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Archie Hunter, il primo eroe del football – 28 apr

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È stato detto che, sul letto di morte, abbia chiesto di essere sollevato per vedere dalla finestra la folla dirigersi al ‘Perry Barr’, lo stadio della sua squadra del cuore. Poi è spirato. Pochi minuti o poche ore dopo non è dato saperlo dato che stiamo parlando della fine del 1800, e quello che sappiamo del calcio dell’epoca spesso unisce mito e realtà.
Certo fu che a morire, quella fredda sera di fine novembre del 1894 nella sua casa di Aston, a Birmingham, fu una delle prime leggende della storia del football inglese, uno dei primi eroi, quindi, della storia del calcio mondiale.
Il suo nome era Archibald “Archie” Hunter.


Veniva dalla Scozia, dove aveva giocato per l’Ayr Thistle. Era arrivato in Inghilterra per cercare lavoro, e appena lo trovò, in provincia di Birmingham, cercò una squadra di football per continuare a giocare. Provò con il Calthorpe FC, ma andò male: chissà perché poi, considerando quello che mostrò ai tifosi inglesi. Pazienza. Poco dopo si presentò un’altra occasione: l’Aston Villa, club nato appena quattro anni prima per volere di quattro membri di una chiesa metodista di provincia.
La prima gara, i “Villains”, la disputarono contro una squadra di rugby vicina, l’Aston Brook St. Mary: primo tempo con palla ovale e regole degli ospiti, il secondo con pallone e regole del football.

In Inghilterra ai tempi si giocava sì il calcio, ma era comunque uno sport diverso da quello odierno. Da molti veniva chiamato “dribbling game” in quanto era usanza diffusa che ogni calciatore, una volta venuto in possesso del pallone, tentasse di scartare quanti più avversari possibile nel tentativo di segnare un gol. Gli scozzesi, più scarsi tecnicamente ma forse più avveduti, avevano invece l’abitudine di far circolare il pallone con passaggi corti e precisi nell’attesa di trovare il varco giusto per penetrare e segnare.
Ai membri dell’Aston Villa, evidentemente, il rugby piaceva poco così come anche il “dribbling game” in voga all’epoca: fu così che, grazie al capitano George Ramsay, presero a far circolare il pallone alla moda degli scozzesi.
E fu proprio Ramsay a scoprire il talentuoso Archie e a convincerlo ad unirsi al club; particolare non da poco, lo stesso Ramsay era scozzese, giocatore di gran tecnica e sublime sagacia tattica, dote che lo portò poi ad essere un grande allenatore.
Fu il 1878 l’anno in cui Archie Hunter si unì all’Aston Villa.

“L’Aston Villa era un club che era venuto rapidamente alla ribalta, e mi chiesero di unirmi a loro. Esitai, ma un mio amico mi disse che il capitano del club era un ‘fratello’ scozzese, il signor George Ramsay. Egli era un uomo di Glasgow che si stava adoperando in ogni modo per portare il club tra le prime d’Inghilterra.” [1]

Schierato al centro dell’attacco, proprio davanti a Ramsay, dimostrò da subito di cosa era capace: velocissimo, dotato di un dribbling portentoso ma anche della sapienza scozzese del gioco di squadra, si rivelò fin da subito uno di quelli che fanno la differenza.


I “Villains” vinsero numerose gare ma c’era ancora un problema: a quei tempi non esisteva nessun campionato nazionale ufficiale, solo la Coppa d’Inghilterra, che è poi il più antico trofeo calcistico al mondo, dove i Villains arrivarono due volte ai quarti di finale.
Nel 1884 i famosi e quotati scozzesi del Queen’s Park, che idearono il ‘passing game’, invitarono la squadra dell’amico Ramsay per un amichevole, che Hunter ricorda così: “Non appena cominciammo a prendere posto in campo, vedemmo dei piccioni volare da tutte le parti. Era il segno che la battaglia stava per cominciare.” [2]
A sorpresa, l’Aston Villa vinse 2 a 1, con Hunter protagonista:
“Finita la gara sono stato seguito fino a casa da una folla scoppiettante, come se avessi vinto la battaglia di Waterloo.” [3]


Il ricordo del suo talento, quindi, va oltre i tabellini ufficiali, e si affida ai racconti di chi lo ha visto giocare: questo fino al 1887.
Due anni prima, nel 1885, numerosi club, soprattutto l’Aston Villa, cominciarono a discutere della possibilità di creare un campionato ufficiale: alla fine il campionato si farà, nel 1888.
Il 1887 vide l’ultima edizione della Coppa d’Inghilterra come unico trofeo ufficiale in terra inglese: l’Aston Villa, dove l’ex-capitano George Ramsay sedeva adesso in panchina e aveva affinato ulteriormente il “passing game” dei suoi, contrapposto al Wednesbury Old Athletic superò per 13 a 0 il primo turno. Al secondo turno arrivò un’altra vittoria facile, un 6 a 1 al Derby Midland.
Il terzo turno fu più ostico: arrivarono i Wolverhampton Wanderers che pareggiarono 2 a 2 a Birmingham. A quei tempi, in caso di pareggio, c’era il replay che si giocava a campi invertiti: in trasferta i “Villains” resistettero, finì 1 a 1. Ancora replay, di nuovo in casa del Villa, che stavolta si impose 2 a 0 e passò.

