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Sandy Flash Back – La partita che non si doveva giocare… – 9 Feb

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Riproponiamo un pezzo del nostro Matte Sandy, in ricordo della morte di Niccolò Galli, avvenuta il 9 Febbraio di 14 anni fa. La Redazione ricorda il giovane calciatore con immutato cordoglio.

 

Il ragazzo uscì da Casteldebole felicissimo e, se avesse potuto, si sarebbe messo ad urlare dalla gioia e a fare le capriole in quel parcheggio;  ma forse era meglio di no, pensó stretto al suo giubbotto, “un professionista evita certe scene da ragazzino” si disse fra se e se. Ma lui ragazzino lo era ancora, coi suoi appena 17 anni, arrivato a Bologna in prestito dall’Arsenal, esordio in serie A con  una manciata di minuti allo stadio Olimpico contro la Roma, quasi “bagnato” da un gol con un colpo di testa da calcio d’angolo; poi tanta Primavera, fino a quel pomeriggio… Poco prima di uscire dagli spogliatoi, il suo allenatore lo aveva fermato e gli aveva detto di tenersi pronto, perchè la domenica successiva sarebbe stato il grande giorno, il giorno del suo esordio da titolare in Serie A, esattamente un girone dopo quella manciata di minuti il ragazzo sarebbe entrato in campo dal primo minuto nella partita casalinga contro la Roma. 

“Cazzo, ci mancava solo la pioggia stasera, ma ho ancora poco da sopportare, tra poco compio i 18 e finalmente la patente e la macchina saranno miei, e almeno nelle giornate invernali potrò lasciare in garage questo scooter” pensó il ragazzo mentre si allacciava il casco e infilava le chiavi. Di solito le società vietano l’uso dei motorini, ma per lui fecero una deroga, perchè gli sarebbe stato più comodo raggiungere il suo appartamento sulla via Emilia, dopo gli allenamenti, piuttosto che usare i mezzi pubblici. Uscì dal cancello, fece la rotonda, magari pensando che almeno per una volta dato che pioveva avrebbe potuto tagliarla come facevano i suoi compagni più grandi, ma non lo fece, fece il giro completo passando davanti all’ingresso dell’Isokinetic e imboccó l’ultima uscita, quella che costeggia i campi d’allenamento. Mentre faceva quella strada secondaria i suoi pensieri iniziarono a volare, ricordó i sacrifici degli anni prima, tutti quei momenti in cui aveva dovuto salutare i suoi amici per andare all’allenamento invece che stare a divertirsi con loro, a tutte le uscite che non aveva potuto fare perchè il giorno dopo aveva la partita, al viaggio in Inghilterra lontano da tutti per provare a sfondare nell’Arsenal, i mesi difficili la, i suoi compagni inglesi, e finalmente il ritorno in Italia, la chiamata del Bologna, e finalmente di nuovo la tranquillità… Sacrifici si, tanti, ma quando si fanno per portare avanti un sogno anche loro pesano meno, e il solo pensiero che tra pochi giorni tutti quei sacrifici sarebbero stati ripagati da quella maglia da titolare lo facevano impazzire!!!! Mentre passava sotto la casa di riposo, gli tornó voglia di urlare, urlare la sua felicità, urlare che quella domenica avrebbe esordito dal primo minuto in serie A con la maglia del Bologna, pensó che magari qualche ospite di quella struttura aveva anche visto dal vivo l’ultimo Bologna scudettato, e che vedendo un cinno passare in motorino urlando che sarebbe stato titolare in quella squadra gli potesse far uscire un sorriso…

“Peró che palle sta pioggia” pensó mentre passava davanti al campo Rom, “meno male che mi son coperto bene, non voglio mica rischiare di prendermi l’influenza e perdermi quest’occasione… Ok, avró preso centinaia di volte la pioggia mentre giocavo in questi anni, ci dovrei essere abituato a bagnarmi, ad ammalarmi e a guarire, ma stavolta proprio non posso, fatemi tutto, ma non fatemi perdere la mia giornata da ricordare…” pensó mentre arrivava all’incrocio, pronto a svoltare a destra e ad immettersi sul cavalcavia che passa sopra la tangenziale. La strada verso casa si accorciava sempre di più, non vedeva l’ora di arrivare al suo palazzo, entrare nel suo appartamento e telefonare a suo padre, dirgli di non prendere impegni per quella domenica, che sarebbe dovuto venire a Bologna, sarebbe dovuto venire a vedere il suo esordio, e voleva riempirlo di domande e farsi riempire di consigli, chiedere come fare a non farsi schiacciare dall’emozione, a resistere alla pressione che quella prima partita poteva dargli, d’altronde lui l’esperienza per aiutarlo l’aveva con tutte le partite importanti che aveva dovuto giocare!!!

Inizió a pensare alla notte insonne che l’avrebbe aspettato quel sabato sera a causa dell’emozione e della tensione quando…

 

Quando il motorino a causa dell’asfalto scivoloso perse aderenza, Nicolò scivoló, e cadendo, andò a sbattere contro quel guardrail ancora rovinato da un precedente incidente in cima al ponte. Una macchina si fermó per aiutarlo, e lui pensando ” guarda che idiota che son stato, peró cazzo, anche sta pioggia è stronza, son stato attentissimo a tutto, son andato piano piano e proprio lei doveva mettersi a rompere i coglioni e a farmi cadere” si rialzó da solo sui suoi piedi, era cosciente, guardó il suo soccorritore e gli disse “Mi chiamo Niccoló Galli, sono un giocatore del Bologna”!!!

Chissà se il suo soccorritore l’aveva poi  riconosciuto o se magari era una di quelle persone che di calcio non ne capiva proprio niente e che la domenica preferiva  andar a pesca o stare in famiglia a guardarsi un film sdraiato sul divano, fatto sta che l’ambulanza fu chiamata subito, nel tentativo di tranquillizzarlo, quando… Quando, mentre si aspettava il mezzo di soccorso, perse i sensi e cadde a terra!!! Gli infermieri appena arrivarono lo caricarono subito e partirono a sirene spiegate, la folle corsa in ambulanza, i dottori avvisati subito e l’ingresso immediato in sala operatoria, ma purtroppo non ci fu più niente da fare, durante l’operazione il cuore di Niccoló smise di battere…

 

Ci abbandonó un calciatore pieno di speranze, ci abbandonó Niccoló, che stava per esaudire il proprio sogno, ma sopratutto ci abbandonó un ragazzo, troppo presto, con tutta la vita davanti per colpa di una mancata manutenzione a un guardrail. 

La domenica si sarebbe dovuta giocare una partita, il Bologna chiese di rinviarla a causa dello shock,la Roma accettó, ma la federazione no, dissero che ormai era troppo tardi per farlo e la partita si dovette giocar  lo stesso. Ma non vi parleró di quel Bologna-Roma, perchè ora come allora non me ne frega niente di quella partita, come non fregó niente quel giorno a nessuno, tifosi, giocatori e giornalisti… Quella partita non si doveva giocare e così fu per tanti, nessuno urló e si arrabbio per quell’incontro, le uniche urla di arrabbiatura che si sentirono furono nei confronti del destino, sempre così cattivo e crudele da portar via un ragazzo a poche ore dalla realizzazione di un sogno seguito da tutta una vita…

 

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