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Sul futuro di Mihajlovic Saputo parlerà lunedì

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Come confermato dall’amministratore delegato rossoblù Claudio Fenucci, ai margini del convegno“Stadi di proprietà: esperienze a confronto e proposte”, svolto in seno all’Alma Mater Studiorum di Bologna, prima di lunedì non si saprà nulla sul futuro di Sinisa Mihajlovic.

La direttiva è non parlare del futuro del tecnico serbo prima della fine del campionato, indi per cui ne potremo sapere di più lunedì, quando il Presidente Joey Saputo parlerà alla stampa, facendo il bilancio del campionato e presentando i progetti futuri.
Il chairman ora è presente a Casteldebole, e oggi pomeriggio ci sarà un incontro tra lui, la dirigenza e il tecnico serbo, in uno scambio di opinioni in cui la società dovrà presentare a Mihajlovic un progetto ambizioso. E’ importante ricordare che se dovesse arrivare un’offerta importante – soprattutto dall’estero in cui Sinisa andrebbe volentieri – l’accordo prevede che il Bologna non potrà trattenerlo.

Aspettiamo lunedì quindi per arrivare alla fine della telenovela sul futuro del comandante Sinisa, che in 4 mesi è diventato l’uomo su cui costruire il Bologna del futuro.

Queste le dichiarazioni di Claudio Fenucci per quanto riguarda il tema degli stadi di proprietà in Italia: “Lo stadio è un tema affascinante e complesso e il luogo dove nasce l’empatia tra tifoso e squadra. Il patos e l’emozione quando si guarda la partita dal vivo è ineguagliabile.
Per molti anni gli stadi erano il motore economico delle società, poi con l’avvento dei media sono cambiate moltissimo le cose. Ai tempi gli stadi rappresentavano l’80% dei fatturati delle squadre, ed erano il centro economico delle società. Non è un caso che con la distribuzione dei diritti TV, abbiano vinto lo scudetto solo in 5 squadre in Italia dal 95’ ad oggi, che poi in realtà sono 3, visto che le due romane lo hanno vinto solamente in 2 occasioni.
Un Club italiano guadagna circa 20 milioni di euro all’anno grazie allo stadio. L’Arsenal, con l’Emirates Stadium ne guadagna 139/140. Una differenza incredibile.
C’è disaffezione negli stadi italiani perché sono scomodi, poco funzionali e non tutti hanno la copertura, come il nostro. Anch’io quando c’è la pioggia mi deprimo perché vedo i nostri tifosi che si bagnano. In Italia ci sono strutture vecchie: per colpa nostra, cioè dei dirigenti calcistici, con una mancanza di visione imprenditoriale importante; a parte la Juve, che ha fatto un percorso diverso. Le risorse un tempo c’erano, ma le risorse venivano solo investite sul campo, senza lasciare nulla nell’ottica nella costruzione di un calcio diverso.
Poi le leggi non ci hanno aiutato: con la prima legge negli stadi che è arrivata nel 2014. In questo contesto costruire è molto complicato, con le figure pubbliche che non hanno mai colto le potenzialità di uno stadio. Forse perché il calcio viene definito come un settore poco solido.
Questi fattori penso che possano essere rimossi. Qualcuno si è già mosso come la Juve, il Sassuolo, l’Udinese e il Frosinone. Io a Roma ci ho provato e poi sono andato via, a Bologna spero di riuscirci”.

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