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STADIO: Il Bologna sotto processo – 10 feb

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Nei giorni in cui impazza sui giornali la polemica infinita tra Juventus e Inter, c’è spazio anche per la clamorosa vittoria in 9 uomini del Milan sul Bologna e naturalmente, di conseguenza, anche per il Bologna stesso, entrato in un tunnel che più buio non si può e la cui scarsa condizione di forma ha stufato, oltre i tifosi, anche i vertici dirigenziali. Così non va, ha tuonato il chairman Joey Saputo. Già, ma come se ne esce? “STADIO” in edicola oggi analizza la situazione.

Saputo: “C’è modo e modo”

Furio Zara, prima “lascia la parola” alla nota ufficiale uscita ieri sul sito del club, che parla di un Joey Saputo adirato: “Sono deluso e molto arrabbiato come ogni tifoso del Bologna. Mi occupo di calcio da quasi trent’anni e so che la sconfitta fa parte del gioco. Però c’è modo e modo: prendere sette gol dal Napoli al Dall’Ara e tre giorni dopo perdere contro un Milan ridotto in nove non è accettabile. Dispiace ancora di più pensando alla passione e all’attaccamento ai colori che i nostri tifosi hanno sempre dimostrato. Oggi ho parlato a lungo con i miei uomini a Bologna: abbiamo analizzato la situazione e ho riscontrato la volontà da parte della squadra di reagire con orgoglio. Domenica ci aspetta la Sampdoria, poi l’Inter: non saranno partite facili e bisognerà ritrovare i valori che i ragazzi, fino a una settimana fa, hanno dimostrato di avere. E’ da questa consapevolezza che bisogna ripartire, sapendo bene che dai momenti difficili si esce solo con il lavoro e con la coesione di tutti. Ora più che mai, forza Bologna!” Come il giornalista fa notare, la partenza furiosa viene pian piano mitigata da un finale costruttivo, che vuole provare a ricostruire qualcosa con positività. Non sarà facile, perché se gli intoppi nei processi di crescita di una squadra giovane erano stati messi in conto, due record negativi epocali, che resteranno nella storia (l’1-7 casalingo, la sconfitta in 11 contro 9) non sono facili da accettare in quella che, dopo anni, è la miglior gestione societaria possibile. Serve un cambiamento di rotta.

Da dove ripartire?

Zara passa quindi ad analizzare i motivi della crisi, trovando ben quattro “capi d’imputazione” all’attuale Bologna. Il primo è che, rispetto alla scorsa stagione, il passo indietro è stato evidente. Non in classifica, certo, ma nella capacità di esprimere gioco e di giocarsela con le grandi squadre non c’è dubbio che il Bologna attuale sia inferiore a quello della scorsa stagione, che pur si piazzò 14°. Fu anche, quel piazzamento, la conseguenza di un inizio di campionato balordo, andato avanti fino al subentro di Donadoni, capace poi di perdere 10 gare su 28. Bene, quest’anno siamo a dieci sconfitte su 23 partite, quindi si capisce bene che, al di là della classifica finale, il passo indietro è evidente. 

Il secondo punto che Zara coglie è quello dovuto al fatto di essere, nella stagione 2016/2017, in quello che è forse il campionato meno competitivo di cui si ha memoria. Due squadre e mezzo sono retrocesse, chi veleggia in posizioni di classifica come quella del Bologna – troppo su per retrocedere, troppo giù per puntare l’Europa – si trova in quel limbo di chi in pratica ha già concluso la stagione e deve giocare giusto per onore di firma. Un po’ poco per motivare una squadra che invece dovrebbe puntare sulla crescita – individuale e di gruppo – e che Donadoni non riesce “ad accendere”. Ma chi potrebbe farlo? La verità è che, al netto di alcuni errori strategici, il tecnico rimane un signor allenatore, ma senza motivazioni nel calcio si fa poco.

Alla mancanza di fame si aggiunge una scarsa personalità, poco carattere. Conseguenza di un’età-media bassa e che, abbinata a un eccessivo rilassamento per un campionato già concluso (vedi sopra) ha portato la squadra a staccare la spina anche in allenamento, mentalmente. Le conseguenze sono il crollo verticale che ha portato alla goleada del Napoli e alla sconfitta con il Milan, due figuracce rimediate al Dall’Ara che forse, con una squadra più esperta e motivata, non sarebbero arrivate in queste dimensioni. Anzi, sicuramente.

E infine c’è ovviamente la crisi di Destro. Che non soltanto non segna (5 gol finora sono davvero pochi per il maggior investimento della gestione-Saputo) ma sembra pure, a tratti, un corpo estraneo dentro alla squadra. Si allena spesso da solo, con il suo preparatore personale Chinnici, e se questa anomalia è stata concordata con lo staff di Donadoni e finora accettata dal gruppo, sappiamo bene come in momenti di crisi anche i particolari che non hanno mai dato fastidio possano accendere la miccia all’interno di un gruppo.

Ci vuole un altro finale

Lorenzo Longhi infine riflette sui finali di partita che vedono il Bologna sparire dal campo, come il famoso tennista con “il braccino” che nei set finali perde smalto e punti su punti. Tenuta atletica o mentale? A Donadoni capire e rimediare, ai tifosi riflettere e rimpiangere i tanti successi sfumati sul filo di lana. Non si fossero giocati gli ultimi 2-3 minuti di gara, il Bologna avrebbe 6 punti in più. Il calcolo è semplice, lo fa Longhi: il rigore di Immobile nell’1-1 contro la Lazio (-2 punti), e poi ancora in pieno recupero il gol di Danilo in Udinese-Bologna 1-0, -1 punto. Due giornate fa la punizione di Borriello che è valsa il 2-2 contro il Cagliari, pieno recupero e altri due punti sfumati, infine il punto svanito all’ultimo tuffo contro il Milan, rubato dall’invenzione di Deloufeu e Pasalic. Sono 6 punti, significherebbero molto di più: significherebbero maturità, capacità di gestire le partite, esperienza e concentrazione fino al fischio finale. Qualità che questo Bologna, evidentemente, ancora non possiede.

 

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