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Forever Rossoblù

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La rubrica Forever Rossoblù dedica l’ultima uscita a Simone Verdi, in occasione del suo ventottesimo compleanno. L’ala destra nativa di Broni ha giocato per il Bologna due stagioni tra il 2016 e il 2018 prima di passare al Napoli, portando nelle casse dei Felsinei quasi 25 milioni di euro e lasciando un ottimo ricordo tra i tifosi e i compagni di squadra.

L’estroso laterale offensivo arriva sotto le Torri nell’indifferenza generale e per soli 1,5 milioni di euro dal Milan. Nonostante si parlasse di Verdi come di un giovane fuoriclasse già quand’era un ragazzino, il suo percorso in orbita rossonera si va a perdere in una serie infinita di prestiti. Al momento della firma con il Bologna nell’estate 2016, Simone è considerato il classico talento a cui manca la mentalità e il carattere del campione per fare il definitivo salto di qualità. Questo è il pensiero generale del 90% degli addetti ai lavori, ma non del neo direttore sportivo Riccardo Bigon: il dirigente ex Napoli acquista per pochi spiccioli un giocatore in grado di fare la differenza e di essere il punto di riferimento offensivo di una formazione di Serie A.

Al suo primo anno con la maglia del Bologna Simone dimostra tutto il suo valore – realizza 6 reti e 5 assist in 28 partite – e riceve la convocazione della Nazionale maggiore. Il 28 marzo 2017 fa il suo esordio con l’Italia nella vittoria esterna per 1-2 contro l’Olanda. Chi ha seguito da vicino la crescita di Simone con i rossoblù sa perfettamente che questi risultati non sono frutto del caso; dietro un carattere timido, a tratti eccessivamente benevolo, si nasconde un talento cristallino pronto ad esplodere una volta trovata la fiducia necessaria. Una classe unica, talmente rara da diventare di difficile comprensione. Non è facile spiegare infatti come sia in grado di calciare indifferentemente con entrambi i piedi già dalla giovane età. Chiedere ai tifosi e alla difesa del Crotone. Al Renato Dall’Ara gli Squali si impongono per 2-3, ma entrambi i gol del Bologna arrivano grazie a due magistrali calci di punizione battuti da Simone Verdi. Piccolo dettaglio, il primo viene calciato di sinistro, il secondo di destro. Nella storia della nostra Serie A nessun altro giocatore è mai riuscito in quest’impresa. Per trovare l’unico precedente bisogna tornare indietro alla stagione 1978-1979 della Liga, quando l’ex centrocampista dell’Atlético Madrid, Marcial Pina, mise a referto una doppietta nella vittoria per 2-4 in casa del Barcellona. Marcial segnò entrambi i gol direttamente da calcio di punizione, in questo caso prima di destro, poi di sinistro.

La seconda stagione di Verdinho a Bologna – il suo soprannome ai tempi delle giovanili del Milan – segna la sua definitiva consacrazione nella massima serie. A fine anno il tabellino personale conta 10 gol e 10 assist, incluso il particolare record sopracitato. Curiosamente, la sua personale doppietta da calcio piazzato arriva lo stesso giorno della mancata convocazione da parte del commissario tecnico della Nazionale Gian Piero Ventura per la doppia sfida contro la Svezia valida per un posto ai Mondiali di Russia 2018. Un boccone amaro che la fantasia di Verdi trasforma nella più dolce delle melodie; non a caso un altro suo soprannome è Giuseppe, come il compositore nostrano.

Alla fine del secondo anno il numero 9 rossoblù è corteggiato dalle squadre di fascia alta della Serie A e il suo divorzio dal Bologna diventa inevitabile. Il Napoli si aggiudica l’asso lombardo, ma il passaggio da titolare inamovibile a comprimario si fa sentire in maniera netta sul rendimento del ragazzo. In un sol colpo Simone perde il posto da titolare e la possibilità di giocare in Nazionale. Con il passare delle settimane il suo stretto e infatuato rapporto con il campo viene a mancare, di pari passo lo abbandona quella fiducia diffusa che respirava a Bologna. Il Verdinho capace di qualsiasi giocata – indimenticabile il suo gol al volo contro la Sampdoria – sembra un ricordo lontano. Non basta il debutto in Champions League contro il Liverpool e neppure l’esordio con gol in Europa League per rimediare ad un’annata passata a guardare i compagni dalla panchina.

La chiamata del manto verde e il bisogno di dimostrare ancora una volta il proprio valore lo costringono a scegliere una nuova destinazione. Il 2 settembre 2019, durante gli ultimi minuti di calciomercato, viene perfezionato il suo passaggio al Torino. L’entusiasmo e la voglia di rivalsa sono il motore dei suoi primi mesi sotto la Mole, ma Simone fatica a ritrovare la forma migliore e l’adattamento al sistema 3-4-3 di Mazzarri non lo aiuta. Con le maglie di Bologna e Napoli è sempre stato impiegato ala destra, raramente a sinistra, con alle spalle una difesa a 4 che permette una diversa copertura delle fasce laterali. Il nuovo sistema prevede maggiori responsabilità difensive per il fantasista di Broni e lo sforzo fisico a cui è sottoposto lo rendono meno lucido quando si tratta di finalizzare negli ultimi metri. Con il cambio di allenatore e l’arrivo di mister Longo viene spesso impiegato a supporto della prima punta nel 3-5-2, ma non mancano le occasioni in cui viene arretrato sulla trequarti ad agire dietro la coppia Belotti-Zaza. Fino a questo momento il suo score personale recita 1 gol e 6 assist tra Coppa Italia e campionato, non certo numeri da capogiro, ma è comunque fondamentale aver ritrovato fiducia, minutaggio e continuità con la maglia granata.

In attesa di rivedere i dribbling fulminei e le traiettorie impossibili che uscivano dai suoi piedi ai tempi del Bologna, Simone è impegnato in un’insperata corsa salvezza con una squadra attrezzata come il Torino, che fino a pochi mesi fa lottava per un posto in Europa League. Gli auguriamo di tornare presto il calciatore magico che abbiamo avuto la fortuna di ammirare da vicino, il mago che dà del tu al pallone.

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