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Under 17, Magnani: “I ragazzi devono capire la fortuna e l’emozione di indossare i colori del Bologna”

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In occasione della vittoria al “XXXIII Trofeo Nereo Rocco”, abbiamo intervistato il mister, Paolo Magnani, per le impressioni pre gara e – soprattutto – post.

Allora, mister, un torneo in crescendo: partiti con una sconfitta e arrivati fino alla fine della competizione. Siete entrati in forma per il campionato.
“Innanzitutto, siamo partiti con una gara in cui abbiamo sfidato la squadra più forte del torneo – la Juventus – contro la quale siamo andati non dico rassegnati, ma quasi. Siamo incappati, poi, in una combinazione in cui qualcuno è uscito e noi siamo stati capaci di vincere un torneo prestigioso, come illustrato egregiamente da voi e da altri, e questo ci fa immensamente piacere.
Per quanto riguarda il campionato c’è una nota positiva e una negativa: la prima riguarda l’entusiasmo che può dare la vittoria; la seconda è che non ci hanno dato il posticipo della finale. Tu fai sei partite in sei giorni, in venti ragazzi – di cui due portieri – e, com’è normale che sia, c’è chi è acciaccato o chi stirato. Cerchiamo, quindi, di volare sulle ali dell’entusiasmo del primo posto”

Vorrei tornare al discorso dell’educatore, siccome oltre alla pratica serve anche la teoria, la comunicazione. Cos’ha detto ai ragazzi prima della partita?
“Prima del match ho dato il cinque a tutti, nel senso che mi sono complimentato per il torneo svolto. Ho detto loro che mancava l’ultimo tassello, cioè la partita più difficile, perché solo la presunzione ci poteva far perdere il torneo: la presunzione nel pensare che i ragazzi della Rappresentativa fossero dei “dilettanti”, come – secondo me – hanno potuto pensare Juve e Lazio. Noi potevamo perdere il torneo solo se fossimo andati in campo con quell’approccio lì. Dovevamo pensare di avere di fronte la squadra più forte al mondo, solo così avremmo potuto portare a casa il trofeo.
Non penso sia stato merito del discorso, ma credo sia stato incisivo nel far capire loro che dipendeva solo ed esclusivamente da noi. Solo un nemico avevamo: la presunzione”

E dopo la gara?
“Beh, dopo la partita – com’è giusto che sia – hanno fatto tutto il viaggio in pullman cantando. L’unica cosa che ho detto è stata quella di finire i festeggiamenti in serata, siccome il giorno dopo dovevamo essere già concentrati lì. E sottolineo: sfruttiamo questo torneo perché dovete essere un esempio per i 2005, 2006, 2007, 2008,… La proprietà ha fatto tanti sacrifici, abbiamo delle infrastrutture che non ha nessuno in Italia, e dunque dobbiamo essere fieri di portare questo simbolo sulla maglia, io compreso.
Ridiamo/scherziamo/cantiamo sapendo di aver fatto una cosa eccezionale. Abbiamo dei colori bellissimi e siamo da testimoni per i più piccoli. Questo è quello che ho detto, alla fine”

E i più piccoli vedranno Grieco con la targa di miglior giocatore e Bizzini con quella di miglior portiere…
“Esatto, infatti a Grieco ho detto che se fa metà di quello che hanno fatto i migliori giocatori passati, c’è da prendere paura. Qui [al torneo, ndr] sono passati tutti, perché chi ha vinto questo premio individuale gioca in Serie A. Questo è quello che gli auguro, come poi a Bizzini, eccezionale coi messicani. Loro erano molto forti e ha fatto due parate incredibili.
Come ho detto prima, i ragazzi devono capire la fortuna e l’emozione di indossare questi colori, che hanno una storia importantissima da capire. Un successo non cambia la vita, attenzione, però dà la consapevolezza che sta cambiando qualcosa, a Bologna, in ottica di settore giovanile”

A fine chiacchierata, a microfoni spenti, il mister ha voluto sottolineare che i ragazzi devono sentire il peso della maglia quando – prima della partita – viene distribuita. La vittoria di questo torneo, probabilmente, aiuterà loro a capirla.

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