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Bologna FC

Senza vincoli contrattuali: Giacomo Bonaventura

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Il Bologna è sempre più la squadra di Sinisa Mihajlovic. Da quando il tecnico ha corretto la rotta inserendo Gary Medelfra i due centrali, con tutti gli aggiustamenti che ne sono conseguiti, la ciurma rispecchia alla perfezione il proprio comandante. Il Bologna del 3-4-2-1 gioca senza compromessi: o assalta o si difende dagli assalti. I rossoblù rimbalzano da un’area all’altra senza tirare il fiato, senza ritagliarsi qualche spezzone di partita in cui nascondere il pallone agli avversari e lasciar scorrere i secondi. L’atteggiamento in campo si riflette nei risultati: delle nove partite giocate con l’attuale sistema il Bologna ha raccolto cinque vittorie, tre sconfitte e soltanto un pareggio — quello di Udine, con l’1-1 di Beto infangato dall’ostruzione di Becao.
 
L’interpretazione arrembante è data dalla conformazione della rosa: il quadrato di centrocampo difetta di un metronomo in grado di sentire il polso della partita e comandare un giro di torello, quando le pulsazioni sono troppo alte. Nicolas Dominguez e Mattias Svanberg sono addetti al ponte levatoio davanti alla difesa: lo alzano quando tira una brutta aria, e lo abbassano quando c’è da ripartire a briglia sciolta in contropiede. Ma nessuno dei due ha la sensibilità “alla Busquets” per capire quando serva una boccata d’ossigeno generale. Gli altri due vertici del quadrato centrale invece, Musa BarrowRoberto Soriano, si lasciano sedurre dal richiamo del bottino e difficilmente scambiano l’arrembaggio immediato con qualche minuto di bonaccia. Ed ecco i ritmi frenetici, il ping-pong da una porta all’altra. Lo spettacolo spesso ne guadagna, ma non si può pensare di andare sempre ai mille all’ora senza fondere mai il motore. Per diventare grandi è necessario imparare anche a portare a casa qualche partita tranquilla. Lo dimostra l’Atalanta, che è tutto quello quello che il Bologna sogna di diventare. In questo campionato, i diavoli di Gian Piero Gasperini, hanno iniziato a vincere anche in modalità risparmio energetico, come contro la Juventus di Massimiliano Allegri, il profeta del “corto muso”.
 
Il turno infrasettimanale porta il nodo al pettine. La banda di Sinisa arriva da due successi nelle ultime due uscite, divise soltanto da quarantott’ore l’una dall’altra. Lo scalpo di Josè Mourinho pende dalla cintura dei guerrieri rossoblù e corona il momento di gloria che la squadra sta attraversando. Il calendario però non lascia al gruppo nemmeno un giorno per godersi il trionfo del Dall’Ara: domenica, all’ora di pranzo, arriva la Fiorentina.
Tenere il ritmo delle ultime uscite per la terza partita nell’arco di sette giorni può presentare delle difficoltà, soprattutto per una squadra che, non giocando le coppe, non è abituata al doppio impegno. Oltre che fisicamente infatti, gare frenetiche come quella di mercoledì, rischiano di pesare anche dal punto di vista mentale. E questo è soltanto uno dei motivi per cui l’incontro di domenica si preavvisa tostissimo.
 
Il programma della sedicesima giornata propone Bologna-Fiorentina come uno scontro diretto. Le due squadre affollano il sesto posto insieme alla Juventus, ed arrivano entrambe galvanizzate dal successo infrasettimanale.
I viola custodiscono il loro punto di forza e la sorgente della propria manovra nel triangolo di centrocampo. Il Bologna copre la stessa zona del prato con due soli mediani, che potrebbero soffrire l’inferiorità numerica e finire per essere presi in mezzo. Proprio a centrocampo, dove la Fiorentina palleggia e il Bologna fatica a comandare i ritmi, Italiano schiera il giocatore che cambiando maglia sarebbe in grado di governare il battito rossoblù e aiutare tutta la squadra a distinguere i momenti in cui è giusto cavalcare la tempesta da quelli in cui è opportuno ammainare le vele.
 
