Bologna FC
Sandy Flash Back – In panchina ci stai tu! – 25 Mag
Non gli era mai andato giù a Ulivieri il suo acquisto, “Con lui andiamo in serie B” rispose il tecnico al presidente Gazzoni quando gli comunicò chi aveva acquistato dal Milan, “Quello rischia di rovinarmi tutto” diceva Renzo a pochi intimi, se avesse potuto gli avrebbe chiuso le porte di Bologna e non l’avrebbe mai fatto entrare in città!!!
Ma perché c’è l’aveva così tanto con lui?! È presto detto, semplice protagonismo. Ulivieri era uno di quegli allenatori che doveva aver tutta la scena per se e lui l’avrebbe oscurato durante quella stagione, fin dal ritiro, quando giornalisti da tutto il mondo e migliaia di tifosi salirono a Sestola solo per vedere i primi tocchi di palla in maglia rossoblù del numero dieci. Non riconosceva più i suoi “Orfanelli che senza me non saprebbero neanche attraversar la strada”, “Torrisi si tinge i capelli, siamo sempre scortati, Paramatti ha iniziato a mettere il numero di fianco al suo autografo” trovava ogni modo per cercare di screditarlo addossandogli qualsiasi colpa senza capire che, quella guerra, il tecnico stalinista, non avrebbe mai potuto vincerla perché combattuta contro un fuori categoria… Infatti, se Ulivieri era un ottimo allenatore di calcio quell’altro beh, quell’altro era semplicemente il calcio, quello per cui compravi il biglietto, quello che ti faceva emozionare a ogni tocco di palla, quello che ti faceva esultare e festeggiare, quello che ti faceva diventar tifoso di una squadra perché lui giocava li, quello di cui copiavi il taglio di capelli e quello di cui, dopo la fine del ritiro a Sestola, vennero messe all’asta le coperte su cui aveva dormito lui nell’Hotel!!!
Insomma, il rapporto non si decideva a decollare, proprio come il Bologna che inanellò due sconfitte consecutive nelle prime due uscite stagionali e passò tutto il girone d’andata con l’incubo retrocessione.
Quasi un intero girone fatto di malumori, di frecciatine e ripicche, una guerra fredda all’interno del Bologna che esplose definitivamente il 17 gennaio 1998, alla vigilia dell’incontro casalingo contro la Juventus.
Appena finito l’allenamento e poco prima di partire per il ritiro Ulivieri prese lui è Kolivanov quasi per mano, come fossero due scolaretti, e li condusse nel suo spogliatoio “Ragazzi, ho pensato che per il bene della squadra domani vi dovrete accomodare in panchina” spiegando la sua scelta con varie scuse sul piano tattico ma, mentre il russo accusò la scelta senza fiatare ormai già abituato alla panchina, l’altro non ne volle sapere, stava bene, era venuto a Bologna per giocare, doveva essere il lusso di questa formazione e non ci stava a sedersi in panchina proprio contro la sua ex squadra come era già successo qualche partita prima contro il Milan. Il dado era tratto, iniziò una discussione furibonda, l’allenatore non avrebbe mai cambiato idea e allora lui non ci vide più, andò a casa, caricò moglie e figli in macchina e partì per Caldogno, non prima però di fare una sosta all’hotel Amadeus per un secondo round con l’allenatore.
Il giorno dopo Bologna si svegliò con questa notizia, un fulmine a ciel sereno colpì i ventisettemila abbonati che si stavano dirigendo verso lo stadio e la partita, manco a dirlo, fu uno strazio, con un Bologna senza idee che dopo tredici minuti si trovava già sotto 3 a 0 per le reti di Inzaghi e Del Piero e che accorciò solo all’ultimo minuto con una punizione del neo entrato Kolivanov.
Dalla fine della partita al martedì successe di tutto, i tifosi tutti con Lui che contestarono Ulivieri, spogliatoio spaccato tra i fedelissimi dell’allenatore ( che nel contratto avevano una clausola di rinnovo se il mister fosse rimasto a Bologna) e chi stava col numero 10, dimissioni rassegnate ma non accettate, la lite furibonda tra Renzo e Petrone (l’agente del giocatore) nella quale arrivarono quasi alle mani e vennero divisi solo da Cipollini e poi, nel tardo pomeriggio, il colpo di scena, Ulivieri e lui che lasciano Casteldebole sulla stessa macchina attraversando due ali di folla di tifosi inferociti per quello che stava succedendo “Se dobbiamo prendere due schiaffi ne prendiamo uno a testa” sembra gli abbia detto Renzo caricandolo sulla sua auto.
Da lì, da quel viaggio in macchina e da quel chiarimento, cambiò tutto, fu tutto un altro Bologna, tutta un altra storia, con Ulivieri che sciolse tutte le sue riserve, il tridente delle meraviglie in campo e un girone di ritorno da sogno che consegnò a lui 22 gol e il mondiale francese, al Bologna un ottavo posto e la qualificazione all’intertoto ma che non salvò comunque Ulivieri dall’esonero (anche abbastanza voluto dall’allenatore) da parte di Gazzoni che non ne poteva più dei suoi colpi di testa, ma questa è tutta un’ altra storia!!!
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