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Sine qua non – Ricordando il Presidente

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Diamo un caloroso benvenuto al Prof. Amedeo Gargiulo, che ci accompagnerà raccontandoci alcuni meravigliosi episodi della nostra storia rossoblù. E l’inizio d’obbligo non poteva che essere per il Presindentissimo Renato Dall’Ara.

SINE QUA NON, siamo qua noi

Quando i giovani tifosi del Bologna ascoltano o pronunciano il nome “Dall’Ara” lo fanno con un luccichio in fondo agli occhi, pregustando la visione dello stadio colorato di rossoblù e di una rete bianca della porta gonfiata da un bolide scagliato da fuori area. Chissà quante volte sono passati vicino allo stadio, ammirando la Torre di Maratona nelle belle giornate di primavera, andando in gita verso San Luca. Quante volte avranno sentito dentro quel desiderio fortissimo di andare a vedere la prima partita di Serie A contro una delle fortissime squadre di Milano o di Torino. Forse i genitori avranno anche raccontato loro che una volta il Bologna era “la squadra che tramare il mondo fa” e il Presidente di quella fortissima squadra era Renato Dall’Ara.

Allora, oggi che è il 3 giugno del 2020 (esattamente 56 anni dopo la scomparsa di Renato Dall’Ara) facciamo un viaggio tutti insieme: adulti e giovani. Andiamo a conoscerela storia di questo grande uomo. Così i giovani impareranno a conoscere un personaggio importante nella storia della città di Bologna e gli adulti faranno un tuffo nei ricordi.

Renato Dall’Ara nacque a Reggio Emilia nel 1892 e trasferitosi a Bologna avviò un florido maglificio. Sembra che l’idea gli fosse venuta dopo aver visto una foto del generale Umberto Nobile, quel generale che aveva sorvolato il Polo Nord con il dirigibile “Norge” (la seconda spedizione con il dirigibile “Italia” divenne una delle più grandi tragedie della aviazione italiana). Dall’Ara chiamò proprio “Norge” il modello di maglia che aveva creato (Claudio Santini, Corriere di Bologna 02/06/2009).

Nel 1934 si verificò un episodio che apparentemente poco sembrava avere a che fare con il calcio, ma segnò profondamente la storia del club rossoblù e la vita dell’imprenditorereggiano: il duce Benito Mussolini aveva abbandonato il suo collaboratore Leandro Arpinati, che dovette subire anche la condanna a cinque anni di confino. Arpinati era stato fino a quel momento un uomo potente e a Bologna era stato podestà dal 1926 al 1929 (se vorrete seguire la nostra rubrica leggerete del suo coinvolgimento, era stato anche Presidente della FIGC dal 1926 al 1933, nella querelle che portò alla non assegnazione dello scudetto del 1927 al Bologna). Arpinati aveva creato la società “Bologna Sportiva” nella quale erano confluite tutte le società sportive cittadine. La sua caduta in disgrazia portò alla fusione della società da lui fondata con la Virtus (anche questo sarà oggetto di un prossimo articolo) e alla separazione della sezione calcistica con un nuovo Presidente. Fu così che cominciarono i trent’anni di presidenza di Renato Dall’Ara. Er il 1934, l’anno del primo mondiale vinto dall’Italia, con il gol decisivo in finale proprio del bolognese Angelo Schiavio.

Nei trent’anni di presidenza Dall’Ara avrebbe portato al Bologna quattro scudetti (1935- 1936, 1936-1937, 1938-1939, 1940-1941), il Torneo Internazionale dell’Expo Universale di Parigi (1937) e una Mitropa Cup (1961). Limitarsi a enumerarne i successi, però, non rende onore a questo uomo dedito al lavoro e al divertimento, con un gran fiuto per gli affari, ma anche con la capacità di circondarsi degli uomini giusti: fu lui a scegliere come allenatore l’ungherese Arpad Weisz, allenatore vincitore di tre scudetti e che avrebbe, poi, terminato la sua vita terrena nel campo di concentramentosterminio di Auschwitz. Quando abitavo a Bologna, in Via Spina, mi intrattenevo spesso nel Parco Arpad Weisz e ripensavo alle gesta di questo grande uomo di sport che come molte altre persone avevano vissuto la tragedia della Shoah.

Renato Dall’Ara aveva un modo tutto suo di comunicare con i giornalisti. Gli vengono attribuite alcune frasi esilaranti, quali “il nostro giocatore è assente perché è al capezzolo della moglie”, “FIAT LUX, faccia lui” e “SINE QUA NON, siamo qua noi” (Marino Bartoletti, Corriere di Bologna 01/10/2018). È molto probabile che fosse lui stesso a giocare sui suoi strafalcioni, ma è proprio una di queste frasi che abbiamo scelto per dare il titolo alla nostra rubrica: “SINE QUA NON, siamo qua noi”, perché la storia del Bologna è legata in maniera indissolubile al lavoro di Renato Dall’Ara, e a noi piace ricordare l’uomo divertente e di compagnia ancor prima che il grande Presidente.

E allora è giusto che al palmarès citato in precedenza aggiungiamo anche il quinto scudetto: quello del 1963-1964, anche se poté seguire lo spareggio tra Bologna e Inter solo dagli spalti del Paradiso: era venuto a mancare (il 3 giugno) quattro giorni prima di quel 7 giugno che vide il Bologna battere l’Inter per 2 – 0 (avremo modo di raccontare quello scudetto inun altro articolo).

Concludiamo la nostra breve esposizione sulla vita di Renato Dall’Ara ricordando che il Comune di Bologna nel 1983 volle denominare Stadio Dall’Ara quello che era stato prima lo “Stadio Littoriale” e poi lo “Stadio Comunale”. Peccato, però, che quel Bologna stesseconoscendo per la prima volta nella sua storia l’onta della Serie C1.

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