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Calcio

Christian Karembeu, l’uomo medio al momento giusto – 07 Apr

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Anche se ad inizio carriera prometteva di essere un potenziale campione, con il proseguo della carriera Christian Karembeu si rivelò essere un giocatore poco più che discreto: il calcio è pieno di queste storie, dove il potenziale fenomeno si rivela giocatore normale e finisce per vivacchiare nelle retrovie del grande circo del pallone, portando avanti la sua onesta carriera ma senza la speranza di alzare quei trofei che tutti sognano da bambino.
La storia di questo poderoso centrocampista nato in Nuova Caledonia ma cresciuto calcisticamente in Francia, però, è andata in maniera leggermente diversa: Karembeu infatti non è diventato un campione di tecnica ne è stato il perno di una qualche squadra o il pallino di un allenatore, eppure è riuscito a vincere tantissimi trofei tra i più importanti al mondo diventando a modo suo un icona contemporanea.
Vediamo quindi la storia di Christian Karembeu, l’uomo giusto medio al momento giusto.

Cresciuto calcisticamente nel florido vivaio del Nantes – che ha lanciato tra l’altro gente come Desailly e Deschamps – Karembeu esordisce appena ventenne in Ligue 2. La prima stagione gioca ovviamente poco, mentre nella seconda è stabilmente tra i titolari, imponendosi all’attenzione del pubblico francese: in un centrocampo colmo di piedi fini (tra cui l’elegantissimo regista Pedros, anch’egli promettente ma che si brucerà brutalizzato da una tremenda stagione in Italia con le maglie di Parma e Napoli) lo si può notare non soltanto per le pittoresche treccine ma anche per la grande furia agonistica e per l’inesauribile fiato, che ne fa un elemento prezioso del Nantes che raggiunge la promozione in massima serie e poi nel giro di quattro stagioni vince una Coppa di Francia, un Campionato ed arriva alle semifinali di Champions League.

E’ una squadra, quel Nantes, che gioca bene e vanta numerose potenziali stelle – oltre a Karembeu e Pedros, si fanno notare anche il duo offensivo composto da Loko e Ouédec e i centrocampisti Ndoram e Makelele futuro pilastro di Real Madrid e Chelsea – quindi i presupposti per un periodo aureo per “Les Canaris” ci sono tutti. Invece una crisi finanziaria investe il club, e appena dopo la gloria arriva il declino: tutti i calciatori di spicco partono nel giro di un paio di stagioni, e la maggior parte di loro perderà il treno senza più riprenderlo. Uno dei primi a partire è Karembeu, ceduto alla Sampdoria, in Italia, per l’allora modesta cifra di 7 Miliardi di Lire.
Nonostante nelle ultime 4 stagioni sia stato titolare inamovibile di una delle migliori squadre francesi, la consueta “miopia da oltreconfine” di tifosi e addetti ai lavori italiani fa risultare “il Canaco” (dal nome con cui vengono chiamati gli indigeni della Nuova Caledonia) una scoperta inattesa. Sono ancora gli anni in cui Karembeu promette, e promette bene: l’impatto con il calcio italiano è ottimo, e nella prima stagione il buon Christian (spostatosi all’ala destra dal ruolo originale in mediana) stupisce tutti con la sua corsa e con la sua potenza, togliendosi anche lo sfizio di segnare ben 5 reti, tante quante ne aveva segnate nelle cinque stagioni al Nantes in Francia. Quando si dice che da noi le difese sono più arcigne, forse, si commette peccato di superbia. 
Ma insomma, Karembeu è forte davvero, e la Sampdoria, che ha appena concluso un deludente “Gullit-bis”, sembra averne trovato il clone, anche se qualche dubbio sull’effettiva finezza dei piedi potrebbe venire; memorabile a tal proposito la rete che realizza contro la Fiorentina, un tiro dalla linea di fondo campo che tutti pensano essere stato semplicemente un cross sbagliato ma che il canaco rivendica come cercato, voluto personalmente.
Karembeu gioca bene anche nella seconda stagione in blucerchiato, e alla fine di questa passa al club più titolato del Mondo: il Real Madrid, che lo acquista a suon di miliardi.
Siamo nel 1997, ed è qui che la carriera di questo calciatore compie un involuzione-evoluzione incredibile.
 
