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Calcio

COPA AMERICA – Messi, l’onnipotente. Uruguay shock: eliminato dalla Colombia ai rigori

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Messi. Messi. Lionel Messi. Avremo sentito, letto oppure visto di questo giocatore, fuori da ogni limite umano, almeno un miliardo di volte. Eppure non smette mai di stupire nessuno. Nemmeno a 34 anni. Lo show dell’Argentina di Messi porta l’albiceleste in semifinale, dove incontrerà una Colombia che, meritatamente, elimina un Uruguay a fine ciclo.

D10S. L’Argentina è un paese di grande fede cattolica e in quanto tale crede in un solo essere detentore dei cieli. Negli ultimi quarant’anni questa fede è mutata a quelle latitudini. Come se non ci possa essere un solo onnipotente. Gli argentini per non essere blasfemi (dato che il pontefice è di origine argentina) etichettano i due più grandi della storia del pallone con una targhetta: D10S. Diego e Leo. Il primo è stato, per certi versi, l’eroe nazionale di un popolo dimenticato da tanti e voluto da pochi. Il secondo è la rappresentazione in un campo da calcio di Pablo Picasso. La prestazione di ieri è una Guernica in movimento: leggera ma devastante. L’Argentina illumina con un giocatore superiore e una rosa di grandi palleggiatori che fanno da sfondo al “diez”, come se fossero degli adepti per il profeta. La partita con l’Ecuador è in discesa dal 40′, quando Messi raccoglie un pallone respinto e lo consegna all’accorrente Rodrigo De Paul per il tap-in del vantaggio (primo gol in nazionale). nella ripresa l’Argentina tarda a chiudere i conti e corre qualche brivido di troppo, fino al pasticcio dell’Ecuador che arriva all’84’ e la rete di Lautaro su servizio in camera di Messi. La nazionale di Alfaro crolla e al 92’ arriva una punizione dal limite dell’area, che per Messi significa uno splendido 3-0 all’incrocio e il quarto centro personale nel torneo, almeno il doppio di ogni altro giocatore. Leggenda di questo sport.

SOY UN CAFETERO. “Il primo che sbaglia va a casa. Va bene?”. Queste probabilmente le parole dei due capitani prima del fischio d’inizio. Si perché per il resto del match c’è da dire poco. Due squadre che giocano un calcio speculare, figlie di tante paure e poca creatività. Un peccato se si pensa che solamente i due reparti offensivi offrono giocatori come Cavani, Suarez, Muriel e Zapata. Il primo tempo è combattuto e non regala azioni agli highlights, salvo per un tiro potente proprio di Muriel che sfila a lato. Nella ripresa vincono “ai punti” i Cafeteros con un paio di azioni che mettono in difficoltà Muslera. La contesa finisce ai rigori con una grossa differenza: la Tricolor di Rueda non ne sbaglia nemmeno uno, mentre la Celeste del maestro Tabarez, in evidenti difficoltà fisiche, paga gli errori di José Gimenez e Matias Vina. Eroe di giornata, ovviamente, David Ospina che con i suoi guantoni elimina la Celeste e riporta la Colombia tra le top 4 del calcio sudamericano dopo un decennio. Adesso in semifinale i Cafeteros aspettano Messi e compagni, ma occhio a darli per spacciati!

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