Calcio
COPA AMERICA – Messi sei la storia! Nella notte del “fideo”, l’Albiceleste batte il Brasile 1-0
“Brasil, decime que se siente. Tener en casa a tu papá, te juro que aunque pasen los años, nunca nos vamos a olvidar. Que el Diego los gambeteó. Que el Cani los vacunó. Que están llorando de Italia hasta hoy. A Messi lo vas a ver, la Copa nos va a traer. Maradona es más grande que Pelé”.
Nel 2014, nel mondiale brasiliano, gli argentini giocavano al Maracanà la finale del mondiale contro la Germania del “Mineirazo”. I tifosi argentini, fuori dal Maracanà, cantavano questo coro davanti a tutti i brasiliani presenti. Messi porterà la coppa a casa, dicevano. Alla fine si sbagliarono, ma in un certo senso questo coro si è rivelato profetico, perché dopo sette anni da quella finale persa, l’Argentina torna al Maracanà, ma questa volta vince. E Messi può finalmente gioire con la sua Argentina.
TANGO. Brasile contro Argentina. Non è una è partita. È un ballo ritmato da tunnel e calci sulle caviglie. Poteva essere samba a Rio, ma invece è diventato “Tango a Rio”. Un “Maracanazo argentino”. L’Argentina non vinceva la Copa America dal 1993 – ai tempi si giocava in Ecuador e davanti la prima punta era un giovanissimo Gabriel Omar Batistuta – e negli ultimi 14 anni quella Coppa è sfuggita per tre volte: sempre ad un passo dal traguardo (2007, 2015 e 2016).
Nessuna novità nell’iniziale undici verdeoro rispetto alle previsioni della vigilia, con Lodi per l’acciaccato Alex Sandro e le conferme di Paquetà ed Everton. Le sorprese le regala invece il c.t. argentino Scaloni, che, oltre ad azzardare il rilancio di Cristian Romero al centro della difesa, nonostante le precarie condizioni dell’atalantino, presenta altre quattro variazioni rispetto alla formazione che superato la Colombia in semifinale: Montiel per Molina, Acuna per Tagliafico, Paredes per Rodriguez e Di Maria per Gonzalez. Bene. Il piatto è ricco per una partita che ha tutti i presupposti per entrare nella storia. Messi contro Neymar a Rio.
IL DESTINO DEL FIDEO. Pechino 2008. Di Maria viene lanciato in campo aperto da Leo Messi e davanti al portiere nigeriano si inventa un pallonetto dolcissimo, che gli regala la medaglia d’oro di quella Olimpiade. “El fideo” è un giocatore amato in Argentina, perché ricorda un qualsiasi argentino della classe medio-bassa. Fragile ma pieno di talento. La sua carriera è straordinaria, ma anche lui come Messi soffre quella coppa che non riesce a vincere con la nazionale. Insieme a Messi è protagonista di questo decennio argentino, ma problemi muscolari (unico punto debole della sua carriera) gli toglieranno le finalissime del 2014, 2015 e 2016. Siccome il destino nel calcio sa essere ciclico, a Di Maria viene concessa una nuova chance: al 21’ un preciso lancio di 40 metri di De Paul per Di Maria, controllo di sinistro e morbido pallonetto che non lascia scampo a Ederson. Come nel 2008. E come a Pechino sarà quello il gol decisivo. Per la gioia di tutta la sua città natale, la stessa del fenomeno con la “diez”. Rosario.
È TUA LEO, TE LO MERITI. Onore ad un grande Brasile, che ha giocato un super torneo, ma che ha peccato nell’essere troppo europeo e poco brasiliano, fatta eccezione della sua stella: Neymar. Invece si merita i complimenti Leo Messi. Più di tutti. 4 gol e 4 assist. Trascinatore di una squadra, che contro tutto e tutti è riuscita a sovvertire i pronostici del caso dando prova di essere una grande squadra. La partita è stata ricca di falli e di belle giocate, i giocatori in campo hanno lasciato il sangue in campo, ma la scena da brividi è arrivata al triplice fischio. I giocatori argentini si buttano per terra dalla gioia. Sanno di aver fatto la storia. Ma poi succede qualcosa di unico. Tutti corrono subito da un giocatore, lo abbracciano. È Leo. Tutti sanno quello che il numero dieci ha passato negli ultimi 15 anni e lo sommergono, quasi a ricordarci la sofferenza di un uomo che più di tutti ha cercato questa coppa. Da grande amante di questo gioco posso dire solo una cosa: te lo meriti più di tutti e da oggi sei la storia del calcio. El màs grande!
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