Bologna FC
Santander: il mio Bologna, Sinisa, Inzaghi e Orso
Racconta della sua vita, delle sue esperienze, del Bologna e dell’approdo in Italia. Lui che in Italia non gioca più, dopo che i problemi relativi ai pagamenti da parte della Reggina (club deferito dalla Procura Generale), lo hanno spinto di nuovo verso casa, verso il Guaranì e il suo Paraguay.
Per chi non l’avesse ancora capito, stiamo parlando de El Ropero, quel Federico Santander che ha vestito il rossoblù per ben quattro anni, spalmati in 67 presenze condite da 10 reti.
Ma di casacche Santander ne ha vestite tante, lui che, come ricorda ad inizio intervista, già ai 19 anni aveva attraversato il globo per iniziare la sua avventura tra le fila del Tolosa, ispirandosi a Ronaldo il Fenomeno e Zlatan Ibrahimovic.
Dopo l’esperienza francese, il ritorno al Guaranì e poi Racing, Tigre e di nuovo Guaranì, con una carriera che sembra insomma destinata a scorrere tra i campi sudamericani. E invece no, perché nel 2015 su di lui scommette il Copenaghen, che vedrà ripagata la sua fiducia quando, nell’arco di tre stagioni, il paraguaiano metterà a segno 38 reti in 82 presenze.
Un bottino davvero niente male, che gli vale la chiamata di Saputo. Visionato già prima della fine dell’annata calcistica, gli bastano una manciata di mesi, una visita alla città et voilà, ecco la firma. E il rapporto con Sinisa? “Fu chiaro dal primo giorno che voleva fossimo un gruppo unito. La situazione non era buona in quel momento, ma per raggiungere la salvezza servì proprio la nostra forza come squadra, eravamo uniti. Con lui, poi, mi trovavo bene: mantengo di lui il ricordo di un tipo diretto, vero, che ti dice le cose in faccia. Questo per me conta moltissimo. È un grande dolore quel che gli è successo”.
Interrogato poi su Inzaghi, l’attaccante risponde così: “Con Pippo sono andato subito bene a livello individuale, anche se come collettivo abbiamo faticato a trovare subito risultati positivi. Dopo qualche anno mi ha richiamato per venire alla Reggina, per un progetto grande. Mi interessò subito molto. Devo dire che mi aspettavo di poter avere più spazio e ovviamente non è facile quando ciò non accade. Ma il calcio è così”.
Il paraguaiano si sofferma poi fugacemente sul suo futuro, spiegando come con la questione degli stipendi ancora aperta, non si possa ancora dedurre alcunché circa le sue intenzioni a fine anno.
Ma non risparmia invece una voce sull’uomo in più di questo Bologna targato Motta (e 2023), ossia Riccardo Orsolini, ricordando come sia “un giocatore importante per il club, che è cresciuto negli ultimi anni e trovato l’ambiente adatto. Emblema dei rossoblù, non gli consiglierei di andarsene, perché lì sta bene ed è felice. E questo è fondamentale”.
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