Calcio
Christmas Tales – Hearts-Hibernians, il derby di Capodanno
Hearts-Hibernians, il derby di Capodanno – Una racconto natalizio della rubrica “Christmas Tale”
E se lo chiamassimo No Football Day?
In un mondo in cui la marmellata calcistica è sempre più spalmata nell’intera settimana, anziché essere concentrata alla domenica, in occasione del Natale l’oramai incessante ticchettio del grande orologio del pallone si concede una giornata di meritato riposo.
Così, il 25 Dicembre, la sacralità degli stadi lascia il posto ad altre entità divine e, fatta una dovuta eccezione per alcuni paesi di matrice islamica e Israele, stato sulla carta multireligioso, ma prevalentemente ebraico, il mai sazio sistema depone cucchiai, forchette e coltelli a favore di una giornata di digiuno, in totale disgiunzione con noi comuni mortali, oggi chiamati a seppellire ogni buon proposito di corretta e sana alimentazione.
Eppure, contrariamente a quanto si possa pensare, questa tregua di Natale, opposta rispetto alla celeberrima pausa del 1914, in cui per un giorno le truppe inglesi e tedesche dimenticarono di essere fazioni opposte sul fronte per riscoprirsi amichevolmente rivali nel calcio, non pone le proprie radici nella tradizione storico-sportiva. Più volte infatti, in passato, i calendari dei diversi campionati hanno previsto partite da giocarsi proprio nel giorno presunto della nascita di Gesù.
Anche l’Italia, paese dalle forti tradizioni cattoliche, non fa eccezione: il campionato 1960/61, come, peraltro, da consuetudine, non conobbe né turni infrasettimanali né tanto meno stop per le festività. Ed oggi come allora, Natale e Capodanno caddero di domenica, cosicché le giornate numero 12 e 13 della Serie A si giocarono proprio nei suddetti giorni. Soltanto Lazio-Catania fu anticipata al 24 Dicembre: anche a causa delle pesanti pressioni provenienti dalla sede papale, si ritenne opportuno, almeno nella città vaticana, scindere i due eventi.
Diversa e da approfondire è la questione relativa al Regno Unito. Il 26 Dicembre, nei paesi aderenti al Commonwealth, coincide con il Boxing Day, festività storicamente dedicata ai regali verso i più poveri. Le quattro confederazioni calcistiche costituite oltre la Manica hanno colto la palla al balzo, istituendo un’intera giornata dedicata allo sport popolare per eccellenza, il calcio. Oggi, Inghilterra e Galles hanno conservato la tradizione di scendere in campo in occasione del giorno di Santo Stefano, mentre più radicale è la scelta per cui si è optato in Nord Irlanda: non solo si gioca, ma il calendario deve obbligatoriamente prevedere lo scontro tra Linfield e Glentoran, le due squadre dell’Ulster con il maggior blasone.
In Scozia, invece, per quanto i vari match si continuino a disputare a cavallo del Natale, già da tempo si prescinde dall’appuntamento fisso del 26. Il turno di campionato, difatti, ha sempre luogo durante il week-end, evitando comunque di disputare gare nel Christmas Day dal 1971 per quanto riguarda la massima serie, dal 1976 per quelle minori.
Ma anche in questo caso non può mancare un forte legame con la storia: dalla stagione 1919/20 al 1960/61, e poi ancora dal 63/64 al 75/76, la calendarizzazione delle giornate ha conosciuto un vincolo non indifferente. Non è esistito un Capodanno senza l’Edinburgh Derby, Heart of Midlothian contro Hibernian, a meno che questa data cadesse di sabato. Solo in questa eventualità, il derby si è giocato il giorno successivo, nella canonica Domenica.
Negli anni successivi, invece, si sono alternati periodi in cui si è giocato il New Year Derby ad altri in cui si è preferito dare la prevalenza all’aspetto della casualità. Al fine di accontentare ambo le tifoserie, vogliose di giocare nuovamente in data fissa, e rispettare le esigenze di calendario, si è optato per il compromesso, ancora attuale, secondo il quale le due compagini si affrontano alla prima domenica utile del nuovo anno.
