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Tutti gli uomini di mister Siniša: Massimiliano Marchesi, il globetrotter Modenese
Dietro a un grande allenatore ci sono sempre grandi collaboratori. Massimiliano Marchesi è sicuramente uno di questi.
Nato a Modena, l’11 gennaio 1966, sin dalle elementari le idee del piccolo Massimiliano furono ben chiare: alla domanda della madre su cosa volesse fare da grande la sua risposta fu l’insegnante di educazione fisica. I genitori disegnavano cartoni animati: “Non ho mai capito se sono stato concepito o disegnato” dichiara lo stesso Marchesi in un’intervista condotta da Giacomo Catalani su Podtail.com. Dopo essersi laureato in Scienze Motorie a Bologna, iniziò il suo percorso per diventare preparatore atletico a Coverciano. Le prime scuole calcio e poi le prime giovanili, mai ponendosi il problema della categoria e con l’obiettivo e il sogno di arrivare sempre più in alto. Partendo dal Crevalcore Calcio, dove Marchesi mosse i suoi primi passi da preparatore atletico, passando per il Modena F.C, il Fidenza Calcio e il Sassuolo Calcio per poi tornare per altri due anni a Modena.
La svolta fu il 18 dicembre del 2000. Chiamato da Giuseppe Dossena e da Massimo Battara (attuale allenatore dei portieri della nazionale di Mancini) con il quale aveva già lavorato a Modena, Massimiliano decise di partire per l’Arabia Saudita. Destinazione Jeddha, squadra Al Ittihad. Un anno fantastico alla scoperta di un nuovo calcio, una nuova cultura, fatto di gioie e di trionfi. Fino all’11 settembre. Quel 11 settembre. Pausa forzata per un anno e conseguente rientro in Italia, dove continuò a svolgere il suo mestiere tra SPAL, Grosseto e Brescello. Il richiamo di quelle “notti d’oriente” fu però troppo forte e il preparatore modenese tornò a Jeddha. In quattro anni vinse tutto quello che si poteva vincere: campionati, due coppe del Re, due Champions League d’Asia, una Coppa D’Arabia e una supercoppa di club tra i campioni d’Asia e d’Africa. Niente male come palmares.
Fondamentale nella carriera di Marchesi fu l’incontro con Bruno Metsu, allenatore con cui l’Al Ittihad terminò la stagione nel 2006. Con il tecnico francese iniziò una collaborazione che durò per otto anni. Dopo l’esperienza con la squadra di Jeddha, Metsu volle fortemente Marchesi come preparatore per la nazionale degli Emirati. Dopo avere “lottato” con lo sceicco dell’Al Ittiahad, che invece voleva che rimasse con il club, Marchesi iniziò il suo percorso nelle nazionali. Prima Emirati e poi, sempre con Metsu, Qatar. Dopo altri quattro anni di lavoro in Qatar, non per la nazionale ma per l’Al Gharafa di Doha, nel 2014 il modenese rientrò in Italia, precisamente a Milano, sponda neroazzurra. Nell’Inter di Mazzari, e poi di Mancini, dove il principale compito di Marchesi era quello di fare recuperare al meglio gli infortunati, il preparatore trascorse due anni. Successivamente grazie a Roberto Di Matteo, gli venne data la possibilità di lavorare all’Aston Villa, in Inghilterra. Con i Villians due anni di Championship (serie b inglese) sognando la Premier, quel campionato in cui ogni vero appassionato di pallone vorrebbe vivere almeno un match, purtroppo senza però riuscirci.
Nel 2018 arrivò la chiamata di Siniša Mihajlovic. Il tecnico serbo, dopo avere lasciato la panchina del Torino, chiese a Marchesi di seguirlo in una nuova avventura sulle coste dell’atlantico, allo Sporting Lisbona, in Portogallo. Esperienza che però si concluse in appena nove giorni con il tecnico che venne sollevato dall’incarico senza nemmeno avere di fatto cominciato a lavorare. Il 28 gennaio 2019, Mihajlovic sostituì l’esonerato Filippo Inzaghi sulla panchina del Bologna. Tornato così dopo dieci anni alle redini del club felsineo portò con sé Marchesi, con il quale tutt’ora collabora e lavora. Il Bologna in quell’anno finì il campionato con 44 punti, conquistando la salvezza dopo il pareggio 3-3 con la Lazio e la vittoria in casa per 3-2 contro il Napoli di Ancelotti.
Un finale di campionato avvincente, retroscena di una stagione, quella che verrà, carica di emozioni. Una stagione fatta di lacrime e di gioie. Un allenatore in grossa difficoltà che non molla mai, neanche contro l’avversario più temibile; una squadra che risponde colpo su colpo e lotta sul campo come se volesse dimostrare di essere forte come il suo mister; uno staff che in emergenza, privato del trascinatore principale, sceglie di dare il massimo, con uomini pieni di esperienza e passione. Uomini che non si tirano indietro quando il gioco si fa duro. Uomini che sono nati per questo. Uomini come Massimiliano Marchesi.
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