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Sandy Flash Back – La partita radiofonica – 25 Mar

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Questa è la storia di due persone, che il pomeriggio del 24 maggio 2009 si trovavano separati da quasi 260 km, ma uniti da una trasmissione radiofonica.

Armando era un signore oltre i sessanta, da poco  pensionato dopo aver iniziato a lavorare da ragazzino, prima tra i campi a coltivar la terra, poi il grande salto, l’assunzione all’Enel, e una vita passata a montare le linee elettriche che portavano l’elettricità nelle città e nei paesi, e di cui si vantava sempre, infatti quando in macchina gli capitava di passar vicino a una linea alla quale aveva lavorato, il suo tormentone era sempre lo stesso “Qualla a l’ò muntè mé!!!”. Armando era sovrappeso e amava da morire il suo divano, sedersi a guardare la Tv assieme a sua moglie, sua compagna da una vita, quando tornava da lavoro era una delle cose che più lo rilassava.

Nicoló, detto Nik, era un ragazzo sui venti anni, alto, snello, capello sempre ingellato e occhiali da sole d’ordinanza, dopo aver finito la scuola non era ancora riuscito a trovare un lavoro, allora ogni sera era buona per uscire, andar a ballare, ubriacarsi e corteggiar sempre nuove “prede”, “Tanto del tempo ce ne sarà in futuro per aver una storia seria e mettere la testa a posto, ora vediamo di divertirci e di goderci la vita” ripeteva sempre.

Due persone diverse in tutto e per tutto, distanti più di duecentocinquanta chilometri quel pomeriggio, ma uniti da un auricolare e una radiolina.

Armando la sera prima era andato a letto presto, perchè quel giorno aveva deciso di abbandonare il divano e di seguir il suo cuore, sarebbe andato a Verona a seguir la sua squadra del cuore, in una trasferta importantissima, sperando che il suo sacrificio di abbandonare la sua dolce alcova non fosse vano. 

Nik invece si sveglió all’una e trenta quel pomeriggio, i fumi dell’alcol della sera prima gli risalivano dal fegato e gli facevano puzzare tremendamente il fiato, tappa in bagno per fare “due gocce” e lavarsi la faccia cercando di capire chi fosse e dove fosse, poi andó caracollando in cucina dove sua madre gli aveva preparato un piatto di pasta fumante, ma dopo due forchettate lo abbandonó li, perchè ogni boccone che mandava giù gli aumentava sempre più il senso del vomito, e se avesse mangiato ancora di sicuro sarebbe dovuto correre a piegarsi sul water a buttar fuori tutto. Si vestì, si rilavó la faccia, prese la sua sciarpa porta fortuna e con lo sguardo ancora perso da post-sbornia salì sul suo scooter in direzione stadio.

Per Armando fu un trauma dover salire tutti quei gradini per arrivare al suo seggiolino, mentre Nik ancora atletico ed abituato, li fece correndo a due a due, fino a raggiungere il suo posto.

Armando si frugó nei pantaloni, prese la radio che gli era stata regalata da sua moglie quasi vent’anni prima come regalo d’anniversario e con la quale era solito ascoltare le trasferte del suo Bologna da casa comodamente seduto sul suo divano e si infiló l’auricolare, mentre Nik srotolava con calma le cuffie attorcigliate attorno al suo lettore mp3, mentre con i suoi amici discuteva sulle “Ciccie” acchiappate la sera prima, con discorsi al limite del porno d’autore arricchiti da sonore bestemmie.

Le due partite iniziarono, le due radioline furono accese, “Tutto il calcio minuto per minuto” fu l’accompagnamento sonoro per tutti e due, ed ognuno dei due protagonisti della nostra storia si mise serio a guardare quello che succedeva nel campo davanti a lui, ma con le orecchie attentissimo ad ascoltare quello che succedeva nell’unica altra partita che gli interessava quel pomeriggio. 

Mentre a Verona la partita era di una noia mortale, con le due squadre più impegnate a non farsi del male che al resto, Armando esultó non troppo convinto (sospettando e avendo una paura folle del classico “biscotto” da fine stagione) per due volte ai gol del Genoa sul campo del Torino, ,  mentre Nik dopo aver esultato al doppio pareggio della sua squadra del cuore, capendo dalla radiocronaca che dal Bentegodi non sarebbero mai arrivate brutte notizie iniziava già a sfregarsi le mani e a sognare la tanto agognata salvezza, quel misero punticino di vantaggio all’ultima giornata di certo non sarebbe svanito, e il glorioso Torino si sarebbe fatto un altro anno di serie A, a dispetto di quel Bologna che dopo un anno in massima serie doveva già affrontare il dramma della retrocessione. 

