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Calcio

CALCIAMONDO – Storie dal Nicaragua – 5 Settembre

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Ecco un’altra bellissima storia del Nostro Emanuele, che potete continuare a leggere anche sul suo sito personale, La bottega del calciofilo. Buona lettura.

Ramon Català è nato nel 1961 in Spagna e ha lavorato come preparatore atletico e collaboratore tecnico per grandi squadre come il Real Saragozza o l’Espanyol di Barcellona. Da poco più di due mesi è in Nicaragua per lavorare con la nazionale.

Nel nostro viaggio pallonaro intorno al mondo siamo andati a trovarlo. Il più grande Paese dell’America Centrale ha una delle nazionali di livello più basso, della zona e del mondo intero.

La classifica Fifa è impietosa e li piazza al 158° posto del ranking, alla pari con il Bangladesh e dietro a nazionali come le Maldive o il Vietnam, con 0 punti ottenuti nel 2013, e al 25° del Centroamerica.

Infrastrutture per il calcio fatiscenti, poche partite disputate e scarso appoggio mediatico, inseriti in un contesto sociale di malnutrizione e povertà, spiegano lo stato di questo sport in Nicaragua.

Ramon ha accettato di fare una chiacchierata con me.

Raccontami un po’ di te.

“Sono un tecnico spagnolo che ha lavorato in vari Paesi, ma soprattutto in Spagna. Ho potuto entrare in contatto con ottimi allenatori, probabilmente tra i migliori: Johan Cruyff, Ernesto Valverde e Lotina.

Ho avuto anche la fortuna di allenare giocatori di alto livello, titolari nelle rispettive nazionali, provenienti da tutte le nazioni: Zabaleta, Osvaldo , Kily Gonzalez, Savio , Milito , Milosevic, Paolo Sousa, Pauleta , Tamudo ,De La Peña, Cañizares. Ce ne sarebbero molti altri ancora, spero mi perdoneranno se non li menziono, ma in quasi ventidue anni di professione ne ho visti a centinaia.

I miei compiti sono stati di responsabile del settore atletico, della preparazione fisica e di assistente tecnico”.

Come sei arrivato in Nicaragua?

“Stavo lavorando in Bulgaria al Litex Lovech, con l’inimitabile Hristo Stoichov, quando la società si trovò senza fondi, per i problemi con la giustizia del suo presidente . Enrique Llena , spagnolo come me e allenatore del Nicaragua, mi ha dato l’opportunità di venire qui a lavorare con le squadre nazionali (la maggiore, l’Olimpica e l’Under 20 maschile). Mi piaceva molto l’idea di conoscere un calcio diverso; non immaginavo che fosse così diverso da quello europeo . Sono qui da dieci mesi e la gente del posto mi ha trattato molto bene”.

La nazionale del Nicaragua è una delle più deboli dell’America Centrale: quali sono le sue prospettive?

“La Federazione del Nicaragua sta cercando di migliorare il livello calcistico del Paese: non è facile, ci sono da compiere sforzi titanici. Abbiamo pochi soldi a disposizione, non ci sono massaggiatori, i campi sono pessimi, le condizioni dei materiali tecnici a disposizione lasciano molto a desiderare. L’impegno dei giocatori e la loro dedizione sono davvero degni di lode.

Per quanto riguarda la struttura del campionato, ci sono due divisioni di calcio maschile e una giovanile, i club sono professionisti, ma i salari sono molto bassi .

Anche se il calcio è sempre più giocato, il baseball ha ancora più supporto istituzionale e migliori condizioni (ad esempio hanno l’illuminazione sui campi).

Accade spesso che alcuni giocatori che sono stati in nazionale smettono di giocare perché devono lavorare per mantenere le loro famiglie .

La differenza con il calcio del resto della regione centroamericana è enorme: le leghe professionistiche di Costa Rica, Guatemala, El Salvador, Honduras (per non parlare del Messico) sono campionati di buon livello, con un alto livello di professionismo, un’elevata diffusione sui mezzi comunicazione e sono seguiti da molti tifosi e appassionati .

Dal punto di vista della nazionale, abbiamo pochi giocatori tra cui scegliere (nelle dieci squadre della prima divisione ci sono troppi stranieri), ma è stato ridotto il divario con le altre selezioni. E’ vero che è difficile competere con le altre squadre, ma i risultati sono sempre migliori e iniziamo a raccogliere qualche successo relativo (abbiamo pareggiato in Coppa UNCAF con il Guatemala, vinto una partita di qualificazione alla Coppa del Mondo, partecipato a un premondiale con una selezione Under 20). Abbiamo ancora molti sogni e spero di rimanere qui per vederli realizzati: sarei entusiasta di giocare una Coppa d’oro con il Nicaragua e, soprattutto, di poter arrivare un giorno a disputare la Coppa del Mondo (ma che penso sarà molto, molto difficile).

