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“Un” Bologna, non ancora “Il” Bologna (Stadio)

Il Bologna di Italiano non ha ancora definito quella che è la propria identità: bisogna riuscire a resettare la stagione passata

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Vincenzo Italiano, al lavoro a Casteldebole per preparare la stagione Champions del Bologna
Vincenzo Italiano (©Bologna Fc 1909)

Il Bologna, dopo tre uscite, non ha ancora trovato la propria identità. I capi d’accusa principali sono legati, secondo i più, a un mercato non all’altezza delle aspettative dopo la doppia sanguinosa perdita di Zirkzee e Calafiori. La partenza di Thiago, poi, pare a qualcuno una ferita non sanabile in panchina, perlomeno non con Italiano: l’italo-brasiliano sta dimostrando le sue doti da visionario altrove. Ad agosto, secondo alcuni sembra già giusto sentenziare che sarà un’annata difficile. 

Un Bologna ancora privo di identità

Stadio lo sottolinea: Motta non è più l’allenatore del Bologna, ma sembra che al Dall’Ara si aspetti ancora lui. In curva Bulgarelli si staglia lo striscione Tutti per uno. Uno per tutti. Forza ragazzi, forza Mister“. Un fatto interessante da nota è che, nella stessa curva, non è mai stato appeso uno striscione per Thiago. Una volta resisi nuovamente conto tutti della partenza dell’attuale mister della Juve, si può guardare al modo di giocare del Bologna. Sono ancora negli occhi di tutti i modi di muoversi del Bfc, abituato ad attaccare e difendere con le idee ben chiare in testa.

Ecco, pare che a parole i nuovi concetti di Italiano siano passati forte e chiaro, ma il campo, al momento, non la dice così. Adesso ci sono più incertezze, più paure, un modo di giocare che è fatto perlopiù di interrogativi. Contro l’Empoli ciò è stato messo ancor di più in luce dalla truppa rossoblù, dato che sono stati commessi alcuni errori tecnici che hanno fatto strabuzzare gli occhi, ancora pieni delle giocate dello scorso anno degli stessi calciatori.

Un gioco che è cambiato

Vincere fa sempre bene e regala un migliore umore. Delle tre gare, quella che lascia più rimpianti è quella contro l’Udinese, dove i due punti persi sarebbero stati oro per la classifica ma soprattutto per l’umore che, adesso, è decisamente migliorabile. Riavvolgendo il nastro, si può ricordare come la costruzione bassa del gioco di Thiago ci aveva messo del tempo prima di essere accettata da tutti, ma il Bologna era riuscito ad accettare quelle idee. Ora, quelle di Italiano sono differenti, ma bisogna saper accettare anche quelle. I rischi ci sono e ci si esporrà di più in contropiede, come accaduto già in questo avvio di campionato, ma non per questo sarà cambiato modo di giocare dall’allenatore, che ha sempre preferito l’attacco alla difesa.

Alla fine della gara contro l’Empoli, Italiano ha tirato fuori l’assenza di Motta, Calafiori, Zirkzee, dicendo che una sfida del genere il Bologna dello scorso anno l’avrebbe vinta a occhi chiusi. Una mossa che da un lato porta chi ascolta ad azzerare tutto, ma che parallelamente crea anche confusione, dato che, come il mondo del Bologna sa, questi tre protagonisti della passata stagione non fanno più parte della rosa ma del passato rossoblù. Adesso Italiano deve prendere le redini e dimostrare di essere lo stesso che ha vinto guidando Trapani, La Spezia e Fiorentina, andando due volte in finale di Conference League e giocandosi la Coppa Italia. Bisogna dare fiducia al nuovo mister, senza tirare fuori i fantasmi di quello passato.

Fonte: Claudio Beneforti – Corriere dello Sport, Più Stadio

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