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Zirkzee: eleganza, intelligenza e un nuovo feeling col gol

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«Mi ricorda Ibrahimovic». Forse aveva ragione Ivan Juric quando lunedì notte, nella pancia del Dall’Ara, accostava Joshua Zirkzee al fenomeno svedese ritiratosi lo scorso giugno. E forse non ha tutti i torti Ivan Juric: una tale eleganza, l’intelligenza e la tecnica intrise in quel fisico imponente, che incute timore e riverenza negli avversari sono armi potenti dentro il rettangolo di gioco verde e molto rare. 

Zirkzee, percorso di crescita costante

Thiago Motta lo ha curato con tutte le attenzioni del caso, lo ha preservato quando non era ancora pronto, ci ha lavorato con la cura dovuta ad un diamante preziosissimo. Un diamante sgrezzato, ma da ripulire, mettere a lucido. Al resto ci avevano pensato il Bayern e l’Anderlecht, Motta gli ha dato tutti gli strumenti per essere efficace in ogni situazione di gioco. Un anno di apprendistato dietro Marko Arnautovic e persino dietro Nicola Sansone, riadattato falso nueve più e più volte, per imparare meglio, distillando piccole perle qua e là. Il tanto giusto per far intravedere un talento fuori dal comune, abbastanza per chiedersi quando e come potesse esprimersi al suo massimo splendore. E finalmente riusciamo a vederlo in tutto il suo splendore in rossoblù. E, permetteteci di prendere in prestito una citazione famosa utilizzata da Vujadin Boskov per un altro illustre talento olandese: Zirkzee nel Bologna 2023/24 è “come cervo che esce di foresta”.

Zirkzee, il regista rossoblù

La sensazione nelle prime 7 giornate di questa stagione era che Joshua avesse nelle corde esclusivamente il ruolo di centravanti “fulcro del gioco”, per gli amanti delle definizioni da videogioco. Ricezione, sponda, appoggio a ripulire qualsiasi pallone che gli venisse passato dai compagni. Insomma, un regista offensivo, che però non trovava la via della gioia personale. I dati d’altronde, ad oggi, parlano chiaro: a parte i due assist serviti a Ferguson in Juventus-Bologna e in Bologna-Lazio, Zirkzee è un produttore di occasioni e tra i giocatori abitualmente titolari nel Bologna è secondo solo a Riccardo Orsolini per passaggi che hanno condotto poi ad un tiro in porta: 1.41 passaggi che portano ad un tiro, di media a partita.

Il ritrovato fiuto del gol

Dalla partita contro l’Inter, nella cornice di San Siro, Joshua sembra essersi definitivamente sbloccato e col Torino non ha mancato di ribadirlo. Il prodotto delle giovanili del Bayern Monaco ha segnato 4 gol nelle ultime sei gare: due di queste reti sono state dei veri capolavori d’autore come l’azione personale con cui ha colpito col Sassuolo. Ma ciò che conta è il ritrovato feeling col gol. Nella stagione 2021/22, con la maglia dell’Anderlecht aveva messo a segno 15 reti nel campionato belga, ma al rientro in un campionato di prima fascia si era trovato spaesato. Ora Zirkzee, oltre ad essere un regista, è anche vero terminale offensivo su cui il Bologna può contare anche per la finalizzazione, non solo per la costruzione della manovra o per la rifinitura dell’azione offensiva. D’altronde, tornando al paragone di lusso usato da Juric per descrivere quell’avversario che lo ha impressionato, anche il primo Ibrahimovic, quello arrivato in Italia nel 2004 alla Juventus di Capello, ebbe bisogno di imparare a tirare in porta.

Zirkzee ha bisogno del Bologna

Dell’apporto, enorme, di Zirkzee alla manovra del Bologna abbiamo parlato, così come del suo recente miglioramento in zona gol. Quello che però balza immediatamente all’occhio quando si osservano le statistiche del numero 9 di Thiago Motta è che Zirkzee ha poche nitide occasioni e poche occasioni per tirare in porta. I dati dicono che Joshua tira verso la porta poco più di due volte a partita, ma soprattutto realizza più gol di quanto statisticamente ci si aspetti. L’indice di pericolosità dell’olandese parla chiaro: gli expected goals (il dato che misura la probabilità di un tiro di diventare un gol secondo diversi criteri di valutazioni quali la distanza, l’angolazione, le modalità, ecc… del tiro in porta, ndrdi Zirkzee raccontano che Joshua segna più di quanto ci si aspetti dai tiri che ha a disposizione. Insomma, se da lui si vuole un ulteriore incremento non è solo la squadra ad aver bisogno di lui e della sua capacità di smistare e ripulire i palloni, ma è anche lui ad avere bisogno della squadra per poter segnare di più. Intanto, però, Bologna si gode l’eleganza del suo nuovo beniamino.

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