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The future is now: Ferrari, Yaisien & Alibec – 4 dic

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Partiamo dalle parole di Pioli al termine di Bologna-Siena di Coppa Italia: «Alcuni hanno saputo sfruttare l’occasione, altri no, ma posso dire che chi è entrato ha fatto bene». I ragazzi in questione rispondono al nome di Alex Ferrari, Abdallah Yaisien e Denis Alibec. Parliamo di tre giovani di belle speranze che, a dispetto della quasi totale mancanza di esperienza, ieri hanno saputo fare meglio di tanti compagni decisamente più quotati. Andiamo a conoscerli meglio.

 

Quindicesimo della ripresa: Mantovani viene sostituito dal numero ventisei Alex Ferrari. Non è azzardato immaginare che una buona fetta dei 1400 eroi che ieri sera hanno deciso di sopportare il freddo pur di supportare il Bologna neppure conoscesse il ruolo del neo entrato. Tuttavia, già dopo una manciata di minuti si poteva cogliere qualche esternazione del tipo «apperò, mica male quel Ferrari lì».

Alex, per chi ancora non lo sapesse, è da almeno due anni uno dei prospetti più interessanti della Primavera rossoblù. Nato come terzino sinistro, ruolo che nella scorsa stagione gli permetteva al contempo di garantire copertura e di fare sfaceli sulla fascia mancina, si è perfezionato come centrale di difesa. Un percorso, per intenderci, che ricorda quello intrapreso dal primo Chiellini. Nella difesa a quattro di mister Colucci, Ferrari ha il compito di edificare, assieme al compagno di reparto Marco Maini, la diga centrale su cui solitamente finiscono per infrangersi gran parte delle iniziative avversarie. Prerogativa dello stopper classe 1994 è quella di saper guidare la retroguardia da leader vero, ostentando personalità, precisione chirurgica negli interventi ed importanti doti atletiche e fisiche, che nel calcio moderno non guastano mai. Qualità che il Dall’Ara, seppure in versione ridotta, ha potuto apprezzare fin dalle prime sgambate in campo del giovane difensore. Testa sempre alta, non un anticipo a vuoto, qualche pregevole stacco di testa, mai un pallone sprecato. Un esordio senza sbavature, insomma, che però non deve affatto stupirci; le sue prestazioni difficilmente sono sotto la sufficienza ed è rarissimo vedergli sbagliare una partita. Che fosse pronto per il grande salto lo affermavamo già da tempo. La conferma ieri, sotto gli occhi di tutti. Si potrebbe obiettare che dover limitare l’estro di Scapuzzi, Rosseti e Feddal non è proprio la stessa cosa che ritrovarsi a marcare Tevez, Llorente e Vucinic. Siamo d’accorso, ma se il buongiorno lo si vede dal mattino perché non dare a questo baby talento la chance di “alzare l’asticella”?

 

Chi invece ci ha stupito è stato Yaisien. Dopo diverse panchine in Serie A nel corso della stagione, ieri finalmente l’esordio, con poco più di venti minuti (che poi diventeranno cinquanta con l’aggiunta dei supplementari) per dimostrare a Pioli che nel nutrito attacco rossoblù può benissimo trovare spazio anche lui. Ma riavvolgiamo il nastro di qualche mese. A giugno il trequartista franco-egiziano atterra a Bologna da quasi perfetto carneade. Soltanto i bene informati sanno delle magie che era solito sfornare a ripetizione quando militava nell’Under 19 del Paris Saint Germain. Aggregato alla Primavera, lo si vede all’opera per la prima volta in una gara ufficiale nella vittoria sul Sassuolo alla prima giornata. Fuoco e fiamme? Mah. Nell’occasione non incanta, così come non incanta nelle seguenti sei partite in cui Colucci decide di schierarlo, sempre da titolare, sempre con il suggestivo dieci sulle spalle. Prova tutti i ruoli dell’attacco, giocando come fantasista alle spalle della prima punta, come esterno con licenza di accentrarsi o addirittura come “falso nueve” alla Leo Messi. I risultati sono tutto fuorché esaltanti: zero gol, qualche sporadico spunto d’alta scuola e lunghi, lunghissimi minuti di totale evanescenza da fare invidia al fantasmino Casper. Nonostante tutto Pioli gli dà fiducia e lo getta nella mischia. Abdallah si prende subito il pallone, inventa un dribbling ubriacante sulla sinistra e fa partire un cross al velluto su cui nessun compagno si avventa. Come inizio niente male. Al triplice fischio la prestazione del classe ’94 non farà gridare al miracolo, ma è tutto sommato positiva, condita con tiri in porta, qualche assist interessante e, soprattutto, tantissima voglia di spaccare se non il mondo quantomeno la partita. Chi è, dunque, il vero Yaisien? L’estroso folletto che sapeva incantare Parigi o il talento inespresso che appena quattro giorni fa sbagliava malamente il rigore del pari contro il Novara Primavera? Ai posteri (e a Pioli) l’ardua sentenza!

 

Infine ecco Alibec, schierato dal mister negli ultimi minuti dei tempi regolamentari quando ancora il punteggio sorrideva al Siena. Quella contro i toscani è stata la seconda presenza stagionale per il ventiduenne attaccante, già sceso in campo in Bologna-Brescia nel il Terzo Turno di Coppa Italia. Vale per lui lo stesso discorso fatto per Yaisien, con due sole differenze. Primo: Denis non era abituato ad incantare dalle parti di Appiano Gentile. Secondo: l’ex Inter ha avuto poche possibilità di mettersi in mostra con la maglia della Primavera. Tre, per l’esattezza, in cui lo statuario centravanti ha palesato non poche difficoltà, risultando macchinoso, prevedibile e a tratti indisponente. Ma non ieri, quando non solo ha retto alla grande l’urto della ruvida difesa senese, ma ha anche confezionato un assist al bacio trasformato da Moscardelli nella rete del pareggio. Un gol, di pregevole fattura peraltro, lo fa anche lui, peccato che l’arbitro annulli tutto per fuorigioco. Non contento, dopo la rete del 2-1 ospite Denis si traveste da Holly Hutton ed intraprende una serie di dribbling spettacolari e degni del fenomeno di turno al campetto parrocchiale. Il bello è che gli riescono anche. Poi, però, viene placcato e lui si abbandona ad una scorrettezza che dà il la alla mini rissa finale. Attenzione, perché nel calcio lo status di testa calda non implica meccanicisticamente fallimento o mediocrità, ma se non sei un Balotelli o un Cassano è molto difficile che le bravate ti vengano perdonate. Morale della favola: consigliamo ad Alibec di concentrarsi sui pregi, che pure ci sono. Per tutto il resto c’è sempre tempo…

 

P.S. un accenno, seppur conciso, lo meritano anche Stojanovic, che nelle gerarchie di Pioli ha giustamente superato Agliardi e che ha tutte le carte in regola per diventare un grande portiere, e i giovanissimi Malagoli, Maini e Masina, ieri in panchina. Ci auguriamo vivamente che un’occasione possa arrivare presto anche per loro.

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