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Zirkzee: «L’unica cosa da fare l’anno prossimo è ripeterci» (Corriere di Bologna)

L’attaccante olandese Joshua Zirkzee in una splendida intervista svela tutti i segreti della qualificazione in Champions League

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Joshua Zirkzee
Joshua Zirkzee (©Damiano Fiorentini)

Con 11 gol e 5 assist in 34 presenze Joshua Zirkzee si è meritato il titolo di miglior Under 23 della Serie A in questa stagione. Tra i tanti protagonisti della conquista della Champions League l’olandese è forse il volto più iconico, quello più riconosciuto e apprezzato (soprattutto all’estero). Le sue giocate hanno incantato il popolo rossoblù per una stagione intera e la sua interpretazione del ruolo di centravanti si sposava alla perfezione con la filosofia di Thiago Motta.

Col finire del campionato Joshua ha deciso di aprirsi e svelarci i segreti di un’annata indimenticabile per il Bologna, il tutto in una splendida intervista al Corriere di Bologna.

La qualificazione in Europa

Di momenti indimenticabili ce ne sono stati diversi negli scorsi mesi, ma per Zirkzee ce n’è uno in particolare che gli è rimasto impresso: «Sono tanti, ma se mi si costringe a sceglierne uno direi la settimana prima di Natale, quando abbiamo vinto contro Roma e Atalanta. È stato un momento cruciale della stagione. Dopo quella settimana abbiamo preso coscienza dei nostri mezzi e fatto il pieno di fiducia. Abbiamo iniziato a sognare, anzi no, a realizzare che potevamo fare qualcosa di importante. Il miglior momento però è stato quando abbiamo battuto il Napoli, lì abbiamo capito che le chance di andare in Champions League erano altissime».

Joshua ripensa poi a quando scelse di venire sotto le Due Torri per trovare più spazio, lasciando una piazza importante come quella del Bayern Monaco. La sua scelta ha chiaramente pagato, ma nemmeno lui, anche nella migliore delle ipotesi, poteva immaginarsi di raggiungere un traguardo come quello della Champions League: «Sono arrivato qui lasciando il Bayern Monaco. Ero entusiasta di venire al Bologna perché volevo giocare. Il campionato era di alto livello, mi volevo misurare. Il club aveva già una visione ben chiara di cosa voleva fare: competere per entrare in Europa. Nessuno però avrebbe mai potuto pensare che questa stagione potesse andare così. C’era l’idea di poter entrare in Europa, ma passo dopo passo, non direttamente in Champions. A un certo punto della stagione però ci siamo detti: “Chi se ne frega, andiamo in Champions. Se dobbiamo conquistarci l’Europa prendiamoci il premio più grosso”. La direzione del club è sempre stata quella, ma onestamente nessuno si aspettava di arrivarci così in fretta».

La crescita personale

Se all’inizio solo il mondo felsineo aveva iniziato a notare le qualità del suo numero 9, ormai tutto il mondo del calcio è conscio delle potenzialità di Zirkzee. La crescita dell’olandese nelle sue due stagioni in Italia è stata esponenziale ed ora non si fa che accostare il suo nome a tutti i top club europei.

Lui stesso racconta di come l’ambiente lo abbia aiutato molto a migliorarsi in queste ultime stagioni: «Sono un giocatore migliore, di sicuro. Una stagione così ti fa guadagnare molti punti, anche sotto il profilo dell’esperienza. Devo dividere tutto con i miei compagni, persone fantastiche, il gruppo è davanti a tutto. Se ho provato a diventare un leader lo devo a Lollo De Silvestri. È venuto da me e mi ha detto: “Hai le capacità per essere un leader”. Studiavo il suo comportamento, lui è il cuore della squadra. Abbiamo un gruppo giovane e affamato, tutti sono leader, a modo loro. A turno siamo stati tutti capitani, è la dimostrazione che quando siamo chiamati a guidare il gruppo siamo capaci di farlo. Non siamo individualisti». Forse, uno dei segreti del Bologna è stato proprio questo, il mettersi a disposizione della squadra: «Siamo una grande famiglia. Era l’ingrediente indispensabile per raggiungere un traguardo così prestigioso».

Ora però Joshua sogna in grande e punta a colmare il gap con gli attaccanti top d’Europa. La sua mentalità vincente dopo questa stagione incredibile lo spinge, giustamente, a volersi migliorare ancora di più: «Ci devo credere, ne devo essere convinto, come giocatore devo avere fiducia nei miei mezzi e dire : “Sì, posso arrivare a quel livello”. Non avrebbe senso per me pensare il contrario. In Italia giochiamo già contro squadre di Champions League. Ok, non conosciamo la competizione, ma il livello sì, perché la Serie A è di alta qualità, difficile. Sarà una grande sfida, molto eccitante. Sognavo di giocarla fin da bambino, l’ho vinta con il Bayern Monaco, ma ora sarà eccitante giocarla, perché con il club tedesco è come se non l’avessi fatto. Adesso invece ci sarò io in campo a vivere il momento»

Quindi Joshua resta?

