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Una straordinaria carriera, piena di successi, cominciata al Bologna a 16 anni

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La rubrica “SINE QUAN NON, siamo qua noi” racconta oggi di una meravigliosa carriera sportiva, la carriera di un ragazzo che dalle giovanili del Bologna è giunto a ricoprire l’incarico di c.t della nazionale italiana.

IL DEBUTTO CON IL BOLOGNA

Il 27 novembre Roberto Mancini ha compiuto 56 anni, di cui 39 anni vissuti nel calcio professionistico. Una carriera lunghissima, ricca di successi, cominciata proprio con la maglia del Bologna il 6 settembre del 1981, quando nell’ultima giornata del girone di qualificazione della Coppa Italia subentrò all’attaccante Chiorri contro la Reggiana. La partita terminò 2 – 2 e consentì alla Reggiana di qualificarsi per i quarti di finale. Il giovanissimo attaccante non aveva ancora compiuto 17 anni.

La domenica successiva Roberto Mancini debuttò anche in Serie A: il 13 settembre 1981 si disputò al Comunale (avrebbe preso il nome di Stadio Renato Dall’Ara nel 1983) la partita Bologna Cagliari, finita 1 – 1. Il Bologna di Tarcisio Burgnich aveva cominciato la stagione contando molto su Alviero Chiorri, giunto in prestito dalla Sampdoria (una squadra che avrebbe rappresentato un pezzo di storia importante per la carriera di Roberto Mancini). Secondo il progetto iniziale di Burgnich il giovanissimo attaccante proveniente dalle giovanili del Bologna avrebbe dovuto essere il sostituto ideale di Chiorri. L’attaccante romano, però, visse un anno difficile, anche a causa di un fastidioso infortunio che lo tenne a lungo lontano dal campo. Mancini, intanto, il 4 ottobre 1981 mise a segno il suo primo gol in Serie A. La partita fu Como Bologna finita 2 – 2 e Roberto segnò proprio il gol del pareggio al 78’ con uno splendido pallonetto sul portiere Giuliani. Anche in quella partita Mancini era subentrato a Chiorri al 57’.

IL PRIMO GOL

Quanta storia c’era in quel gol! Fu il primo dei 9 gol realizzati dal diciassettenne Mancini nella sua unica annata nel Bologna, il primo dei 156 gol realizzati in 19 anni di Serie A. Il portiere che subì quel gol era Giuliano Giuliani, venuto a mancare nel 1996. Anche la storia di questo grande portiere meriterebbe di essere raccontata. Solo per mancanza di tempo, qui ci limitiamo a dire che avrebbe vinto uno Scudetto e una Coppa Italia con il Napoli di Maradona e che per tre volte avrebbe preso il posto del portiere Claudio Garella (prima al Verona, poi al Napoli e infine all’Udinese).

Alviero Chiorri, invece, dopo essere stato compagno di squadra con Mancini nel 1981/1982 al Bologna, lo fu anche nella stagione successiva alla Sampdoria. Infatti, mentre Chiorri ritornò alla Sampdoria terminato il prestito al Bologna, Mancini venne acquistato dalla società blucerchiata per la incredibile cifra di 4 miliardi di lire. Nel 1984 Chiorri passò alla Cremonese in uno scambio con Gianluca Vialli.

LA SAMPDORIA E LA LAZIO

È incredibile come il nome di Alviero Chiorri sia così legato a quello dei due giocatori più importanti della storia della Sampdoria: i gemelli del gol Mancini e Vialli! Chiorri, invece, avrebbe fatto la storia della Cremonese, rimanendo coni grigiorossi per otto anni e conquistando, da protagonista di grandissimo talento, per ben due volte la promozione in Serie A.

Con la Sampdoria Roberto Mancini disputò 15 anni, conquistando: 1 Scudetto (1990/1991), 4 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana e 1 Coppa delle Coppe.

Il 20 maggio 1992 al Wembley Stadium giocò la sua partita più importante e la partita più importante della storia della Sampdoria. La finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona dell’allenatore Johann Crujff. Si trattò ufficialmente dell’ultima edizione della Coppa dei Campioni. L’anno successivo quella competizione avrebbe assunto la denominazione di Champions League. I lettori più giovani penseranno che la vittoria del Barcellona fosse scontata, ma nel 1992 il Barcellona non era ancora quello di Messi, e non aveva mai vinto la Coppa dei Campioni, proprio come la Sampdoria. In quel Barcellona giocavano il bulgaro Stojchkov (pallone d’oro del 1990, inspiegabilmente davanti ad un immenso Roberto Baggio), l’ex juventino Michael Laudrup, Josep Guardiola (il cui nome non ha bisogno di presentazioni) e soprattutto Ronald Koeman, che al 7’ del secondo tempo supplementare con un bolide su punizione superò il portiere “bolognese” Gianluca Pagliuca. Quella fu anche l’ultima partita di Vialli con la Sampdoria, che nella stagione successiva sarebbe passato alla Juventus, prendendosi la soddisfazione di vincere la Champions nel 1995/1996.

