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Sogno di una notte di mezzo inverno

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 Sogno di una notte di mezzo inverno… di Luca Ferri

                                        

Alzi la mano, fra i tifosi del Bologna, chi non ha da sempre un sogno nel cassetto, un piccolo grande desiderio a cui aggrapparsi per sfuggire alla tristezza di annate mediocri che si ripetono all’infinito, con pochissime eccezioni, da più di 35 anni.

Escludendo lo scudetto, che solo a nominarlo vengono i brividi, per alcuni il sogno può essere una qualificazione in Champions, per altri vedere un giorno Messi con la nostra maglia e per altri ancora una vittoria con la Juve al decimo minuto di recupero grazie a un rigore inesistente. 

Per me, da sempre, è la Coppa Italia.

Perchè, direte voi?

Facciamo un passo indietro…un lungo passo indietro.

Esattamente un anno dopo esser diventato tifoso “professionista”, reduce da interminabili liti a scuola e al campetto per difendere il mio nuovo amore calcistico, avevo da poco compiuto nove anni, quando il Bologna, il 23 maggio 1974 (mi sembra fosse un giovedì pomeriggio), scese in campo all’Olimpico di Roma contro il Palermo, per giocarsi la finale di Coppa.

Eravamo arrivati a quella partita dopo aver eliminato, nel primo girone, Napoli, Genoa, Avellino e Reggiana e, in un secondo girone durissimo, Inter, Milan e Atalanta (con 9 punti in 6 partite fra andata e ritorno).

Buso Roversi Rimbano (dal 76′ Pecci) Battisodo Cresci Gregori (dal 46′ Novellini) Ghetti Bulgarelli Savoldi Vieri Landini II.

Questa la formazione, allenata da Pesaola, che in quel giorno di 39 anni fa si giocò l’unica finale della mia vita (escluderei la Coppa Intertoto del 1998).

Della partita ricordo solo alcuni flash….il gol di Magistrelli, di testa, dopo circa un quarto d’ora…un Bologna in grande difficoltà che subì per quasi tutta la partita, rischiando spesso di capitolare…una nostra rimessa laterale dubbia al novantesimo, da cui nacque un rigore, per fallo da dietro di Arcoleo su Bulgarelli, che Gonella poteva benissimo non fischiare…la trasformazione dal dischetto del nostro bomber, Beppe Savoldi…i calci di rigore, con Cresci che sbagliò il secondo, e il Palermo che sbagliò gli ultimi due….Bulgarelli con la Coppa alzata e la squadra a festeggiare coi nostri tifosi…

Bene, da quel momento giurai che sarebbe stata l’ultima volta in televisione.

Se avessimo di nuovo giocato una finale di Coppa Italia, avrei sofferto sugli spalti, nella speranza di vedere il ns Capitano alzare la Coppa davanti a me, impazzito di gioia.

 

Quante volte ho sperato, nei quasi 40 anni in cui ho coltivato con amore questo sogno sportivo.

Se avrete voglia di leggermi, proverò di sfogliare insieme a voi il mio malinconico album dei ricordi.

 

Coppa Italia 1980/1981.

E’ l’anno di Radice e di una squadra fortissima, che in campionato sarebbe arrivata al quinto posto senza i 5 punti di penalizzazione.

Il Bologna, dopo aver eliminato, nel girone, Napoli Pisa Vicenza e Sampdoria, liquidò la Lazio nei quarti di finale con un doppio 2-0 e giocò una semifinale col Torino di Pulici e Graziani.

Nell’andata, a Bologna, fu 2-2, con reti di Paris e Garritano.

Nel ritorno di Torino, perdemmo 3-2 ai supplementari, dopo esserci illusi coi gol di Eneas e Benedetti.

Pazienza, pensai, ho solo 16 anni e sai quante Coppe vedrò ancora?

Non avevo pensato che dall’anno successivo sarebbe cominciato un periodo, lungo 14 anni, fatto di quattro retrocessioni, tre campionati di C e otto di B, in cui, nella mia amata Coppa Italia, collezionammo una serie interminabile di eliminazioni umilianti nei primi turni.

 

Per rinverdire il mio sogno infantile, dobbiamo dunque fare un salto alla stagione 1995/1996, l’anno della seconda promozione consecutiva di Ulivieri, quello, per intenderci, della magia di Bresciani a tempo scaduto col Chievo.

Il Bologna fece subito un percorso netto, senza subire gol, 2-0 al Verona, 1-0 alla Roma e 3-0 alla Reggiana.

Nei quarti di finale, scontro col Milan, con partita d’andata a Bologna finita 1-1, gol di Morello.

Il ritorno a Milano, in un indimenticabile 13 dicembre 1995, dopo aver chiuso i tempi supplementari sull’ 1-1 (autorete di Baresi), finì ai calci di rigore.

Scapolo, Paramatti, Pergolizzi, Bresciani, Valtolina, Morello e Torrisi, questi i 7 eroi che, realizzando i rigori, proiettarono il BFC di nuovo in semifinale di Coppa dopo 15 anni dall’ultima volta.