Archie divenne il capitano del club, così volle Mister Ramsay e così andava bene a tutti, tifosi e compagni. La sua classe era fenomenale, capace spesso di risolvere una gara da solo scartando letteralmente tutti gli avversari, compreso il portiere, e molto frequente era l’immagine di lui che correva per il campo con quattro, cinque, sei avversari alle sue costole, impotenti di fronte alla sua rapidità e tecnica. A 28 anni, un’età dove il mix di esperienza, classe e forza fisica lo rese praticamente inarrestabile, segnava a grappoli e faceva segnare. Hunter folleggiò nel 5 a 0 contro l’Horncastle, quindi fu decisivo nella più difficile gara contro il forte Darwen, un 3 a 2 sofferto che valse la semifinale per il ‘Villa’. Semifinale che, ironia della sorte, vide la squadra a forte matrice scozzese (Ramsay allenatore, Hunter capitano e bomber) affrontare proprio un team proveniente dalla Scozia, i Rangers Glasgow.
Finì 3 a 1, così come l’altra semifinale che vide il West Bromwich Albion regolare il Preston North End. Il ‘WBA’, reduce da due finali consecutive nei due anni precedenti, intese stavolta fare sua la coppa.


Si giocò al ‘Kennington Oval’, casa del cricket ma che ospitava anche la finale della Coppa d’Inghilterra dalla sua creazione. L’Oval aveva un campo regolamentare, e Hunter analizzò così la gara prima del suo svolgimento: “Il nostro gioco di passaggi corti funziona al meglio in un campo di grandi dimensioni, così come il gioco di lunghi lanci dalle retrovie dell’Albion rende al meglio in campi corti e stretti.
Il campo dell’Oval è regolare, il che vuol dire che abbiamo parità di condizioni: e a parità di condizioni, il nostro gioco è migliore del loro. Ecco perché vinceremo.”
[4]
Finì 2 a 0 per i ‘Villains’, e fu ‘Archie’ (in gol in ogni partita giocata dai campioni) il primo capitano della storia del club ad alzare la Coppa, primo trofeo mai vinto da quella squadra nata in una chiesa di periferia.


Archie partecipò anche ai primi due campionati inglesi di sempre: nel primo il Villa si piazzò secondo dietro all’imbattibile Preston North End che, guidato dalla coppia Goodall-Ross, vinse sia il campionato che la Coppa d’Inghilterra senza mai perdere una sola gara. Nel secondo invece, mentre il Preston si riconfermò imbattibile, il team guidato da Ramsay arrivò addirittura ottavo: il motivo principale fu l’improvviso ritiro di Archie Hunter, che durante una partita contro l’Everton si accasciò inaspettatamente a terra. Si trattò di un arresto cardiaco e seguendo i consigli dei medici, Archie dovette a malincuore smettere di giocare a calcio. Divenne uno scrittore, raccontando in diversi articoli sul settimanale locale di Birmingham la sua carriera come calciatore.
Tutto questo materiale venne raccolto nel libro “Triumph of the Football Field”, uno dei primi scritti sul calcio.
Il cuore continuava a mandare brutti segnali e nel 1894 Archie venne ricoverato in un ospedale di Birmingham, dove spirò il 29 novembre, appena trentacinquenne. La leggenda vuole che il suo ultimo pensiero andò al ‘suo’ club, al ‘suo’ stadio, al ‘suo’ pubblico che lo aveva idolatrato per oltre un decennio.
Morì in novembre, quando l’Aston Villa era campione d’Inghilerra in carica avendo conquistato con Mister Ramsay il suo primo campionato. Al termine di quella stagione, il club fece sua la Coppa d’Inghilterra.
Un segno, forse, il primo e unico trofeo conquistato da Archie.

La lapide sulla sua tomba recita: “Questo monumento viene eretto nell’amorevole ricordo di Archie Hunter, il famoso capitano dell’Aston Villa, dai suoi compagni e dal club come duraturo tributo alla sua abilità sul campo e al suo valore come uomo.” [5]

Archie Hunter non esaudì mai il suo sogno di giocare in Nazionale a causa dell’ostracismo degli scozzesi verso chi lasciava il Paese per andare a giocare in Inghilterra. Vinse solamente una Coppa d’Inghilterra, ma da protagonista e in un’epoca in cui questo era l’unico trofeo possibile. Archibald Hunter è stato leggenda, un calciatore come pochi, uno dei primi idoli nell’epoca del football vittoriano, un grande uomo le cui abilità ancora vengono narrate dai tifosi, figli dei figli dei figli di chi si stropicciava gli occhi ogni volta che “Archie” entrava in possesso del pallone. 

Fonti:
[1] [2] [3] [4] [5] www.spartacus.schoolnet.co.uk
Wikipedia

EDITING: Eleonora Baldelli

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