Calcio
CALCIAMONDO – A tu per Tu con..Hugo Rubio – 21 Agosto
Hugo Rubio dal Cile: “Bologna, ti amo”
Conoscete la storia dei due ragazzi cileni arrivati in prova al Bologna di Maifredi nell’estate del 1988, quella del ritorno in Serie A dopo la prima retrocessione della sua gloriosa storia, dopo sei anni di purgatorio e, addirittura, uno trascorso nell’inferno della Serie C?
Sì, quella del centravanti cileno che ha segnato due gol in Coppa Italia e poi è sparito.
No? Ve la racconto io.
Anzi, ve la faccio raccontare da lui.
Come lui chi? Lui, Hugo Rubio!
Hugo, cosa ricordi del tuo arrivo in Italia?
“Nel 1988 ero stato votato dagli esperti come miglior giocatore del Cile, dopo di che sono arrivato in Italia al termine di una trattativa molto difficile, perché il Colo Colo non voleva vendermi. Così decisi di mettermi in viaggio per Bologna senza il permesso della mia squadra e, dopo vari giorni di allenamento, ho ottenuto finalmente il trasferimento da parte del Colo Colo”.
E’ vero che sei stato preferito a Zamorano?
“La prima informazione dell’interessamento da parte del Bologna lo abbiamo ricevuto dal direttore sportivo Nello Governato che aveva viaggiato, insieme ad altri osservatori, per venire a vedere le nostre partite e a seguire i nostri allenamenti. Poi, quando eravamo in Canada per una partita del Cile contro la nazionale nordamericana, io e Zamorano abbiamo avuto l’occasione di discutere con Maifredi e Corioni, il presidente del Bologna, che ci erano venuti per manifestarci personalmente il loro interesse a tesserarci”.
Entrambi attaccanti, Zamorano appena ventunenne, con un campionato di seconda divisione del suo Paese e uno nella massima serie alle spalle; Rubio più navigato, ventotto anni, nazionale, proveniente dal Colo Colo (la squadra più blasonata del Cile) e, fatto da non sottovalutare, con un trascorso europeo con la maglia del Malaga nel campionato 1984-85.
Le leggi del calciomercato, a quei tempi, non permettono di mettere sotto contratto più di tre stranieri per squadra e i felsinei hanno già provveduto ad assicurarsi le prestazioni del belga Stephane Demol e del finlandese Mika Aaltonen (la cui storia meriterebbe un racconto a parte. Lo farò, tranquilli!).
C’è posto, quindi, solo per uno dei due cileni. Maifredi sceglie l’esperienza e fa tesserare Hugo Rubio, mentre Zamorano viene parcheggiato agli svizzeri del San Gallo, a quei tempi una sorta di succursale bolognese.
Già, Gigi Maifredi, il mister del calcio champagne che abbiamo già conosciuto parlando del buon Geovani Silva.
Cosa puoi dirmi di lui?
“Tecnica eccellente, con uno schema di gioco a tre punte che favoriva il mio gioco. Purtroppo, dopo aver disputato un grande esordio in Coppa Italia con la doppietta contro il Barletta, nella partita contro il Napoli, con Maradona in campo, una brutta entrata di Renica mi ha procurato la rottura dei legamenti del ginocchio. Purtroppo quell’infortunio ha condizionato la mia carriera in Italia. Maifredi mi ha chiesto solo di recuperare, mi diceva che anche con un solo piede ero il migliore di tutti, ma purtroppo non riuscivo in così breve tempo a recuperare dall’infortunio. Andai anche in Cile a farmi visitare dal mio medico personale e Maifredi si infastidì. Quando sono tornato in campo non ho potuto mettermi in evidenza. Solo la stagione successiva, in Svizzera, tornai alla forma fisica precedente all’infortunio”.
Che ricordi hai della città di Bologna?
“Meravigliosi. Devo ringraziare Gino Corioni, Maifredi e tutto il suo staff perché hanno avuto fiducia in me (purtroppo rimango in debito); la gente, la città, i pranzi con i tortellini, il mio amico tassista Armando, sua moglie Lina e i figli che saluto. Ho due figlie che hanno sposato due ragazzi italiani!”
E di quella stagione con la maglia rossoblù?
“Bei ricordi della Coppa Italia, brutti del campionato, per l’infortunio. Fortunatamente ci siamo salvati”.
Segnasti due gol in Coppa Italia, ma nessuno in campionato. Perché?
“Mi ha condizionato l’infortunio, soprattutto sul lato fisico (non avevo mai subito lesioni così gravi) ed ero rimasto troppo a lungo senza giocare, quando sono tornato in campo”.
Quando partisti dal Cile per arrivare in Italia, qual era il tuo obiettivo?
“Essere il migliore in Italia, per la responsabilità che mi derivava dall’essere stato votato miglior giocatore in Cile. Ciò che mi fa stare tranquillo che Dio sa quanto ho lottato per recuperare e tornare a giocare; ma in Italia il tempo è fondamentale, un infortunio può esserti fatale”.
Perché sei andato via dall’Italia?
“Mi hanno offerto di andare a giocare in un’altra squadra di Corioni per rimettermi in forma. Mi offrirono di andare in Svizzera al San Gallo, per aiutare Zamorano a vincere la classifica cannonieri. Ivan nel 1989 vinse il titolo, io e lui formammo la coppia d’oro della Svizzera e io fui il miglior uomo-assist dell’anno in Europa”.
E’ vero che il Colo Colo, con i soldi incassati dalla tua cessione, ha potuto terminare la costruzione dello stadio?
“Sì: con quei soldi hanno completato il Monumental. Grazie a Corioni e a Maifredi, il popolo Colo Colino sarà loro eternamente grato!”
Comunque, nonostante la sfortuna nella parentesi Bolognese, Hugo Rubio in Cile è un mito. Lo sai?
“Sono un calciatore molto conosciuto nel mio Paese. Sono tra i primi dieci marcatori della nazionale cilena, con 14 gol in 34 partite, senza essere mai stato un vero goleador: la mia qualità migliore era provocare scompiglio, creare superiorità in attacco, aprire le difese e fornire assist vincenti. Facevo vincere la squadra”.
La conclusione la lascio a te, Hugo:
“Come uomo il mio obiettivo nella vita è essere la persona migliore del mondo (ancora sto lavorando su questo), come giocatore era vincere sempre le partite. Bologna, grazie per tutto quello che mi hai insegnato, ti amo tanto”.
Penso che possa bastare. Spero di avervi fatto conoscere una persona che è spesso ricordata solo come meteora, ma che è molto di più. E che ama Bologna.
Scusate se è poco.
Emanuele Giulianelli potete continuare a leggerlo anche su www.labottegadelcalciofilo.com
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