Bologna FC
TRIPLICE FISCHIO – Bologna, la difesa? Così non va. Il conte di Milano è Pioli; Gattuso ringhia, Pirlo no
A Milano, dopo la quarta giornata di campionato, c’è un solo conte in città e quello non è Antonio, tecnico dell’Inter, ma Pioli, allenatore di un Milan che ottiene con merito la vittoria nella stracittadina. Continuando per metafore ecco quella di Ibra, protagonista indiscusso della gara e, sue testuali parole, “Dio della città”. Lo svedese, a 39 anni suonati (sicuri siano 39?), trascina al successo una squadra che fino a qualche mese fa non aveva un’identità. Ora non solo ne ha una, ma questa è anche precisa e riconoscibile. E’ la vittoria di Pioli, capace di bilanciare a giuste dosi giovani e meno giovani: prendete un Leao, forse criticato troppo in fretta. Un merito anche alla dirigenza rossonera che per una volta ha premiato il lavoro sul campo, confermando un allenatore che si è conquistato la permanenza a suon di risultati. Dall’altra parte c’è la sconfitta di Conte, che nonostante abbia avuto i calciatori che voleva sembra incapace di trovare la quadra giusta: pedine giuste al posto sbagliato. Kolarov, ad esempio, da centrale nella difesa a 3 non rende bene, e il rigore procurato su fallo a Zlatan ne è la chiara dimostrazione. Ora tocca al tecnico cercare di tenere alta la concentrazione: il tempo c’è ma attenzione, perché quest’anno la concorrenza è più agguerrita che mai.
Lo sa bene anche il Napoli di Gattuso che in 45 minuti regola l’Atalanta del Gasp, per una volta non la miglior Dea. Prima di andare avanti è giusto partire da Josip Iličić che, dopo un periodo non facile, torna in campo. Quella contro il Napoli non è stata la sua miglior prestazione ma siamo felici di poterlo dire, perché significa che è di nuovo con noi: bentornato Josip. Passo indietro. Qui bisogna fare lo stesso discorso relativo a Pioli. Gattuso, dopo il disastro “ancelottiano”, è riuscito a trovare un gioco che forse mancava dall’era di Sarri. Non è stato facile, anche perché senza Callejon e l’infortunato Insigne i presupposti non erano dei migliori. Invece no, la squadra ruota a meraviglia e alcuni calciatori, comparse lo scorso anno, sono ora attori protagonisti. Lozano, ad esempio, autore di una doppietta che ha ammazzato il match; il messicano, insieme a Mertens e Politano, forma un trio di piccoletti che, alle spalle di Osihmen, suona alla perfezione. Così come ha suonato la prima sinfonia mister 80 milioni, che si è presentato al San Paolo con una rete e tante belle giocate. Il Napoli funziona, non è una gufata ma la pura verità: gira anche la difesa, che sembra aver ritrovato le certezze smarrite lo scorso anno e il centrocampo che, con Bakayoko, ha fatto un acquisto pazzesco. L’ex Milan, alla prima gara dopo diversi mesi, si è già preso le chiavi del centrocampo azzurro. Quantità, la parola d’ordine: quella offerta da Tiemoué e da tutto il Napoli, bello e convincente.
Se l’Atalanta non è abituata a subire così tanto in una sola partita la stessa cosa non si può dire del Bologna che, per l’ennesima volta, subisce gol. Questa volta è il Sassuolo di De Zerbi ad infilare per 4 volte la porta di Skorupski. Mihajlovic ha un problema che, apparentemente, appare difficile da risolvere. La difesa non gira, è fragile, e ogni buona cosa fatta dai rossoblù viene rovinata da errori grossolani. La gara si era messa anche bene con il doppio vantaggio, poi sono bastati pochi minuti per mandare all’aria tutto il buon lavoro fatto. Benino dal centrocampo in su, Orsolini segna ma può e deve fare ancora di più, Barrow poco cinico; Palacio illumina come sempre, peccato che la lampadina si sia fulminata su quel calcio d’angolo che ha regalato il gol a Caputo. Il vero problema è però la difesa, e questo è un dato di fatto. Hickey deve migliorare: il 18enne ha buone prospettive ma, in qualche situazione, è ancora troppo acerbo. Tomiyasu e Danilo affidabili e sbadati, i buchi lasciati alle offensive neroverdi si potevano evitare. Attenzione però a colpevolizzare tutto e tutti, perché contro il Sassuolo si è messa anche un po’ di sfortuna che forse ha deciso la gara; Mihajlovic non è uno da alibi, sa che il progetto è serio e il gruppo unito, deve solo lavorare. Lavorare e lavorare.
Stesso verbo che dovrebbe assimilare Pirlo che, contro il Crotone, non fa una bella figura. Serve tempo, questo si è sempre saputo, ma una squadra che si candida alla vittoria del decimo scudetto consecutivo non può perdere due punti a Crotone. Mancava Ronaldo, ma davvero si possono paragonare le due rose, pur senza Cristiano? Impossibile. Una cosa è certa: Pirlo ha coraggio, la conferma di Frabotta e la sorpresa Portanova confermano questo. Manca però un’idea chiara, perché in molti frangenti della gara si è vista una Juventus confusionaria. Il tempo c’è: lo stesso che serve a Conte e Mihajlovic per risistemare le loro difese, e quello che vuole Gattuso per rafforzare ancora di più la sua squadra. Attenzione: il tempo darà risposte solamente quando verranno dimenticate le domande.
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