giro in macchina con una ragazza conosciuta da poco, glielo mostro come Sgarbi mostrerebbe la Gioconda a qualcuno e le racconto i primi due aneddoti che mi vengono in mente, mi aiuta a rompere il ghiaccio, allo stadio son stato solamente una volta assieme alla mia morosa, esperienza da non ripetere mai più per la salvaguardia delle mie relazioni future, allo stadio ho cantato a squarciagola a numerosi concerti, allo stadio ho visto sulle quattrocento partite e molte di più ancora ne vedrò!!!
Questo è lo stadio, non è solo la partita, e per questo mi girano sempre le scatole ogni volta che qualcuno mi dice “Ci vai sempre, puoi anche saltarla una domenica”, perché chi dice questa frase non capisce quello che sono quelle cinque ore in cui esco di casa dicendo “Vado allo stadio!!!”.
Che poi, continuo a chiamarlo stadio, ma questo stadio ha un nome, anzi, ha avuto diversi nomi, questo stadio è stato il Littorale, è stato il Comunale, è il Renato Dall’Ara, questo stadio ha una storia, una storia importante…
Voluto fortemente dal fascista Leandro Arpinati, allora presidente della F.I.G.C., che si ispirò alle terme di Caracalla per lo stile della struttura e inaugurato a lavori ancora in corso, il 31 ottobre del 1926, il Littorale, era uno dei più grandi e moderni stadi d’Europa, e addirittura il poeta Ungaretti si scomodò a comporre un’ode in suo onore
 “Or dunque che é?
Mutata tu sei civiltà?
Questa palestra novella
È la sede più bella
Di te, verità?”.
Ha ospitato di tutto, manifestazioni sportive, il Cantagiro, concerti, raduni dei testimoni di Geova (durante i quali comunque veniva nominato il nome di Dio sempre meno che durante una partita); fu inaugurato dal Duce in persona, venuto per vedere dal vivo il gioiello fascista quasi rischiando di venir ucciso, questo stadio, ripeto, ha ispirato il poeta Ungaretti, ed è per questo che mi dà fastidio sentir le frasi denigratorie nei suoi confronti, perché non si può sputare su una storia così, e sopratutto non posso pensare a un nuovo stadio in una posizione diversa da questa!!! 
Oggi sono novant’anni, novant’anni da quel 31 ottobre 1926 in cui aprì i battenti per la prima volta, novant’anni di partite, di gol, di urla e di pianti, novant’anni di gioie e incazzature, novant’anni in cui ha subito restauri e tra poco ne subirà un altro, cambierà, certo, ma rimarrà comunque e per sempre il Renato Dall’Ara, il mio stadio, la mia casa!!!

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