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Stadio – A lezione dal professor Jerdy Schouten

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“Tutti in piedi, sta entrando il professore”: così si dice nelle aule di scuola per salutare l’ingresso in classe del docente, e così fanno anche tutti coloro che si trovano al cospetto di Jerdy Schouten, faro di questo Bologna che soprattutto grazie al suo lavoro oggi può vantarsi di grandi vittorie e posizione in classifica. Il lavoro di Schouten è sotto gli occhi di tutti da anni ormai, perché anche quando trovava meno spazio alla fine riusciva a rubare l’occhio per l’utilità che aveva, ma ora è davvero una macchina quasi perfetta, un gestore del centrocampo in tutto e per tutto.

Il suo ultimo exploit è arrivato a livelli nazionali: la partita contro l’Atalanta a Bergamo è stato un saggio sull’onnipresenza tenuto dal ragazzo con il numero 30 che ha così infilato in stagione il 61% di contrasti vinti e 167 palloni recuperati (perdonami Jerdy se ti ho dato solo 7 in pagella sabato, ancora mi pento). Una presenza costante su ogni pallone avversario, una “lavatrice” vera e propria (come amava chiamarlo Sinisa) che ormai è anche un vero e proprio geometra, perché sa imbeccare sempre il compagno giusto per far ripartire l’azione. Sta diventando sempre più un “tuttocampista”, e questo ruolo ne fa di lui un appetibile preda nel prossimo calciomercato, ma chi vuol solo avvicinarsi a Jerdy deve fare i conti con due variabili non di poco conto: il suo contratto con il Bologna ha scadenza 2026 e attualmente per meno di 20 milioni non ci si approccia nemmeno, ma soprattutto il ragazzo sta più che bene sotto le Due Torri, tanto da dire: «Sì mi sento un po’ bolognese, sono qui da quattro anni e il tempo vola. La sento casa mia, vivo qui con la mia ragazza e il mio cane». La sua crescita era pronosticabile e quel Giovanni Sartori sempre attento sui giovani in giro per il mondo aveva provato a portarlo a Bergamo nel gennaio 2019, ma quella volta fu più convincente il duo Bigon-Di Vaio, che dopo paio di visite in città fatte dal giovane Jerdy lo convinsero ad accettare il Bologna, pagando all’Excelsior 2.5 milioni di euro. Crescita pronosticabile si, ma non facile in certi frangenti come l’anno scorso quando il ragazzo fece arrivare anche un fisioterapista specializzato dall’Olanda per decifrare la provenienza dei suoi dolori sotto una sofisticatissima macchina, per poi capire che era dentro di sé il lavoro da svolgere, e non sul suo corpo. Anche da bambino ha dovuto affrontare problemi fisici non di poco conto, come quando un problema tra tibia e polpaccio lo teneva in bilico tra lo smettere e il continuare, i dolori non lo lasciavano in pace: dopo due operazioni ha potuto continuare e arrivare dove è oggi.

Un perfezionista come Schouten non poteva che dimostrare tutto il suo valore al massimo delle potenzialità, ma siamo sicuri che non è mai il massimo per un “soldatino” come lui, conosciuto così a Casteldebole per la sua dedizione al lavoro e al miglioramento, oltre che per la sua professionalità che non gli ha mai fatto saltare un allenamento. Ragazzi così sono il pane di Motta, che all’inizio lo ha dovuto spronare per alzare i ritmi e quindi centellinarlo nelle prestazioni, fino ad arrivare ad oggi dove Schouten porta a casa esattamente quello che vuole il suo allenatore: maggior intensità, maggiori geometrie e maggior lavoro offensivo, ed è anche grazie al suo allenatore se oggi vediamo questa versione dell’olandese. Sabato, prima della partita contro il Milan, sarà premiato per le 100 presenze in maglia Rossoblù, nella quale ha trovato però solo 2 gol: si è ripromesso di migliorare anche su questo, perché come da sue parole «è sempre bello farne», così da far aumentare ancor di più la gioia dei tifosi Rossoblù, che ormai non possono più far a meno del “signore del centrocampo”, per dirla alla Walter Sabatini.

Fonte – Giorgio Burreddu, Corriere dello Sport – Stadio

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