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Sine qua non – Appunti per una storia del quotidiano bolognese “Stadio”

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SINE QUA NON, siamo qua noi – Appunti per una storia del quotidiano bolognese “Stadio”

 

Quali giornali leggevano i bolognesi alla fine della seconda guerra mondiale?

 

Il Resto del Carlino, il quotidiano locale più diffuso prima e durante il ventennio fascista non esisteva più. Nato nel 1885, a poco più di vent’anni dalla nascita del Regno d’Italia, aveva dovuto cambiar nome prima in “Corriere dell’Emilia” e dopo poco in “Giornale dell’Emilia”. Il primo numero della nuova testata giornalistica uscì il 17 luglio 1945 (Matteo Banzola, La cronaca nera sul «Giornale dell’Emilia» nei mesi successivi alla fine della guerra); Direttore di questo nuovo giornale fu il bolognese nato a Firenze Gino Tibalducci, scrittore, poeta e giornalista raffinato. Aveva una formazione politica liberale e questo garantiva agli alleati una netta rottura con il periodo precedente. Tibalducci ebbe due grandi intuizioni: la prima fu quella di dare spazio a giovani giornalisti emergenti, tra i quali vogliamo ricordare Enzo Biagi; la seconda fu quella di consentire a un giornalista già affermato qual era Luigi Chierici di creare, insieme a Remo Roveri, un inserto denominato “Stadio”, costituito da un solo foglio di colore azzurro che sarebbe uscito per circa due anni come allegato al giornale tutti i lunedì.

 

Gino Tibalducci

Tibalducci era autore raffinato, ricordiamo raccolte poetiche come “Il Canzoniere” pubblicato con Zanichelli nel 1931 e più tardi “I prati dell’oltre” pubblicato con l’editore Cappelli nel 1951 con prefazione di Aldo Palazzeschi. Era molto legato all’Emilia e alla città di Bologna in particolare, tanto che aveva scritto due libri di viaggio: “La strada del console. L’Emilia” nel 1940 e più tardi “Bologna” nel 1960, entrambi con l’editore SEI.

La sua passione per la scrittura non aiutò, però, il giornale che già nel 1946 era fortemente in passivo e passò nelle mani dello scrittore e giornalista Tullio Giordana. In realtà molti direttori si susseguirono fino al 1955, quando divenne Direttore Giovanni Spadolini, che rivestì quella carica per tredici anni fino al 1968. Nel frattempo, però, nel 1953, dopo un referendum tra i lettori voluto dall’ allora Direttore Vittorio Zincone, il quotidiano era tornato al suo antico nome “Il Resto del Carlino”.

 

Stadio è diventato un quotidiano: Luigi Chierici

A chi volesse conoscere meglio questo periodo consiglio la lettura “Luigi, mio padre” presentato il 10 gennaio 2020 presso la Casa della Conoscenza (via Porrettana, 360 – Casalecchio di Reno) da Annalisa Chierici figlia del giornalista Luigi Chierici.

Gino Tibalducci era stato anche il primo Direttore di “Stadio”, perché era l’unico che aveva superato l’esame del “comitato di epurazione”. Si trovò paradossalmente ad essere Direttore di un giornale sportivo pur non avendo mai visto una partita di calcio (così ricorda Adalberto Bortolotti, ultimo Direttore di Stadio dal 1975 al 1977, nella intervista per la presentazione del libro “Luigi mio padre”).

Dal 1948 “Stadio” era diventato un giornale autonomo, con Luigi Chierici come nuovo Direttore, con una propria redazione e con un particolare interesse per il ciclismo e il motociclismo. Luigi Chierici era nato a Casalecchio e fu Direttore di Stadio fino al 1970. Fu uno straordinario narratore delle gesta di Bartali e Coppi. Fu lui a raccontare del successo di Bartali al Tour de France nel 1948, nei giorni dell’attentato a Togliatti!

Il lunedì 8 giugno 1964, giorno successivo allo spareggio Bologna – Inter, il quotidiano raggiunse il picco delle vendite, raggiungendo la cifra straordinaria, per un quotidiano a tiratura cittadina, di circa 300.000 copie vendute.

 

 

 

L’acquisto della famiglia Amodei: nascita del Corriere dello Sport – Stadio

Nel 1977 Francesco Amodei, già proprietario del Corriere dello Sport, voleva eguagliare le vendite della “Gazzetta dello Sport” stampata a Milano. Pensò allora di acquistare “Stadio” che aveva una buona diffusione nel centro Italia, mentre il “Corriere dello Sport” (nato nel 1924) aveva una buona diffusione da Roma in giù. A dire il vero, anche il “Corriere dello Sport” era nato a Bologna. Era nato dall’iniziativa dell’ex calciatore Alberto Masprone e di un gruppo di lavoro al quale apparteneva addirittura Enzo Ferrari (del quale non c’è bisogno di presentazioni). Nel 1925 Leandro Arpinati (ne abbiamo parlato nel primo articolo della rubrica) aveva sottratto alla “Gazzetta dello Sport” la qualifica di organo ufficiale del CONI, attribuendola proprio al “Corriere dello Sport”, che però cambiò il nome in “Littoriale”, nome dello Stadio bolognese. Ovviamente, come organo ufficiale del fascismo il quotidiano avrebbe dovuto trasferirsi a Roma, cosa che avvenne nel 1929.

La fusione mantenne però due anime distinte, con due redazioni separate, una a Roma e l’altra a Bologna (anche se questa venne fortemente rimaneggiata e molti giornalisti dovettero passare al Carlino). Anche la prima pagina del giornale uscì (come avviene ancora oggi) in due versioni, che vedono i nomi CORRIERE DELLO SPORT e STADIO sovrapposti. Nelle edizioni destinate alla capitale e su distribuzione nazionale prevale la scritta CORRIERE DELLO SPORT in rosso, quelle con diffusione nel centro Italia prevale invece la scritta STADIO in verde.

 

La fusione ebbe successo e in breve tempo (nel 1982) il nuovo quotidiano sportivo raggiunse una tiratura di circa 417.000 copie. Nello stesso anno “La Gazzetta dello Sport” ne contava 566.000 e “Tuttosport” 146.000 (dati da La Civiltà Cattolica, quaderno 3199 del 1 ottobre 1983). Oggi viviamo tempi decisamente diversi. Si leggono e si comprano molto meno giornali rispetto al passato. Si pensi che, secondo i dati di maggio 2020 di ADS (Accertamenti Diffusione Stampa), la diffusione media del “Corriere dello Sport” è di 40.000 copie circa e che il quotidiano italiano più diffuso, il “Corriere della Sera” ha una diffusione di “sole” 181.000 copie.

 

Fa piacere, infine, ricordare che in modo diverso entrambe le anime del Corriere dello Sport – Stadio siano nate a Bologna. Fa anche piacere ricordare che la firma giornalistica che curò la fusione dei due giornali sia stato il grande giornalista Giorgio Tosatti, che ne fu anche il primo Direttore Responsabile. Il giornalista genovese rimase in carica fino al 1986. Altre grandi firme, poi, avrebbero ricoperto quel ruolo: Italo Cucci, Mario Sconcerti, Xavier Jacobelli, fino all’attuale Direttore Ivan Zazzaroni.

Dal 18 Agosto 2019 la redazione di 1000cuorirossoblu cura la pubblicazione di “Più Stadio”, un inserto al quotidiano di otto pagine pubblicato sei giorni alla settimana.

Amedeo Gargiulo

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