A questo punto, vi chiederete quale sia il nesso logico tra le Christmas Tales e il Derby di Capodanno. Per farlo, bisogna risalire alle origini della storica rivalità tra le due squadre della capitale scozzese, risalente a più di un secolo fa. Il primo incontro tra Hearts e Hibs, rispettivamente rappresentanze della parte anglicana e cattolico/irlandese della città, ebbe luogo non il Primo Gennaio, ma il 25 Dicembre del 1875, presso il parco cittadino di Meadows, e vide vincenti i primi con uno striminzito 1-0.
Quando, nel 1890, nacque la Scottish Football League, soltanto gli Hearts ratificarono l’atto di fondazione. L’Hibernian, infatti, attraversava un periodo economicamente difficile, e per la prima iscrizione al massimo campionato nazionale bisognerà attendere il 1895. Negli anni, si sono susseguiti ben 304 incontri ufficiali, 274 in campionato e 40 nelle coppe nazionali, con 131 vittorie dei Maroons, i granata (storico colore di maglia degli Hearts) , 86 degli Hibs e 87 pareggi.
Curiosamente, però, i biancoverdi possono vantare il primato per quanto riguarda le dispute effettuate a Capodanno: 32-30 sui rivali. Nel 1919, infatti, la Federazione decise di celebrare il derby capitolino attribuendo ad esso un’aura di esclusività, tramite l’apposizione di una data fissa e festiva diversa dal turno di soli derby previsto tra Natale e Santo Stefano, già statuita in precedenza al fine di richiamare quanto più pubblico possibile. Sfogliando tra la rosa delle opzioni disponibili, scelta comune fu quella di optare per il Primo Gennaio, dando vita ad una storia per certi versi separata rispetto al campionato stesso.
A contribuire ad una vera e propria epopea, però, fu un episodio relativo al derby di Capodanno del 1940. I venti di guerra soffiavano forte sull’intero suolo europeo, e l’entrata in guerra della Gran Bretagna espose l’intera isola al rischio bellico. Il campionato venne immediatamente sospeso e le squadre suddivise in due gironi regionali, così da facilitare gli spostamenti interni. Ancora una volta, comunque, Hibernian – Heart of Midlothian fu fissata per il primo giorno del nuovo anno.
Per permettere alle truppe presenti oltre la Manica di seguire la partita, fu prevista la diretta radiofonica sulla BBC. Ad ascoltare, però, non era solamente l’esercito inglese. La Luftwaffe, sezione aeronautica dei corrispondenti tedeschi, scandagliava quotidianamente le frequenze radio alleate al fine di carpire ogni informazione utile per preparare un invasione in terra britannica.
Bob Kingsley, radiocronista designato, si trovò di fronte il più arduo dei compiti: raccontare una partita impossibile da vedere. Sull’Easter Road, stadio di casa degli Hibs, calò infatti una nebbia fittissima, e la visibilità dagli spalti si limitava alla fascia più vicina.
Rinviare la partita? Impossibile. I tedeschi avrebbero saputo immediatamente del mancato svolgimento causato dalle condizioni avverse, mettendo in moto gli aerei in direzione nord-ovest. Uguale sarebbe stato il destino nel caso in cui il commentatore avesse citato la nebbia nella cronaca della gara, mandando letteralmente al macero i propri connazionali. Un geniale Kingsley non solo parlò ininterrottamente per 90 minuti, narrando in gran parte di eventi diversi da quelli accaduti sul terreno di gioco (o per meglio, dire, se li inventò), ma non parlò neanche minimamente della scarsa visibilità. Finendo per essere, indirettamente, un vero e proprio eroe di guerra.
Ah, dimenticavamo: gli Hearts vinsero 6-5. Ma per questa volta, il risultato non fu la cosa più importante.
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