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Verso Italia-Spagna, come gioca la Nazionale di Luis de la Fuente

Focus sull’avversario degli Azzurri questa sera

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Luis de la Fuente, CT della Spagna
Luis de la Fuente, CT della Spagna (© RFEF)

Secondo, e forse già decisivo, appuntamento di questo Euro2024 per l’Italia che, alla Veltins Arena di Gelsenkirchen, sfiderà la Spagna. Un classico ormai del calcio europeo, visto che Azzurri e Furie rosse si sfidano ad ogni Campionato Europeo dal 2008 (nel 2012, addirittura, furono due gli incroci).  Ovviamente, anche in questa occasione, lo faranno con due CT diversi dalla volta precedente. Se tre anni fa, in semifinale, c’erano Roberto Mancini e Luis Enrique sulle due panchine, stasera ecco Luciano Spalletti e Luis de la Fuente.

Una scelta di continuità

All’indomani dell’addio di Luis Enrique alla Spagna, al termine del Mondiale 2022 in Qatar, la Federazione spagnola ha preferito scegliere internamente il CT. La selezione ha fatto emergere come candidato principale Luis de la Fuente, allora selezionate della Nazionale under 21 de la Roja. Una scelta di continuità del progetto tattico. Il tecnico ex Alaves è un uomo della Federazione, avendo allenato anche l’under 18, l’under 19 e la Nazionale Olimpica a Tokyo. Un tecnico che anche da punto di vista del lavoro sul campo sconosce perfettamente la filosofia della RFEF e avrebbe potuto continuare sulla scia del lavoro di Luis Enrique.

Modulo e atteggiamento della Spagna di de la Fuente

Nessuna straordinaria rivoluzione della filosofia di gioco della Nazionale spagnola. Questa sera nella casa dello Schalke 04, l’Italia si troverà di fronte una Spagna molto “classica”. La Roja si disporrà in campo con un 4-3-3, caratterizzato da: due terzini di spinta, un “pivote” davanti alla difesa abilissimo nel rompere il gioco avversario grazie a straordinarie letture in non possesso, due mezzali di costruzione, due esterni dribblomani e un centravanti abile nell’attaccare la profondità.

Insomma, niente di nuovo. Una squadra dotata di grande tecnica che ama mantenere il possesso e il dominio del gioco cercando di imbucare centralmente e creare situazioni di uno contro uno sulle fasce. Il tutto condito dal fatto che la Spagna, a differenza dell’Italia, presenta in ogni posizione in campo uno dei giocatori più forti del ruolo nel mondo (in alcuni casi due, nel senso che uno è in campo e l’altro altrettanto forte è in campo).

Insomma, un sistema collettivo dominante nel modo di interpretare il calcio, interpretato da una serie di giocatori da sogno. Rodri su tutti.
Non è un caso se tre anni fa, con interpreti simili, la Spagna fu l’unica squadra a giocare meglio dell’Italia in tutto il torneo.

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