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Verso Bologna-Fiorentina, Pellegrini: «Ora i viola devono dimostrare di che pasta sono fatti»

Intervista al giornalista di Calcio in Pillole, inviato a Firenze

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Moise Kean, attaccante della Fiorentina
Moise Kean (© ACF Fiorentina)

Domani alle 15, Derby dell’Appennino al Renato Dall’Ara. Il Bologna di Vincenzo Italiano sfida l’ex squadra del tecnico di Karlsruhe, la Fiorentina ora allenata da Raffaele Palladino.

Per parlare del momento della Fiorentina, abbiamo intervistato l’inviato di Calcio in Pillole a Firenze, Dario Pellegrini, collaboratore anche di JMania.

La Fiorentina sta letteralmente volando, pensi che abbia possibilità di restare lassù fino alla fine?
«Ovviamente nessuno si sarebbe aspettato una Fiorentina a queste vette del campionato a metà dicembre. Penso che molto sia dovuto alla sagacia tattica di mister Palladino che a un certo punto ha capito di dover cambiare il proprio credo, adottando un modo di giocare più adatto alla squadra. È stato molto pragmatico. Nelle ultime partite, non ho visto una Fiorentina in evoluzione tecnica, sono state vittorie di crescita della personalità. Non sono molto convinto che non evolvendo tecnicamente riuscirà a tenere questo ritmo. Se Palladino non cambierà qualcosa penso possa incappare in qualche delusione».

Il cambio di modulo è stato decisivo, nell’ambiente c’era il sentore che potesse essere questa la soluzione?
«Prima della partita contro la Lazio, Palladino era un po’ in bilico. Ci fu un confronto con la dirigenza. Non so se in questo vertice siano state fatte anche delle considerazioni tattiche. Da quel momento però Palladino ha provato l’assetto tattico con la difesa a quattro nel secondo tempo della gara con la Lazio, quando ormai sembrava molto in bilico. È stato un cambio forse poco provato, forse consigliato, ma anche dell’umiltà di Palladino, che penso sia una delle sue armi più importanti».

La situazione di Edoardo Bove, che si è fortunatamente risolta per il meglio, ha dato ulteriore forza morale alla Fiorentina?
«Per quanto riguarda Bove. Firenze è gioia e dolore perché a volte ti butta giù in poche ore. Ma è anche una città dove il dolore è storicamente presente e riesce ad essere in qualche modo linfa vitale per chi rimane. Per esempio, dopo la situazione occorsa con Joe Barone l’anno scorso la squadra ha dato qualcosa in più dopo. Anche la questione Bove, quest’anno, penso abbia aiutato. Il giocatore è stato in costante contatto coi compagni e questa potrebbe essere stata una ulteriore motivazione».

Per i Viola comincia col Bologna in ciclo di partite più complicate del passato. Pensi potrà confermarsi immediatamente?
«Ora sì, potremo vedere di che pasta è fatta davvero la Fiorentina. È importante capire che atteggiamento avrà d’ora in poi la Fiorentina. Bisogna capire se può diventare una grande squadra. Per fare questo servirà uno step in più soprattutto a centrocampo, con una maggiore fluidità di manovra. Cataldi è stato finora il metronomo del centrocampo, ma anche altri devono emergere come Richardson. Guardando avanti, anche Gudmundsson ora, con la crescita di Beltran e Sottil dovrà riconquistarsi il posto».

Che cosa ne pensi di questi primi mesi di stagione del Bologna?
«A me Vincenzo Italiano piace molto. Si è preso una bella gatta da pelare. Il Bologna, pur essendo una squadra con una rosa importante, era atteso da una stagione epica ma anche molto difficile. E Italiano l’ha approcciata bene e sta facendo crescere i giocatori in rosa. Anche nella gestione della rosa lo metterei nel solco degli allenatori, come Motta, che sfruttano tutta la rosa a loro disposizione».

Che partita ti aspetti da domenica tra Bologna e Fiorentina?
«Penso sarà una gara che si deciderà sugli esterni. Chi farà meglio lì, riuscirà a fare la differenza. Mi aspetto una partita dove il Bologna terrà più il pallino del gioco e la Fiorentina ripartirà. Tuttavia, se il Bologna si scoprirà troppo alla fine la Fiorentina potrebbe prevalere».

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