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“Sono ancora qua”

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BOLOGNA – La conferenza più attesa si apre con i ringraziamenti di Claudio Fenucci al club, allo staff del Sant’Orsola, ai tifosi e a tutti quelli che sono stati vicini in questo tragico momento. La parola poi a Sinisa, in splendido basco e maglione doppio collo dal comune rosso fuoco. “Voglio ringraziarvi tutti”  inizia il mister, ma ecco lo stop immediato: a sorpresa, entra la squadra capitanata da Blerim Dzemaili. “Ci sei mancato tantissimo, siamo felicissimi che sei tornato”. “Ma non dovevate essere ad allenarvi?” scherza Sinisa, alleggerendo tutto d’un tratto il clima. Poi si fa sul serio “Ringrazio tutti”  comincia il mister, con lo sfogo emotivo ascoltato in un silenzio irreale “L’ultima volta ci siamo sentiti il 13 luglio, dopo aver scoperto della malattia. In questi quattro mesi ho conosciuto medici straordinari che mi hanno curato, supportato e sopportato, perchè so che ho un carattere forte, a volte difficile, ma loro sono sempre stati meravigliosi con me. Chi meglio di loro può capire quanto può essere difficile affrontare una cosa del genere?”  Ringraziamenti per tutti “ Li voglio ringraziare tutti di cuore, non voglio dimenticare nessuno. Ci sono persone meravigliose che ho conosciuto, ho capito fin da subito di essere nella mani giuste. L’aspirazione del midollo non è tanto semplice, ma il dottore è stato talmente bravo che non ho sentito nulla. Ringrazio anche gli infermieri, che sono persone straordinarie, più tutte altre persona fondamentali, li ringrazierò per tutta la vita.”

La parola poi ai medici del Sant’Orsola “E’ il primo giorno che parliamo con la stampa, lo facciamo dietro espressa richiesta di Sinisa, che ho accolto con grandissimo piacere, mi scuso con quanto di voi mi hanno cercato in questi mesi e con cui mi sono negato. Mi scuso per questo silenzio assordante, ma c’era un motivo, legato alla nostra totale consapevolezza di essere cauti e prudenti, in considerazione delle caratteristiche e dello sviluppo della malattia. Quella complessità relativa alla diagnosi, ma soprattutto al percorso terapeutico, l’abbiamo affrontata mettendoci in campo il meglio della nostra professionalità, delle nostre conoscenze e di fare ricerca e assistenza. Chi vi parla in questo momento parla a nome di tutti i medici che ogni giorno nell’istituto Seragnoli cercano di offrire ai tanti malati di sangue il meglio della loro professionalità.” Ecco poi un dettagliato resoconto del cammino, dalla scoperta della malattia, all’inizio del percorso terapeutico, diviso su due cicli, uno più lungo, l’altro più breve, fino al trapianto di midollo da un donatore non familiare “Oggi è proprio un mese esatto dal trapianto: il percorso è stato regolare, però devo ricordare a tutti che occorre calma, i primi cento giorni sono i più delicati, abbiamo a che fare con un sistema immunitario ancora fragile. Dopo cento giorni ce ne sarà ancora per vari mesi. Il ritorno alla vita normale di Sinisa avverrà gradualmente, valuteremo di volta in volta la possibilità che possa essere presente. Certo questo non intaccherà il suo indomito spirito di guerriero”

Di certo, ha aiutato molto nella terapia il carattere combattivo del tecnico “il pregio di questa storia è stata la volontà di Sinisa di uscire allo scoperto e raccontare tutto, è una malattia che ha bisogno di conoscenza. Il suo carattere lo ha certamente aiutato dal punto di visto psicologico, non si è lasciato trascinare dagli eventi, prendo spunto da questa occasione per fare da megafono, diretto ai pazienti, se cadete non vi disperate, perchè vi potete rialzare”. Un messaggio di speranza, di vita, sottolineato anche dal tecnico ” Voglio ringraziare tutti per il sostegno, dai tifosi per i loro cori e striscioni, a chi fatto pellegrinaggi e preghiere. I tifosi del Bologna sono fantastici, li ringrazierò per sempre. Ringrazio poi mia moglie e i miei figli, sono tutta la mia vita: mia moglie è stata tutti i giorni con me, mostrando ancora una volta anche se non c’è bisogno che ho una grande fortuna. Non c’è da vergognarsi di aver paura, di piangere, l’unica cosa da non perdere è la voglia di vivere, c’è tanta gente che è all’ospedale, è una malattia bastarda, ci vuole molta pazienza. Non bisogna mai perdere la voglia di combattere, di vivere, di lottare, se insisti alla fine ne esci fuori, ci possono essere complicanze e tutto, ma è molto difficile da un punto di vista piscologico, perchè passare quattro mesi in una stanzetta, prendere una boccata d’aria non è facile. Devi essere forte di testa, devi trovare la forza e il coraggio.” E ancora “Ho paura, ma è normale. E’ una paura che ti fa rigar dritto, devo prendere tutto gradualmente, ieri mi sono preso il giorno libero, non ce la facevo, so che è così, sono dimagrito nove chili, ci sono momenti di stanchezza, prendo circa una ventina di pastiglie al giorno, dalla mattina a mezzanotte. Mia moglie quando sono uscito ha postato una foto su Instagram, citando Eros con Più bella cosa non c’è. Bellissimo, ed oggi cito anche Vasco: nonostante tutto, sono ancora qua”.

Poi ecco Miha a parlare del suo argomento preferito: il pallone. “Sono incazzato nero per i risultati, per la squadra, da adesso in poi si dà tutto, noi adesso dobbiamo riprendere a far punti, chi non lo fa avrà problemi con me. Vogliamo tornare ad essere la squadra dell’anno scorso, e in diverse partite di quest’anno. Ibra? Ci ho parlato, ma non prenderà una decisione prima del 10 dicembre. Quando potrò tornare operativo? Posso andare nel centro sportivo, stare fuori (basta che non piove), non posso stare in stanza con tanta gente. Niente sole, non posso andare allo stadio per adesso. In ospedale durante la partita si sentivano le mie urla per tutta la struttura. Sono davvero incazzato”. Due parole poi su Mancini “Non ci parlavamo da quattro anni per una cosa, ma siamo tornati a risentirci, gli faccio davvero i complimenti per la Nazionale. E’ bello aver ricostruito il nostro rapporto: ormai ho una certa età, non posso fare nuove amicizie, ne ho perse tante, non per colpa mia, ma questa malattia mi ha dato una nuova chance, facendomi riallacciare rapporti con persone che non sentivo da tempo. Anche tanti cantanti e politici mi hanno scritto e ringrazio davvero tutti.” E che Bologna vuol in sintesi Sinisa? “Ripartiamo da Brescia, dove la squadra si è ripuilta la coscienza diciamo. Non è scontato con un uomo in più, come insegna Verona. Il premio in Serbia? Lo accetterei soltanto per quello fatto col Bologna, non perchè son malato, sennò non mi serve e non mi interessa. Lo voglio per i meriti e per il mezzo miracolo dell’anno scorso. Allora sì, lo accetta volentieri. Altrimenti, non mi serve”. Sintesi della storia: Sinisa è tornato. E adesso, sono guai per tutti.

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