Calcio
Champions League: Carlo Ancelotti e il suo Real Madrid alzano al cielo la Coppa
Per la finale della massima competizione continentale di calcio, lo spettacolo parte con oltre mezz’ora di ritardo: lo Stade de France, per motivi di sicurezza, si riempie molto lentamente, perchè l’arrivo in ritardo di un importante numero di tifosi inglesi, suggerisce molta prudenza nelle operazioni di ingresso (anche dopo il fischio iniziale molti tifosi del Liverpool, rimarranno in attesa di prendere posto nel’arena parigina). Ma il colpo d’occhio che lo stadio ci presenta, televisivamente parlando, è qualcosa di fantastico.
In questa straordinaria finale, solo un piccolo spicchio d’Italia e uno, ancor più piccolo, di Bologna: Carlo Ancelotti, alla sua quinta finale di Champions League, di cui tre vinte (con il Milan nel 2003 e nel 2007 e con il Real nel 2014, contro l’Atletico Madrid, dove giocava il giovanissimo Thibaut Courtois, oggi estremo difensore del Real) e le casacche azzurre degli arbitri della bolognese Macron.
In principio è solo Liverpool, folate offensive e solidità difensiva, il Real è quasi spettatore inerme, poi un palo di Sanè sveglia i Blancos che, timidamente, provano ad avanzare il baricentro, ma la palla (e il gioco) rimangono in mano agli uomini di Klopp.
Poi al 43simo, succede di tutto nell’area inglese: errore di comunicazione fra Allison e Konatè e Benzema (e chi se no?) insacca dopo un batti e ribatti, ma l’arbitro francese Turpin, supportato dal Var, annulla per fuorigioco.
Il secondo tempo ricomincia, ma la musica e gli orchestrali rimangono sempre i giocatori del Liverpool, almeno fino al 13simo, quando lo spartito cambia: il madridista Valverde galloppa sull’out di destra si accentra e crossa rasoterra, Benzema buca, ma arriva, a rimorchio, Vinicius che batte imparabilmente Allison.
Il risultato che non ti aspetti, ma qui non si tratta di fortuna, quella che la vulgata attribuisce ad Ancelotti.
Il gol rimane un assolo e la sinfonia rossa continua, per quanto stonata e sterile: Salah è il più arrembante della Banda Klopp, ma un reattivissimo Courtois prima manda in angolo un tiro a giro dell’egiziano, poi lo mura quasi sulla linea di porta e infine, all’80simo, si produce un intervento di spalla su Salah lanciato a rete, salvando la porta dei blancos.
Il destino (e la fortuna) arride a Carlo Ancelotti e a quel pezzo di Italia calcistica che rappresenta: per la seconda volta in finale (quattordicesima in totale per le Merengues), il Real Madrid vince la Champions League contro il Liverpool (nel 2018 era successo a Kiev, oggi martoriata da una guerra infausta) e Ancelotti, da allenatore, porta a casa la sua personale quarta “Coppa con le grandi orecchie”.
Ma ad un allenatore così, perchè non si propone il ruolo di commissario tecnico?
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