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Tutto calcio che Cola #49: Sopra la panca la logica crepa – 10 mar

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Correggetemi se sbaglio, ma non c’è stato in questa Serie A un cambio di allenatore che abbia sortito gli effetti sperati: Inter, Chievo, Cesena, Cagliari e Atalanta hanno cambiato allenatore restando più o meno dov’erano, segno evidente che quando il cambio del manico è solo una scusa per coprire gli errori di mercato e progettazione il giochino difficilmente funziona. Mancini avrà cambiato modulo e mentalità e bla bla bla all’Inter, ma tutto sommato la media-punti è quella, e ha Podolski-Shaqiri-Brozovic-Santon in più rispetto a Mazzarri, reo di utilizzare il modulo con cui Conte ha vinto 3 Scudetti di seguito. Le altre pagano un oggettivo indebolimento figlio di ricambi sbagliati, ai quali aggiungere un cambio in corsa forse non solo non aiuta, ma peggiora pure le cose, interrompendo a metà un lavoro che forse alla lunga può anche dare i suoi frutti. Ventura al Torino è un esempio. Mi sono venuti i brividi a leggere chi invocava l’esonero di Diego Lopez dal Bologna dopo un primo tempo incolore – ma chiuso comunque in svantaggio per pura sfortuna – a Varese: tifare Bologna, amarlo, non può voler dire dimenticare completamente e bellamente da dove viene questa squadra e da che anni arriva questa società. Va bene il desiderio di rivalsa, ma chi crede che solo perché sono arrivati gli americani il futuro sarà necessariamente rose e fiori è fuori strada. Ho sentito anche qualcuno invocare il licenziamento di Corvino. Dopo 60 giorni. Roba da ospedale psichiatrico. Restando in Serie A Inzaghi, che certo non ha l’esperienza che serviva a guidare il Milan (ma si scopre adesso?) probabilmente sarà il prossimo a saltare, ennesima vittima come Seedorf (e del resto lo avevo pure predetto mesi fa) di una strategia aziendale semplicemente inesistente. Il bello è che quando mesi fa ironizzando dissi che “era tutta colpa di Zeman a Cagliari” mi sentii paragonare, per populismo, ai politici nostrani.

Posso dirlo? Devo dirlo? Lo dico. Non ne posso veramente più del vittimismo juventino. Quello fuori dal campo, perché è ovvio che sul rettangolo di gioco chi tifa bianconero ha poco di cui lamentarsi. Mi è capitato in questi giorni di leggere l’attacco a Di Livio, reo di aver detto una frase mai detta e comunque di tifare Roma, e di aver letto in passato che chi tifa Juve ha rinnegato Marco Travaglio, Roberto Beccantini, Zibì Boniek perché su Calciopoli hanno idee diverse dalla società, che ancora si ritiene vittima di una cospirazione. In tutto ciò è finita pure da tempo “La Gazzetta dello Sport”, il quotidiano sportivo più antico e autorevole d’Italia, da sempre attenta a esaltare lo sport per quello che è. E invece no, solo per aver a suo tempo parlato di “sistema Moggi” quando tutta Italia ne parlava ecco che la rosea è finita tra i giornali “proibiti”. Colpa di un sistema che ce l’ha con la Juve, sostiene chi tifa bianconero. Un sistema mica così tanto potente, viene da pensare, visto che su 100 Scudetti ha permesso alla Juventus di vincerne un terzo oltre che di festeggiare anche quelli revocati. Io ricordo una “Gazzetta” che esaltava la Juventus quando vinceva e che lo ha fatto anche recentemente, e in ogni caso vorrei ricordare a chi tifa bianconero che la propria versione dei fatti sul 2006, fosse anche sacrosanta, non è vangelo. Questo atteggiamento da vittime non solo è ridicolo – come è sempre stato – ma personalmente lo trovo anche indisponente e offensivo verso l’intelligenza di chi ha un cervello. Perché se mi si racconta che la squadra che ha sempre vinto più di tutti ha sempre avuto sistemi, arbitri e chiunque contro beh…fate voi.

Che dispiacere per il giovane Mattiello, uscito distrutto da uno scontro con Nainggolan. Subito dopo lo scontro avevo invocato una squalifica per il centrocampista della Roma, anche per scoraggiare un certo tipo di entrate che possono far danni nella casualità, dato che è ovvio che non lo ha fatto apposta. Rivedendo bene la dinamica, però, si capisce che è pura sfortuna, che Nainggolan poteva farsi male quanto Mattiello e che non c’è colpa. Vallo a spiegare a quei tifosi che sui Social da ieri chiedono la pena di morte per il belga della Roma e ne approfittano per sfogare i loro più bassi istinti. Purtroppo il calcio, checché la gente ne pensi, non è materia per tutti.

Lo era sicuramente per Michael John Lazzari, che purtroppo ho solo conosciuto di sfuggita su questo sito e che proprio pochissimi giorni fa ci ha lasciati dopo breve malattia. Ne ho sentito parlare, però, e da persone che meritano il mio massimo affetto e la mia massima fiducia. Dunque tifoso non cieco, innamorato della bellezza del gioco in se – e non a caso amante del football inglese – persona competente ma mai presuntuosa. Il grosso rimpianto, per me, di non averlo conosciuto di persona: al calcio – e non solo al calcio, sia chiaro – servirebbero più persone così.

Sapete invece cosa non servirebbe? La miriade di truffatori che brancolano per il Paese, pronti a sfruttare i sogni delle persone per il proprio tornaconto. Un giorno magari vi racconterò del mio libro e delle offerte che ho ricevuto da alcune case editrici, nel frattempo un consiglio: se qualcuno crede in voi vi paga, di certo non si fa pagare.

Alla prossima!

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