Negli ultimi anni alla Sampdoria Mancini non ebbe grandissime soddisfazioni, tranne la vittoria della Coppa Italia del 1993/1994. Si legò, però, all’allenatore svedese Sven Goran Eriksson. Il legame fu così forte che nel 1997/1998 lasciò la Sampdoria per seguirlo alla Lazio. Il legame tra Mancini e Eriksson portò Giuseppe Signori (che, poi, avrebbe fatto anche lui parte della storia del Bologna) a trasferirsi alla Sampdoria. Nel 1998/1999 un altro calciatore importante, proveniente dalla Sampdoria raggiunse Mancini e Eriksson alla Lazio: Sinisa Mihajlovic!

Con la Lazio avrebbe vinto un altro Scudetto, 2 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana, 1 Coppa delle Coppe e 1 Supercoppa Europea.

LA CARRIERA DA ALLENATORE

Nel 2001, senza soluzione di continuità, diventò allenatore, togliendosi tantissime soddisfazioni soprattutto con l’Inter, con cui avrebbe vinto 3 Scudetti!

Il momento più alto da allenatore fu la conquista della Premier League con il Manchester City nel 2011/2012 in una partita folle in cui il 13 maggio del 2012 all’Etihad Stadium il Manchester City affronto il Queens Park Rangers. Il City era a pai punti con lo United, ma aveva una differenza reti molto favorevole (grazie anche a un incredibile 6 – 1 all’Old Trafford del 23 ottobre del 2011). Quindi per il City era sufficiente battere il QPR e avrebbe vinto la Premier, qualunque risultato avesse fatto lo United. Sembrava un gioco da ragazzi, anche perché il QPR era relegato nelle ultime posizioni in classifica. Sembrava tutto facile… ma non lo fu: incredibilmente il QPR in 10 uomini al 65’ è in vantaggio per 2 – 1. Mancini mise in campo un City con tre punte d’eccezione: Aguero, Dzeko (che al 68’ prese il posto di Barry) e Balotelli (che al 75’ entrò al posto di Tevez). I tifosi del Manchester City erano increduli, speravano di rivincere il titolo dopo 44 anni e invece tutto sembrava andare in frantumi. Il silenzio riempiva prepotentemente l’Etihad Stadium. Arriva il 90’ e il risultato e ancora 2 – 1 per il QPR. Vennero assegnati 5 minuti di recupero, am tutto sembrava irrimediabilmente perduto. Invece avvenne qualcosa che sarebbe entrato a far parte della leggenda della Premier League. Al 91’ Dzeko segnò il gol del pareggio, ma mancava molto poco. Al 94’ Balotelli trovò lo spazio per un passaggio filtrante ad Aguero che segnò il gol del 3 – 2. Il City vinse lo scudetto e Mancini entrò prepotentemente nella storia anche della Premier League!

Il coronamento per una carriera così straordinaria è stato la nomina a c.t. della Nazionale Italiana: il 28 maggio del 2018 a San Gallo in Svizzera la partita Italia Arabia Saudita 2 – 1 vide il debutto di Roberto Mancini in questa nuova avventura. I marcatori di quella partita furono Belotti e, ancora una volta, Balotelli! Ci auguriamo che anche in questa veste possa regalarci ancora tante soddisfazioni.

La carriera sportiva di Roberto Mancini è stata veramente straordinaria. È sicuramente una grande soddisfazione pensare che la sua strada sia cominciata proprio a Bologna in quel lontano settembre del 1981.

I MIEI RICORDI

Per quanto riguarda i miei ricordi devo confessare che, dopo Eneas nel 1980/1981, Roberto Mancini è stato il giocatore che ho seguito con più affetto e partecipazione. Mentre, però, quella per Enas fu la passione di un anno, quella per Mancini mi ha accompagnato per tanti anni e in tanti vesti, anche come allenatore dello Zenit e del Galatassaray.

Lo ricordo diciassette nel Bologna (proprio l’anno della retrocessione), in nazionale nell’Under 21 di Azeglio Vicini e poi in quella maggiore, dove però non avrebbe mai trovato lo spazio che avrebbe meritato. In particolare ricordo il gol alla Germania Ovest agli Europei del 1988 contro i padroni di casa: una gioia incontenibile per quelli che potevano essere gli Europei del riscatto dopo i Mondiali del 1986. Invece, quelli furono gli Europei della grande Olanda di Van Basten e Gullit. Ricordo benissimo i litigi con mio fratello Ciro, quando tifoso della Juventus, lui tifava per Galderisi e io per Mancini mentre i due si contendevano il posto nella Under 21.

Ogni tanto, ancora oggi, vado a rivedermi i 9 gol del 1981/1982 segnati con il Bologna. Me li ricordo benissimo quei gol visti alla TV nella trasmissione storica “90′ Minuto”. Ogni volta che segnava con il Bologna ripetevo a tutti: “… e ha solo 17 anni!” (a dire il vero i primi due gol contro il Como e la Roma li realizzò ancora sedicenne!). In quel periodo si faceva continuamente il confronto con un altro giocatore che aveva debuttato giovanissimo: Gianni Rivera.

Soprattutto, però, molto spesso vado a rivedermi i gol di Dzeko e di Aguero della vittoria in Premier con il Manchester City del 2012: ho nitida l’immagine di Roberto Mancini che corre per lo stadio in festa con la bandiera dell’Italia sulle spalle.

Amedeo Gargiulo

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