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Sinisa Mihajlovic: nel buio tu cammini con me

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Ci sono alcuni brani ritenuti fondamentali da parte di tutti gli ascoltatori di rap italiano. Pezzi che sono entrati nella storia del genere nostrano confermandosi, con il tempo, grandi classici la cui conoscenza è fondamentale qualora si voglia approfondire l’argomento. Come dire, non puoi tifare Bologna senza sapere il numero di scudetti vinti o chi fossero Giacomo Bulgarelli e Árpád Weisz.

Uno di questi emblematici evergreen musicali è sicuramente Cose preziose dell’mc Kaos One, al secolo Marco Fiorito. Il suddetto, insieme ai Sangue Misto e agli Assalti Frontali, è considerato dai più tra i precursori dell’hip hop italiano. 

Cose preziose è un brano che, a mio modesto parere, reputo straordinario: pregno di significato, l’ascoltatore intraprende un viaggio che lo porta a scoprire i lati più intimi dell’autore con il quale instaura un rapporto quasi simbiotico. A limare e abbellire il tutto ci pensa poi il sample di Walk This Way degli Aerosmith, altro grande classico, pregiato esercizio stilistico.

Contenuto in Novecinquanta, album del produttore Fritz Da Cat, la canzone è sostanzialmente un’ode rivolta dall’artista alla musica — sua Musa ispiratrice — che lo ha accompagnato nonché giunta in suo soccorso in momenti di difficoltà. Ho trovato parecchie affinità tra la figura di Kaos One e quella di Sinisa Mihajlovic, anche per quanto concerne travagliate vicende personali comuni ad entrambi, e vorrei rendere partecipe il lettore di questa mia breve speculazione. 

Le prime righe racchiudono già immagini forti e crude; così infatti recitano:

 

«A 16 anni stavo messo male,

vedevo il sole splendere dalla corsia di un ospedale.

uscendo toccai il fondo, 

continuai scavando, ero allo sbando, tiravo a campare fumando».

 

Una situazione difficile, quindi, quella presentataci da Kaos One: insoddisfazione personale, probabile depressione e poca chiarezza interiore. Nessuna prospettiva futura, poi la svolta:

 

«Ricordo

con precisione l’istante, il primo contatto e la promessa che feci, che ancora rispetto,

l’episodio più importante della mia esistenza,

la conoscenza che mi guida in ogni circostanza,

con te sempre insieme

in ogni situazione, mi hai ceduto ogni cosa che ho avuto compreso il nome.

So bene che il mio debito è immenso,

lacrime spese cercando un senso…

cose preziose». 

 

L’incontro con la musica, sua ancora di salvezza. Sodalizio firmato. Ma la parte più bella del brano è, forse, rappresentata dal ritornello: 

 

«Nel buio tu cammini con me,

tu sei il motivo per cui sopravvivo perché

mi hai dato un obiettivo finché

lacrime rosse non cadranno sull’asfalto.

Vedrò il tuo volto, saprò perché mi hai scelto.

Nel buio tu cammini con me,

tu sei il motivo per cui sopravvivo perché

mi hai dato un obiettivo finchè

le mie battaglie non saranno concluse.

Ogni tuo sguardo, ogni frase: cose preziose».

 

 

Cosa c’entra tutto ciò con la storia di Sinisa Mihajlovic? Potreste obiettarmi adesso. 

C’entra. Il nucleo fondamentale della canzone è rappresentato dalla devianza psico-fisica di Marco Fiorito il quale trova nel rap una valvola di sfogo per svoltare una condizione esistenziale oggettivamente difficile. Una passione, quella per il calcio, che rinforza ogni giorno Sinisa nella sua lotta contro la leucemia. È il calcio il motivo per il quale Sinisa a Verona e contro la Spal si è seduto in panchina. Il “debito immenso” di cui parla il rapper.

È il mondo del pallone a scandire la vita del tecnico serbo, a farlo combattere come un leone al punto tale da non arrendersi in alcun modo. Non può essere fisicamente presente in campo? Benissimo, comunica con Tanjga e De Leo mediante i dispositivi elettronici a lui concessi dalla società.

E la forza di Sinisa, quell’attaccamento viscerale al mondo del pallone, si riversa nella squadra. Come si è visto domenica al Rigamonti. Svantaggio di due gol a fine primo tempo, strigliata nell’intervallo. Rimonta incredibile: 4-3 e secondo posto in cassaforte complice anche la sconfitta del Toro di ieri sera.

È, più in generale, l’attaccamento alla vita che accomuna Kaos One e Sinisa Mihajlovic: una vita che va vissuta a pieno in ogni singolo istante anche se talvolta tendiamo a dimenticarcene pensando forse di essere immortali o che di tempo ve ne sia a sufficienza. Ma non è così. 

Sono le passioni che nutriamo verso qualcosa a rendere emozionante la nostra esistenza. E non vi sono interessi più o meno importanti; tutti lo sono egualmente. Ciascuno di noi può essere trainato dall’interesse per il Bologna, il rap, la lettura, il cinema e chi più ne ha più ne metta. Altrimenti la perenne staticità della vita ci risucchierebbe in un vortice senza apparente via d’uscita. È nei momenti di difficoltà che si vede davvero chi siamo, come sta mostrando Sinisa che — con tantissima forza di volontà — sta combattendo la partita più difficile della sua carriera. E chi può sapere cosa ci aspetterà domani? La vita è un mistero: hodie mihi, cras tibi. “Di doman non c’è certezza” citando un noto verso di Lorenzo il Magnifico (presti attenzione il lettore, non mi riferisco all’esterno in forza al Napoli). Del resto ce lo ricorda pure Kaos One…

 

«Nuovi orizzonti, nuove sfide, è un ciclo che si conclude, nuove strade

per chi procede sull’asfalto, il buio ha avvolto il resto del cammino,

hai scelto il mio destino e adesso portami lontano.

Lascio che sia tu a guidarmi a condurmi altrove,

perché mi aspettano altri dubbi, nuove insidie, altre prove.

Saprò sentire la tua voce anche se tace,

sarò capace di inoltrarmi in posti senza luce,

in mezzo a volti mai visti, trucchi tra illusionisti,

ricorda questo esisto solo perché esisti».

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