Giunto in una squadra di autentici assi del pallone (Roberto Carlos, Redondo, Raùl, Suker, Mijatovic, Hierro solo per citarne alcuni) Karembeu fa comprensibilmente fatica a conquistare un posto da titolare: il tecnico Heynckes (lo stesso che la scorsa stagione ha vinto tutto con il Bayern Monaco) lo vede fondamentalmente come un jolly di lusso, e a fine stagione il canaco ha messo insieme appena 16 presenze di cui diversi subentri. Poco male, poiché se il Real in campionato ottiene un deludente 4° posto, fuori dalla Spagna vince la Champions League e la Coppa Intercontinentale, trofei che arricchiscono la bacheca di Karembeu.
Nell’estate del 1998 si giocano i Mondiali in Francia, ed il CT Jacquét quando stila la lista dei suoi 23 uomini inserisce tra questi anche il centrocampista del Real, anche se appunto non è stato poi così incisivo con il club. Poco male, sarà merito di Jacquét o l’entusiasmo di giocare un Mondiale in casa – anche se molti diranno che “sarà merito dei compagni di squadra” – fatto sta che Karembeu è un punto quasi fermo della Nazionale che vince i Mondiali, i primi della sua storia, giocando pure la Finale contro il Brasile da titolare.
E’ un canaco ritrovato e motivato quello che si prepara quindi ad affrontare la seconda stagione con i “Galacticos”: stavolta l’allenatore è Guus Hiddink, un altro santone delle panchine, che crede in Karembeu. Peccato che la dirigenza creda poco in Hiddink, e così arriva il licenziamento del tecnico olandese, che viene sostituito dal gallese Toshack: e sarà un caso, ma nella stagione in cui Karembeu gioca di più (20 gare) il Real non vince niente.
L’ultima stagione in Spagna è ormai in “stile-Karembeu”: il centrocampista gioca poco e male, la squadra senza lui tra i piedi però vola. Arriva un altra Champions League, insperata dopo una partenza mediocre che costa il posto a Toshack, sostituito da Del Bosque, uno che lì inizia a farsi un nome nel calcio che conta.
La Francia Campione del Mondo
Karembeu lascia la Spagna dopo tre stagioni in cui ha vinto comunque 2 Champions League con il Club ed un Mondiale con la Nazionale. Ma non solo: nel 1996 è ormai un personaggio pubblico di un certo spessore, e rende invidiosi gli uomini di mezzo mondo sposando la bellissima modella slovacca Adriana Sklenarikova. Dopo tre anni così si può solo peggiorare, ma va addirittura peggio di quanto previsto: il Middlesbrough che lo ha ingaggiato, infatti, nonostante alcuni nomi altisonanti (oltre a Karembeu ci sono Alen Boksic e Paul Ince in squadra) conclude con un 14° posto un campionato a dir poco mediocre.
Non si sa bene se sia Karembeu a ritenere la squadra non alla sua altezza o il contrario, fatto sta che il francese (che nel frattempo ha perso sprint e ormai è tornato a giocare nel mezzo del campo) viene sbolognato senza troppi patemi ai greci dell’Olympiacos.
Non prima però di prendere parte alla spedizione con la Nazionale Francese agli Europei del 2000 che si svolgono in Belgio e Olanda: a differenza che nell’esperienza Mondiale, qui Karembeu gioca solo una gara (peraltro l’unica persa dai suoi, quando si dice il caso) ma i transalpini vincono anche questo trofeo ed il buon Christian è comunque campione.
Insomma, Karembeu è un vincente se non lo si è capito, e lo dimostra all’Olympiacos, dove gioca buone gare inframezzate da numerosi acciacchi ma è comunque parte integrante della squadra che con lui vince due Campionati consecutivi, mentre con la Nazionale si toglie la soddisfazione di vincere pure la Confederations Cup. La terza stagione non viene però alzato alcun trofeo, ed il nostro capisce che l’esperienza greca è terminata.
Ecco quindi le ultime tristi esperienze, Servette in Svizzera e Bastia in Francia, prima di appendere le scarpette al chiodo. L’ultima partita è un incontro tra una selezione delle isole oceaniche e la Francia Campione del Mondo del 1998, dove il canaco (che orgoglioso gioca con gli isolani) segna anche un gol su rigore. Diventa prima scout per il Portsmouth e poi per l’Arsenal, incarico prestigioso che però lascia nel giugno di quest’anno per diventare Direttore Sportivo dell’Olympiacos, dove evidentemente ha lasciato un buon ricordo.
Karembeu è stato un discreto giocatore, ma soprattutto una persona capace di farsi trovare sempre pronto le volte che è servito dimostrare qualcosa e che poi ha vissuto un po di rendita, guadagnando soldi, notorietà e trofei senza fare eccessivamente fatica.
Fuori dal campo è stato persona di successo a 360° e uomo vero e attaccato alle proprie radici, lo dimostrano gli sforzi per inserire una squadra della Nuova Caledonia nel campionato australiano ed il fatto che in 53 presenza con la Nazionale della Francia non abbia mai cantato l’Inno Nazionale, memore della persecuzione di cui fu vittima il nonno a inizio secolo, quando insieme ai membri della sua tribù venne esibito nei circhi transalpini come una sorta di bestia primitiva.
Certo si potrebbe dire che a così alti livelli calcistici non si arriva per caso o senza mezzi, ma per tutti Christian Karembeu sarà sempre un calciatore mediocre che si è ritrovato nel mezzo del successo e ne ha attinto senza merito. Del resto come chiamereste voi chi ha vinto 3 Scudetti, 2 Champions League, un Europeo ed un Mondiale di calcio senza essere mai stato protagonista?
L’uomo medio al momento giusto?
Appunto.

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