Bologna FC
Lezioni di Italiano – Tutti giù dal carro (del pregiudizio)
Il tempo è stato galantuomo per Vincenzo Italiano, che nel giro di pochi mesi ha strutturato il suo Bologna, a sua immagine e somiglianza. I pregiudizi stanno iniziando a venir meno, ma occorreva (come occorre ad ognuno di noi, nella sua posizione) dare il giusto tempo a Vincenzo perchè risolvesse il rebus degli equilibri tattici, in una squadra che per lui era totalmente nuova. Ma qualcuno, soprattutto fra i tifosi, aveva fretta…
Inutile negarlo: passando il tempo, anche i più riottosi hanno finito per ammetterlo e stanno salendo sul carro di Vincenzo Italiano. Sono passati 4 mesi dall’inizio del campionato, mesi fatti di acquisizioni di tattiche, miglioramento della forma fisica ( e di recupero infortunati) e i risultati, come prevedibile, iniziano a farsi vedere. Dai primi pareggi, con annessa la brutta sconfitta di Napoli, il brutto anatroccolo rossoblù sta iniziando a diventare un cigno, con relativa crescita dei numeri, in primis la posizione in classifica.
Chi Vi scrive è sempre stato un Italianista della prima ora (basta rileggere le prime Lezioni per farsene un’idea), ma le motivazioni per tale scelta risiedevano solo ed unicamente nel fattore tempo. Quello che Vincenzo ha avuto a La Spezia e, soprattutto, quello che ha avuto a Firenze. E a soli 47 anni, quello che ha fatto e sta facendo è qualcosa che non può non essere notato. E chi voleva Klopp, si può accomodare.
Il tempo è galantuomo
Spiegare, come in questi casi, il concetto del “prender tempo” è un pò tempo sprecato perchè ovvio, ma proviamoci lo stesso . Può un allenatore, che salva una matricola come lo Spezia, raggiunge tre finali e una semifinale con la Fiorentina, essere uno “scarso”, termine di cui in molti fino a fine ottobre si riempivano la bocca? Italiano era giunto a Bologna in un momento complesso e complicato: sostituire il “Maestro” che, dopo 60 anni, aveva riportato il Bologna in Champions e trovato (ed esaltato) 3 fenomeni, di cui 2 venduti.
E il paragone, il confronto era esploso in tutte le sue forme “maniacali”: l’alto ed elegante sorridente maestro, con la leggiadra andatura non poteva essere paragonato allo scarsocrinito e sempre acciliato suo successore. E così tutte le leggende fiorentine “negative” sull’ex allenatore erano giunte da questa parte dell’Appennino, trovando cittadinanza nei cuori delle vedove di Motta.
Vincenzo Italiano ha combattuto contro tutto questo in poco tempo e, forse, contro un mercato che non gli aveva sostituito “esattamente” quel capitale umano che era partito. Ma lui non ha mai sbattuto i pugni sul tavolo, non ha mai fatto conferenze stampe al vetriolo, ma ha lavorato su quello che aveva (cioè la sua rosa e su se stesso e le sue convinzioni).
E se in Europa occorre più tempo, in Italia per Italiano…
Il Bologna in Italia ha avuto più tempo che in Europa: 16 partite (15 in campionato più una in Coppa Italia), contro 6. Se dividiamo le 16 partite in due (prime otto e seconde sette insieme alla Coppa Italia), vediamo come il primo lotto sia un percorso di ricerca (1 vittoria, 6 pareggi, 1 sconfitta). Il secondo invece è un percorso di consolidamento (5 vittorie in campionato, 1 pareggio “pesantissimo” a Torino contro la Juve e 1 sola sconfitta con la Lazio), a cui aggiungiamo, per statistica, la vittoria “larga” in Coppa Italia contro il Monza. Quindi possiamo dire che, una volta trovata la “strada”, in quattro mesi Italiano ha formato il suo Bologna, a sua immagine e somiglianza, che potrà anche non piacere, ma intanto è settimo in campionato e ha tutto per fare meglio.
In Europa il concetto tempo va coniugato con il concetto qualità: abbiamo incontrato squadre di livello superiore, in casa loro e al Dall’Ara. Ma non ci sono state “imbarcate di sorta” (nessun 4 a 0 per intenderci) e l’ultima partita, in casa del temibilissimo Benfica di Di Maria e Pavlidis, l’abbiamo impattata sullo 0 a 0. Insomma anche qui bastava aspettare il tempo giusto perchè Italiano ritrovasse il bandolo della matassa, in un contesto molto più complicato del Campionato. E se non ci qualificheremo, non tiriamo sempre in ballo il mercato, che non può essere il toccasana di ogni problema in campo.
Pian barbir, direbbero dalle nostre parti, a dare dei giudizi, prima del tempo.
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