Calcio
A TU per TU – Intervista esclusiva a Urs Althaus: “Con Aristoteles la gente sognava. Volevo essere Pelé; Ancelotti mi disse…”
Giginho e Bergonzoni: “Mira Canà! Mira Canà!”
Canà: “Ma siamo al Maracanà…”
Giginho e Bergonzoni (additando il campetto): “Mira Canà! Mira Canà!”
Canà: “Ma mira vuol dire guarda? Ma allora – porca puttena! – dite: “Mira… virgola… Canà!”
Dal viaggio della speranza in Brasile, Oronzo Canà tornerà con un giocoliere brasiliano. Il suo nome è Aristoteles, e diventerà il punto di riferimento della Longobarda in Serie A.
Quella di Aristoteles è soltanto una delle tante vite vissute da Urs Althaus: è stato calciatore, attore, modello e ha scritto anche un libro, “Io, Aristoteles, il negro svizzero”. Molta gente, però, lo ricorderà per Ari perché, diciamolo, tutti un po’ abbiamo imparato a sognare di diventare calciatori guardando le sue gesta.
Com’è nato Aristoteles?
“Il mio agente, Fernando Piazza, mi propose questo casting con Sergio Martino, uno dei più grandi registi italiani. Appena arrivai al provino mi guardò e mi disse: “Si, sembri brasiliano. Ma sai palleggiare? Perché questo film è basato interamente sul calcio”. Io gli risposi di si, anche perché davvero giocavo in una squadra. Per ottenere quel ruolo molti attori si erano definiti calciatori, solo che io non stavo mentendo. Presi un pallone, feci qualche finta e lui esclamò: “Ho trovato il mio Aristoteles”.
Com’era il rapporto con Lino Banfi?
“Ho visto Lino circa un mesetto fa e il nostro rapporto non è cambiato: lui è gentile come sempre, ci siamo incontrati per promuovere il mio ultimo libro: “Io Aristoteles, il negro svizzero”. E’ stato davvero un bel momento, abbiamo passato una giornata insieme a Roma e devo dirti che è sempre. Oltre a essere un grande attore è una grandissima persona”.
La scena a cui è più affezionato?
“Un giorno fantastico fu quando girammo le scene contro la Roma, la cosa bella è stata – come ricorderete – che ci trovammo davanti i veri calciatori giallorossi. Immagina i grandi Graziani, Pruzzo e tanti altri che incontravano noi: tutto questo è stato fantastico. C’era anche Ancelotti che mi disse se avessi voluto giocare con loro: un grande regalo di Dio. Quando dovevo andare scuola io chiesi a mia mamma se fosse necessario farlo, perché il mio sogno era giocare come Pelé: lei si mise a ridere, “va bene il calcio, ma ora vai a scuola”. A 17 mi prese il Zurigo, due anni dopo un incidente spezzò il mio sogno di entrare nei professionisti: qualche anno più tardi, quando mi diedero la parte di Aristoteles, si chiuse un cerchio importante”.
Quindi davvero ha fatto il calciatore?
“Sì davvero, con Basilea e Zurigo. Ero anche partito bene, poi quel maledetto incidente ha rovinato i miei piani ma non mi lamento, sono contento e soddisfatto di tutto quello che ho fatto dopo”.
Perché la gente si ricorderà sempre di Aristoteles?
“Aristoteles è stato un ruolo molto importante per me, perché dieci anni dopo quell’incidente è arrivata questa parte. Quando il dottore, dopo Zurigo, mi disse che non avrei più potuto giocare a calcio, io piansi. Piansi tanto. Il ruolo di Ari mi ha rialzato e mi ha fatto dimenticare l’incidente; facendo l’attore ho potuto emozionare la gente, mi ricorderanno soprattutto per Aristoteles calciatore, perché la gente ci credeva e sognava”.
E’ vero che ha detto no a Beckenbauer per un provino?
“Beckenbauer abitava nel mio stesso palazzo a New York, un giorno mi invitò per un provino ma io ormai avevo detto no perché avevo già intrapreso un’altra strada. Sono stato il primo ragazzo di colore ad andare in copertina su GQ, quindi qualche soddisfazione me la sono tolta: in quel periodo non volevo sovrapporre le cose”.
Attore, modello, calciatore: quante vite ha vissuto fino a ora?
“Quando i giornalisti hanno letto il mio libro davvero hanno pensato che io abbia vissuto sette vite. Nella mia vita ho fatto tante cose, belli e brutti momenti: nel libro descrivo tutto. E’ un libro vero e trasparente”.
La prossima quale sarà?
“Ora voglio vivere in unità. Non so se riceverò un’altra vita, il mio desiderio è di vivere questa qui nel migliore modo possibile”.
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