Calcio
Christmas Tale – Diallo
Diallo – Una racconto natalizio della rubrica “Christmas Tale”
Si chiama Diallo Alhassane, ha solo 17 anni, eppure alle spalle, come tanti suoi fratelli africani, ha una storia che molti di noi non hanno neanche alla fine di una vita intera. Si chiama Diallo, ha 17 anni. Rincorre un pallone con la maglia biancazzurra, non lontano da qui, nel Mezzolara calcio.
Viene dalla Guinea, proprio come Amadou che ha fatto fortuna e come tale è la stella cometa da inseguire, rincorrendo il sogno di diventare calciatore. 17 anni… Diallo ne ha trascorsi diversi facendo delle sue giornate lunghissimi tempi di attesa, inseguendo i sogni. Ma un bimbo che ne sa? cantavano i Nomadi. Chissà se se lo chiedeva anche Diallo quando, un giorno della sua vita, ha visto bene di fuggire da un destino limitato (se non segnato: suo papà deportato e ucciso proprio in uno stadio), per inseguire il sogno. Se ci pensate è proprio una storia di Natale… con il nostro protagonista errante a cui potete far indossare sia i panni del Giuseppe, sia quelli di un pastore o di un Magio. Di un re, Diallo, possiede il sorriso. Niente di più. Di un re, una volta venuto in Italia, ha conosciuto l’ok di un dirigente, a cui si era rivolto andando al campo di gioco con una sportina della spesa, di quelle ecologicamente deteriorabili dei supermercati. E con dentro un paio di pantaloncini, una maglietta, un paio di scarpini. Scarpini… si fa per dire.
Ci ha portato la foto della sua prima squadra, in Guinea, Diallo: gli occhi hanno la stessa espressione, ma è ai piedi che c’è la notizia, vista la… varietà di scarpe utilizzate per il gioco. Da le meno improbabili a vere ciabatte. Del resto, pelè raccontò che la sua prima squadra intingeva i piedi nudi nella vernice nera perchè le scarope erano obbligatorie… Diallo, dicevo, e il suo presepio. Diallo che ha seguito la sua stella cometa a piedi dalla Guinea, attraversando la Libia, sfidando il mare. Diallo che è arrivato in Italia, e non ha trovato il Messia. Diallo che è un rifugiato con la fortuna di essere minorenne. Con la fortuna di aver trovato una squadra. Con la fortuna di lavorare (intendiamoci: uno di quei lavori che gli italiani non vogliono più fare). Non importa.
Ho conosciuto Diallo in un grande emporio dello sport, in un giorno raggiante per lui. Aveva guadagnato i soldi per comperarsi i primi scarpini di calcio desiderati, di marca. Glieli avremmo volentieri regalati: ma nessuno più dei diseredati conosce il valore della dignità conquistata e dell’orgoglio. Se li è comperati lui, Diallo, gli scarpini. Si può dire arrivato, lui che vive in un Centro di Prima Accoglienza? Si può definire scampato, quando il cuore gli batte a mille per il destino non sempre felice della sua numerosa famiglia rimasta con mamma in Guinea? Si può dire che “il Presepio di Diallo” abbia già dentro la mangiatoia il suo Bambino?
Noi crediamo di no. Noi pensiamo che il pastorello venuto dalla Guinea debba ancora camminare, in questo nuovo mondo che lo ha accolto, ora sostenendolo e molto più spesso sopportandolo. Ma è a Diallo, sinceramente, e alla sua storia che mi sento di augurare con tutto il cuore possibile: Buon Natale, amico Diallo!
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