Armando sperava e sognava, Nik invece era sicuro, niente a quell’età fa più paura, fino al minuto ottantanove….

Armando strabuzzó gli occhi,  drizzó la sua schiena, afferró il braccio dello sconosciuto seduto nel seggiolino di fianco al suo. Il vicino, vedendo un signore comportarsi così pensó che stesse avendo un malore, chiamó l’attenzione delle persone intorno a lui, tutti si girarono verso quel signore che con il fiato e la voce tagliati provava ad emettere qualche suono, senza riuscirci, l’urlo gli rimaneva piantato in gola, diventava sempre più rosso, paonazzo, poi di scatto Armando si alzó, agitó le mani come se stesse ballando, e buttando fuori tutto il fiato che poteva si lasció andare ad un urlo che riempì tutto lo stadio “MILITOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!” Tutte le persone attorno a lui lo guardarono come a chiedere conferma, e il nostro signore anziano, sovrappeso, amante del divano, all’improvviso si sentì come se avesse quarant’anni in meno, e saltellando all’impazzata non smetteva più di dire “SI SI, MILITO, MILITO, SIIIII!!!!!”, e iniziò ad abbracciare e baciare tutti, fino ad inginocchiarsi con le lacrime di felicità agli occhi per quella gioia inaspettata.

Nik nel frattempo si stava disperando, i suoi sogni andavano in frantumi, si portó la sciarpa davanti agli occhi che iniziarono a gocciolare, non ci poteva credere a quello che era appena successo….

Era successo che a Torino, Juric aveva crossato dalla sinistra un pallone in mezzo, e Milito, di testa aveva segnato il gol del 3 a 2, il gol più importante di quella stagione per i rossoblù!!!

Il punto di distacco ormai non esisteva più, il Bologna grazie al vantaggio nello scontro diretto si sarebbe salvato, e gli animi iniziarono a scaldarsi nel campo Piemontese.

Nel momento in cui Abate veniva espulso per un fallo di frustrazione a centrocampo, la partita al Bentegodi finì, i giocatori del Chievo iniziarono a festeggiare per la matematica salvezza ottenuta, mentre il rossoblu Osvaldo corse verso la panchina, si fece dare una radiolina, si mise l’auricolare all’orecchio e facendosi accerchiare da tutti i suoi compagni, si accomunò ai due protagonisti, mise “Tutto il calcio minuto per minuto” ed inizió ad ascoltare le notizie provenienti dal campo granata, proprio come Armando, che tornato a sedere si schiacció l’auricolare all’orecchio, incroció anche le dita dei piedi e inizió ad aspettare il finale, sperando di poter dare l’ennesima buona notizia agli sconosciuti attorno a lui, la più bella di quel pomeriggio!!!

A Torino l’arbitro fischió la fine, gli animi in campo si scaldarono e inizió una rissa tra i calciatori, proprio mentre Nik gettó a terra la sua sciarpa, e sprofondando sul suo seggiolino inizió a piangere a dirotto, maledicendo tutto e tutti, urlando bestemmie, insulti verso i giocatori in campo senza distinzione tra i genoani ed i suoi granata e maledicendo quella giornata e quel centravanti argentino.

Al triplice fischió, quasi contemporaneamente, Osvaldo ed Armando gettarono auricolare e radiolina a terra, iniziarono ad urlare e a festeggiare, saltare il più in alto possibile dalla gioia e ad abbracciare  e baciare tutte le persone che avevano attorno.

Mancava una partita ancora alla fine di quel campionato, ma fu solo una formalità…. Il Bologna aveva l’obbligo di vincere, e così fece in casa, battendo il Catania per 3 a 1, mentre un Torino demoralizzato e decimato dalle squalifiche perse a Roma, finendo il campionato da terzultima con 35 punti e retrocedendo.

Nik dovette accontentarsi di andar allo stadio al sabato pomeriggio per seguir la sua squadra, mentre Armando, di ritorno a casa dalla trasferta, tiró fuori da in tasca quello che era rimasto della sua povera radiolina dopo averla frantumata lanciandola a terra per festeggiare, la ripose con cura nel suo cassetto del comodino per conservarla come ricordo prezioso e come portafortuna avvolta nel biglietto d’entrata alla partita, poi sedendosi come d’abitudine sul suo divano urló a sua moglie ” Marié ṅna,l é méi ch’as tulaggna Sky st èter ân, parché con l abonamänt mé a cunténnuv a andèr al stâdio, mo quand a ż ugän fòra ai ò pòra ch’al s í a difézzil ch’a sénta la partîda con la mî râdio…”

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