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The Day After – 5 Nov

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Pensare positivo

Dopo partite del genere è sempre difficile stabilire quale sensazione prevalga nell’immediato dopo gara: per intenderci, bicchiere mezzo pieno o  mezzo vuoto? A difesa della seconda linea di pensiero c’è innanzitutto la certezza lapalissiana di aver fatto cilecca e di non aver battuto non solo una diretta concorrente, ma addirittura il fanalino di coda, gettando così al vento una ghiotta occasione per arrotondare il fin ora deficitario bottino di punti: normalmente dunque, sarebbe questa la riflessione dominante all’indomani di un pareggio noioso e privo di emozioni, avvenuto per giunta tra le mura amiche di fronte al proprio pubblico.

Facendo però un’analisi più ampia e di maggior respiro, si potrebbe notare come, contestualizzandolo, questo pareggio di inizio novembre arrivi dopo due vittorie consecutive, le prime del campionato, in precedenza delle quali la squadra di Pioli era miseramente e tristemente ancorata all’ultimo posto della graduatoria: considerato nel suo insieme, quindi, questo trittico di match, a partire dalla vittoria col Livorno, passando per quella col Cagliari e  finendo col pareggio con il Chievo, è stata una vera e propria manna per una squadra come quella felsinea, alla disperata ricerca di punti.

A dir la verità, a quota 10 la situazione è sempre precaria e per nulla sicura, ma ora il futuro spaventa di meno: in primis perché la classifica rimane corta e basta una vittoria per catapultarsi nella parte sinistra della suddetta, in secundis perché la difesa, con il pareggio di ieri, ha portato a tre il numero di partite consecutive senza subire goal. Un piccolo record  stagionale a dimostrazione di quanto sia fondamentale, nel gioco del pallone, avere a disposizione una retroguardia ben attrezzata: non a caso la striscia positiva di risultati consecutivi è coincisa con lo sbarramento e la chiusura della cassaforte rossoblù, fattore rivalutante un reparto fino a poche giornate fa tra i più perforati della massima serie.

Sulla partita in sé c’è ben poco da dire: uno spettacolo talmente surreale ( in senso negativo) da non sembrar vero, uno slogan contro il calcio nel quale tackle ed interventi duri e talvolta da censura hanno fatto da padroni ,monopolizzando l’intero corso della partita e dando alla platea un  motivo sufficiente per spiegare la serata storta di giocatori dai piedi fatati quali Konè, Laxalt e, soprattutto, il rientrante Diamanti, massacrato dal primo all’ultimo minuto dai fabbri clivensi.

L’unica nota lieta della serata, tanto piacevole quanto inaspettata, è stata in fin dei conti la scoperta di Renè Khrin come difensore centrale: una veste inedita, nella quale lo sloveno è sembrato però perfettamente a suo agio, di sicuro di più che nei panni di regista di centrocampo.

Lo sloveno, per dimostrare che quello di lunedì sera non è stato un caso, ma l’inizio di una vera e propria rinascita coadiuvata dal geniale intuito di Stefano Pioli, potrà mettere alla prova se stesso a partire dalla prossima trasferta in quel di Bergamo: una partita durissima, dalla quale per uscirne indenni servirà, oltre che un Khrin impeccabile in difesa, anche un Diamanti rigenerato in attacco, magari supportato anche da uno dei “ panzer” , almeno sulla carta, del reparto offensivo rossoblù.

Perché nonostante tutto, anche i vari Moscardelli, Acquafresca e, soprattutto, Bianchi ( ieri sera vicinissimo al goal dopo una splendida azione) meritano un’altra possibilità, così come accaduto al redivivo Khrin: magari provati anche loro, come il compagno, in qualche altra zona del campo ( come già fece l’anno scorso il numero dieci, giocando in porta proprio contro l’Atalanta…che la storia non si ripeta?)

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