A livello personale, infine, spero di portare qualcosa al calcio del Nicaragua, ma a volte mi chiedo se la mia conoscenza della preparazione fisica, la mia esperienza in campionati e modelli di gioco europei possano davvero essere di qualche utilità qui, dove le circostanze sono così diverse”.

Com’è la vita in Nicaragua?

“Personalmente è stato un cambiamento molto brusco rispetto al mio stile di vita in Spagna. E’ un paese con molte possibilità, ma che è ancora in ritardo rispetto agli altri della sua zona. Il tenore di vita è basso, lo stesso i salari (200 dollari al mese è ciò che guadagna la gente che lavora, che non è molto, e la disoccupazione è disastrosa). Io vivo come un privilegiato, a Diriamba, una città a 40 km da Managua, con uno stipendio ben sopra la media di qui, ma che non ha niente a che vedere con quanto si guadagna in Spagna.

Ci sarebbero mille storie da raccontare sulla vita nicaraguense, ma consiglio di venire qui come turinisti e di farne esperienza personalmente: è un paese affascinante e molto sicuro, contrariamente agli Stati vicini che sono molto pericolosi (Honduras, Guatemala ed El Salvador)”.

Ci sono talenti che stanno emergendo nel calcio nicaraguense?

“Ci sono talenti sui quali lavorare, e li stiamo tenendo d’occhio, ma, nonostante gli sforzi della federazione, pioniera nella creazione di scuole per i giovani calciatori grazie a un programma finanziato dalla FIFA, non è facile; sono necessari tecnici specializzati per la formazione di questi giocatori e, soprattutto, delle migliori condizioni materiali (principalmente campi e palloni). Non è possibile applicare gli stessi parametri che si usano in Europa per ragazzi che non si sa nemmeno se hanno mangiato tre volte al giorno! Spostarsi è difficile per le condizioni delle infrastrutture, ci sono luoghi difficili da raggiungere. Non ci sono ferrovie e le strade non sono asfaltate: basti pensare che da Puerto Cabezas a Managua, che distano circa 500 km, ci vogliono 2 giorni di viaggio.

In ogni caso dobbiamo essere ottimisti , pensiamo che è una società molto rurale, dove i bambini giocano ancora per le strade, e ci sono sempre giocatori di talento nonostante le condizioni difficili“.

Qual è il livello del campionato?

“Il campionato di prima divisione è dominato dal Real Esteli, che è il club più strutturato: ha un organico al di sopra della media ed è ben diretto, sia tecnicamente che amministrativamente .

Alla prima divisione quest’anno partecipano 10 squadre (l’anno scorso 8) e si svolge in due campionati brevi: Apertura e Chiusura .

Il Real Estelí gioca la Coppa CONCACAF, equivalente della Champions. I loro risultati migliorano sempre e i tifosi sono sempre più entusiasti della squadra . Altre squadre tradizionali sono il Diriangén di Diriamba e il Walter Ferreti , che ha fatto uno sforzo per essere un’alternativa credibile al Real Estelì”.

Il calcio è seguito?

“Il popolo del Nicaragua segue da vicino il campionato spagnolo e quelli centroamericani. Anche la Champions è molto seguita. Gli appassionati di calcio conoscono più quello che succede in quei campionati che ciò che sta accadendo in Nicaragua, purtroppo. Non sono molti i media che sostengono il calcio (il baseball è molto più seguito dalla stampa)”.

A che livello può arrivare la nazionale secondo te?

“Come ho detto prima, la nazionale non può smettere di sognare e di sperare che, a poco a poco, saremo in grado di colmare il divario con le altre rappresentative della zona. Il massimo sarebbe quello di giocare un Mondiale, maschile e femminile, ma oggi è una meta irraggiungibile. Abbiamo bisogno di rinnovare la nazionale, elevare il livello tecnico e la qualità degli allenamenti, svolgere ritiri e disputare più incontri per far acquistare maggiore esperienza internazionale ai nostri giocatori. Tutto passa per i finanziamenti, purtroppo!”

Un’ultima domanda: quali sono stati i momenti più belli vissuti con il Nicaragua?

“Dato che sono qui da poco tempo, quello che ricordo con maggior piacere è il ritiro per la coppa UNCAF della selezione maggiore, in cui tutti i giocatori hanno profuso un grande sforzo e siamo arrivati vicini a qualificarci per la Gold Cup. Quei giorni sono stati davvero intensi e ci siamo comportati davvero bene; purtroppo non siamo riusciti a raggiungere quell’obiettivo”.

Io sono sicuro che, con la determinazione e la voglia di sognare di Ramon, un giorno non lontano quella qualificazione arriverà.

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