Giacomo Bonaventura, marchigiano di San Severino, sarebbe il marinaio perfetto a cui affidare il timone. I suoi trentadue anni e le numerose stagioni passate a solcare i mari della Serie A ne fanno il profilo ideale per prendere in mano il centrocampo rossoblù.
Jack, soprannome da pirata dei Caraibi, è una mezz’ala fatta e finita. Ha bisogno di potersi muovere in verticale e di trovarsi da solo la posizione, galleggiando a metà fra l’esterno ed il centro del campo. Nello schieramento rossoblù andrebbe a fare da collante fra il centrocampo e l’attacco, gravitando alle spalle di Marko Arnautovic e davanti alla coppia di mediani. Per caratteristiche sarebbe il giusto compromesso fra un trequartista di fosforo e un incursore alla Soriano. Bonaventura porterebbe ragionamento e fraseggio, ma andrebbe a nozze nel momento in cui gli si presentasse l’occasione di andare all’arrembaggio negli ultimi sedici metri. In questo modo Mihajlovic avrebbe un centrocampista in grado di governare il timone e portare la barca fuori dalla tempesta del pressing, senza perdere un attaccante-ombra, abile a materializzarsi negli spazi aperti da Marko Arnautovic.
 
A seconda dell’economia dell’azione, Bonaventura, vestirebbe i panni del terzo centrocampista o della mezza punta, al fianco di Barrow. In questo modo, soltanto a seconda della direzione in cui decidesse di voltarsi, Jack vedrebbe formarsi un triangolo con altri due compagni. A destra: con il quinto e il mediano; alla sua sinistra, verso il centro del campo: con i due mediani, o un mediano e l’altra mezza punta; in avanti: la seconda punta e il centravanti. Sarebbe il fulcro della giostra e starebbe a lui condurre le danze, scegliendo di volta in volta quali compagni coinvolgere. Per gli avversari così risulterebbe molto complesso andare a coprire tutte le traiettorie di passaggio.
 
Partendo da una posizione doppiamente intermedia (fra il centro e l’esterno, tra il centrocampo e l’attacco) è difficile da contrastare; crea sempre il dubbio: alzare un difensore, e aprire un buco nella linea, o abbassare un centrocampista, e schiacciarsi.
La dimostrazione chiara di come sia ostico da leggere quando galleggia fra le linee è racchiusa nell’azione che porta al 2-1 di Vlahovic contro la Sampdoria. Callejon si allarga a destra e apre la difesa, Jack il pirata si lancia nel pertugio fra terzino e centrale, da dove affresca un perfetto traversone sulla testa del serbo. Ora da questi fotogrammi sostituite Callejon con De Silvestri e Vlahovic con Arnautovic, e vedrete che il risultato non cambia. Anzi, combacia alla perfezione.
 
Ora, a quelle latitudini, incrocia Soriano. Il capitano, che nell’ultima partita ha tagliato il nastro delle cento presenze in maglia rossoblù, sembra aver subito il cambio di sistema di gioco. In particolare l’assenza di un’ala destra che rientri verso il centro a creare gioco, come faceva Riccardo Orsolini nel 4-2-3-1. Con il nuovo modulo Soriano è chiamato a ricevere di più il pallone sui piedi ed essere lui quello che illumina l’azione. Il capitano invece dà il meglio di sé quando può mimetizzarsi come un vietcong nella vegetazione della trequarti e assaltare l’area di rigore nel momento più opportuno. Lui e Bonaventura occupano la stessa posizione ma con finalità differenti: Roberto per raccogliere, Jack per seminare.
Soriano sarebbe uno dei maggiori beneficiari dell’approdo a Bologna del centrocampista marchigiano. I due potrebbero giocare benissimo insieme alle spalle dell’unica punta e si spartirebbero naturalmente i compiti: Soriano si vedrebbe alleggerito dell’onere della rifinitura, mentre Jack potrebbe ricevere negli spazi liberati dai tagli del compagno.
Allo stesso modo, tutti i giocatori del reparto avanzato godrebbero dei frutti del cambio di casacca di Bonaventura. il centrocampista infatti ha già accumulato un tesoretto di sei assist in quindici partite di campionato, oltre ad una rete. Manda praticamente in gol un compagno ogni due partite.
Jack è molto più di un predone della trequarti. È un collante per i reparti, una sorgente di gioco, un sublime rifinitore, ma al contempo è pratico, efficace e generoso. È la fusione perfetta fra quello che manca al Bologna e la sua parte migliore. Un pirata che in rossoblù troverebbe la propria lettera di corsa.

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