Data l’ultima risposta verrebbe da pensare che la punta rossoblù abbia intenzione di rimanere in Emilia almeno per un’altra stagione ancora. Alla domanda specifica sulle sue intenzioni però, come spesso fanno i calciatori, Zirkzee rimane molto vago: «In questo momento la mia testa è solo a Bologna. Voglio recuperare dall’infortunio, farmi delle belle vacanze negli States con i miei amici d’infanzia e poi vediamo cosa succederà. Se potessi scegliere io scegliere il meglio per il club. Farò solo quello che ha senso per il mio cuore».

Speriamo quindi che le emozioni vissute da Joshua nelle scorse settimane lo aiutino a prendere una decisione sul suo futuro. In ogni caso, l’attaccante sottolinea più volte quando sarebbe speciale potersi godere il traguardo della Champions League con la maglia del Bologna: «È chiaro che per me sarebbe bellissimo difendere questo traguardo raggiunto insieme. Quello che abbiamo vissuto in piazza Maggiore è stato indimenticabile».

Il rapporto con Thiago

Il rapporto tra il mister e Zirkzee è stato fin da subito speciale, nonostante l’attaccante abbia faticato parecchio il suo primo anno in Italia: «Quando sono arrivato qui dall’Anderlecht venivo da una buona annata. La prima stagione a Bologna però non è stata come mi sarei aspettato. Tanti cambiamenti, una città nuova, davanti c’era Arnautovic. Avevo scelto di tornare con una missione: provare a me stesso e gli altri che ero un buon giocatore. E pure all’allenatore che l’anno scorso non mi aveva fatto giocare tanto».

Thiago è stato uno dei primi a riconoscere il talento cristallino della sua punta. Nelle varie conferenze stampa ha sempre ribadito come Joshua avesse quel qualcosa in più rispetto alla sua prima stagione col Bologna. I due sono destinati a dividersi, e pare che non si siano ancora detti addio: «Non ho avuto un colloquio personale con lui. Io e lui non parliamo tanto, quando lo faceva era soprattutto per tenermi sul pezzo. Quando è stata certa la qualificazione in Europa ha fatto un discorso a tutti: “Bene adesso siamo qualificati, ma voi che volete fare?” E io gli ho risposto: “Meritiamo di andare in Champions League”. A quel punto siamo entrati come in un tunnel. Non ci ha voluto mettere addosso molta pressione, ma ci ha spiegato quel che dovevamo fare e quali partite dovevamo vincere: All’Olimpico con la Roma e a Napoli».

Un grazie però è d’obbligo: «Grazie gliel’ho già detto. Ha sempre dato a noi giocatori i meriti, ma tutto quello che abbiamo fatto è partito da lui».

La filosofia del Bologna

La corazzata rossoblù in questo campionato ha dimostrato di potersela giocare con chiunque, a volte schiacciando anche le top del campionato senza troppe difficoltà. I ragazzi di Thiago Motta hanno dato il meglio proprio negli sconti alla pari, mentre come dice anche Zirkzee erano le squadre molto chiuse quelle a dare più problemi: «Quando gli avversari si presentavano al Dall’Ara per loro la partita diventava inaffrontabile. Si mettevano in difesa, si chiudevano, ma non posso certo criticarli per il loro atteggiamento. Per le altre squadre era difficile, trovavano noi che eravamo in fiducia, li pressavamo, stavamo bene fisicamente. Ci sta mettere il bus davanti alla porta».

Un’annata talmente perfetta che per Joshua non c’è nulla da migliorare: «In questa stagione il livello atletico è stato sempre molto alto. Spesso abbiamo cambiato interpreti, ma la mentalità è sempre stata la stessa. Non credo ci sia bisogno di aggiustamenti, l’unica cosa da fare è ripeterci. Sappiamo non sarà facile, ma pure quello che siamo in grado di fare quando siamo insieme e stiamo focalizzati sul lavoro da fare. Noi lo sapevamo che arrivare in Champions League era difficile, ma possibile. Dobbiamo essere pronti, reattivi mentalmente, crederci sempre e il resto viene col tempo».

Un messaggio ai tifosi

Infine, la punta rossoblù ci tiene a chiudere l’intervista con un grande “grazie” per i suoi tifosi, i quali non gli hanno mai fatto mancare l’affetto necessario per raggiungere certi risultati: «Quando tornavo a casa i bambini mi bussavano alla porta e mi chiedevano di fare una foto. Oppure dopo una partita quando tornavo i tifosi fuori ad aspettarmi, quando mi scrivevano qualcosa sulla macchina, quando ordinavo un prodotto su Amazon e il ragazzo delle consegne mi scriveva sul pacco “grazie di tutto”. La gente ha fatto cose bellissime per me. Posso dire solo grazie, la Champions League è un traguardo che loro si sono meritati per primi per tutto l’affetto che ci hanno dato e noi lo abbiamo sentito dentro e fatto nostro».

Fonte: Guido De Carolis, Corriere di Bologna

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