Bologna FC
Unico: Lucio Dalla
Cos’è un uomo rispetto a un Re? Cos’è un Re rispetto a un Dio? Cos’è Dio per un non credente?
Lucio Dalla era tutto questo in un solo corpo: un uomo che ottiene il successo di un Re, che viene adorato e venerato come un Dio, ma che viveva la vita con la tranquillità e la spregiudicatezza di un non credente. Non risponde a nessuno, solo alla musica.
Quella musica che lo ha portato ovunque, come il vento che muove le foglie, come il coro di uno stadio che trasporta la sua squadra. La sua squadra, la sua amata squadra, il Bologna.
Il Bologna che il 4 marzo 2012, a tre giorni dalla sua scomparsa, vinceva contro il Novara dedicando la vittoria al suo tifoso numero uno.
Il Bologna che tutt’oggi suona con fierezza l’inno scritto proprio da Dalla Sulle tue ali Bologna, e che gli ha riservato un posto, il suo posto, per sempre. Fila 8 posto 19, sempre di Lucio.
Non solo calcio, ma anche la passione per il basket. “Sono il più grande playmaker di sempre, ma mi frega l’altezza”, così scherzava nelle interviste sottolineando l’amore per la pallacanestro e per le sue Vu Nere. Spesso Dalla entrava anche negli spogliatoi, per motivare o criticare i giocatori, ma sempre con l’eleganza e il rispetto che non gli sono mai mancati.
Dalla non era un tifoso normale. Era sempre composto, mai rancoroso, neanche contro i rivali della Fortitudo, perché, in fondo, erano comunque della sua città.
Un amore senza confine di una città verso un uomo. Un amore ripagato, visto che Dalla era solito scegliere lui stesso le date dei tour in modo che coincidessero con le trasferte del Bologna e della Virtus. Un amore che manifestava nella sua espressione massima: la musica.
Nel 1997/1998 sbarca a Bologna Roberto Baggio, che incantava i tifosi allo stadio, compreso Dalla, che lo ispirò a comporre l’ennesimo splendore: Baggio Baggio.
L’amicizia con Giacomo Bulgarelli, storico capitano dell’ultimo grande successo rossoblù nel 1964, ma con quella nota conflittuale sulla fede cestistica; quella con il collega Gianni Morandi, che organizzò un concerto in Piazza Maggiore per ricordarlo a un anno dalla sua scomparsa.
Come può essere dunque descritto un uomo così? Solo una parola: unico.
Unico per Bologna, unico per i bolognesi, che camminando per Via degli Orefici si fermano a guardare quella stella scolpita sul terreno.
Unico per gli amanti della musica, che ancora piangono i capolavori che non potranno ascoltare per la sua scomparsa prematura.
Unico per i tifosi, che uscendo dallo stadio sentono cantare le parole di L’anno che verrà. Una canzone d’amore, verso la sua città. Una canzone unica, come Dalla.
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