Nostro avversario l’Atalanta, con la prospettiva di una finale Bologna-Fiorentina.

Andata a Bologna 1-1, per noi un’autorete di Paganin.

Il ritorno a Bergamo fu un triste 2-0 per loro, ennesima delusione infinita.

 

Ma l’occasione per rifarci venne l’anno successivo, stagione 1996/1997.

Quell’anno, freschi della promozione in A, eliminammo con un 2-1 il Torino, poi asfaltammo la Fiorentina (3-1) e per finire ci qualificammo alle semifinali battendo due volte la Cremonese (3-1 in trasferta e 2-1 in casa). 

C’erano Kennet Andersson e Igor Kolivanov, era sicuramente l’anno buono, non avevo dubbi.

In semifinale incontrammo il Vicenza di quello che sarebbe diventato il nostro allenatore più odiato, Guidolin.

L’andata a Vicenza finì uno a zero per loro, ma nulla era perduto, ci saremmo rifatti a Bologna.

Il 25 febbraio 1997 fu una delle più grandi delusioni di sempre, col Bologna in vantaggio (gol di Scapolo a fine primo tempo) e la netta sensazione di poter chiudere la partita col 2- 0.

E invece, a due minuti dai supplementari, quel Cornacchini che l’anno prima con la nostra maglia era stato insignificante, ci fece il più atroce dei gol dell’ex.

Con quel maledetto 1-1, il Vicenza andò in finale e addirittura vinse la Coppa, battendo il Napoli.

Non era giusto, toccava a noi, l’aspettavo da 23 anni.  

 

Per fortuna, il Bologna di quei tempi era molto forte e dopo soli due anni, poteva essere di nuovo la volta buona.

Stagione 1998/1999, quella della trionfale cavalcata Uefa, interrotta a un solo minuto dalla finale di Mosca con un rigore che ancora oggi, dopo 14 anni, rovina il sonno e grida vendetta.

Nel primo turno, eliminammo la Reggina, con un pareggio 1-1 in trasferta e un bel 3-0 a Bologna; nel secondo turno, dopo uno 0-0 a Genova, battemmo nel ritorno 2-1 la Sampdoria.

Ed eccoci ai quarti, stavolta con la Juve, forza ragazzi che è bella da vincere.

Grande partita d’andata a Torino, in cui rimontammo lo svantaggio e vincemmo 2-1.

La sconfitta in casa per 1-0, grazie ai gol in trasferta, fu il lasciapassare per una semifinale coi viola.  

La prima partita a Bologna fu un incubo e perdemmo 2-0.

A Firenze, delusissimo, non andai neppure, ma cominciai a maledirmi, davanti alla tv, già al diciottesimo del primo tempo, quando Binotto di testa segnò l’uno a zero.

Nel secondo tempo, poi, quando al diciannovesimo una staffilata dal limite dell’area dello stesso Binotto ci portò sul due a zero, mi sembrava di impazzire per la tensione, in piedi sul divano.   

Un rigore negato per fallo di mano clamoroso di Torricelli a fine secondo tempo, ignorato dall’arbitro Borriello (triste caso di omonimia), ci condannò ai supplementari e a due gol della Fiorentina per il definitivo 2-2.

Continuava la maledizione della mia agognata Coppa e da quel giorno (era il 10 marzo 1999) non ci siamo mai più avvicinati alle semifinali.   

 

Ed eccoci a quest’anno.

2-1 al Varese in agosto, 1-0 al Livorno in novembre e il miracolo di Napoli, col 2-1 di Kone al novantesimo.

Siamo ai quarti e ci giochiamo l’accesso alla semifinale in una partita secca a San Siro con l’Inter, il 15 gennaio.

Lo so, abbiamo tutti il magone, è l’ennesima annata piena di amarezze, abbiamo festeggiato il Natale perdendo in casa col Parma, per battezzare il 2013 abbiamo perso malissimo col Genoa, siamo a due punti dalla B e ci aspetta un girone di ritorno da panico.

E allora, cosa cambia dal solito?

E’ il Bologna di sempre, tristo e anche un pò sfigato.

Però alle nove di sera di martedì prossimo abbiamo la possibilità di coltivare il sogno di una finale di Coppa, magari con la Juve, chissà.

In quella finale maledetta, sugli spalti, io ci voglio essere da sempre, dal pomeriggio di quel Bologna-Palermo visto in tv da bambino. 

Allo Stadio Olimpico di Roma, il 26 maggio 2013, saranno passati 39 anni e 3 giorni da quella famosa partita.

Dai ragazzi, andiamo tutti a Milano, spazziamo via l’Inter e crediamoci.

La Coppa Italia è lì, non facciamola aspettare ancora.

 

P.S. Per favore, qualcuno potrebbe far leggere questo articolo a Pioli e alla squadra?

Ho quasi 48 anni, il tempo passa e avrei un sogno da realizzare.

 

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