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Calcio

Coppa d’Africa 2024 – Dalle stalle alle stelle

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Fonte: Bologna FC

Ci sono certe spedizioni che sembrano maledette. In cui tutto va male e ogni ingranaggio sembra non andare a ritmo con gli altri. Poi qualcosa gira e all’improvviso è un fiume in piena. Una cascata che deborda. In quel momento il finale è scritto. L’Italia ai mondiali del 1982, ne è solo l’esempio più eclatante. Ma il viaggio di cui parliamo ha una storia diversa, più simile all’ultima Champions League vinta dal Real Madrid. C’è dentro un sentore mistico. 

Perché la Costa d’Avorio contro ogni possibile situazione, con una forza che solo il pubblico ha saputo dare. Si è portato a casa la coppa.

La Coppa d’Africa 2024, dopo il consueto cambio di sede in corsa, si tiene in Costa d’Avorio e, viste le condizioni meteo difficili dei mesi estivi nel paese viene posticipata da fine giugno e inizio luglio verso un più consono lasso di tempo compreso tra gennaio e febbraio. 

Le superpotenze ci sono tutte. La favorita d’obbligo della competizione è il Marocco, prima squadra africana ad arrivare ad una semifinale mondiale nell’edizione qatariota del 2022. Ma il Senegal, campione in carica, e la Costa d’Avorio padrona di casa partono per vincere. 

Gironi eliminatori 

E sono proprio gli Elefanti a far girare la prima palla della competizione in un girone, il Gruppo A, che sembra avere due squadre nettamente superiori alle altre: i padroni di casa e la Nigeria. Così è, ma solo per i primi novanta minuti. La Costa d’Avorio è allenata da Jean-Louis Gasset, allenatore francese noto soprattutto per le esperienze in patria, e nella prima gara ha vita facile contro la Guinea-Bissau. 2-0 senza sforzo. La gara è subito in discesa fin dalle prime battute. Gli Elefanti ci mettono appena quattro minuti a sbloccare l’incontro. La firma d’autore è di Seko Fofana, centrocampista con un passato anche con la maglia dell’Udinese, che raccoglie palla al limite dell’area, protegge con il fisico e lascia partire una sassata all’incrocio che non lascia scampo al portiere guineano. Nella ripresa chiude la gara il centravanti della Stella Rossa, Krasso, che trasforma in oro una palla sporca con un gol bello sì, ma propiziato da una difesa morbida degli ospiti. 

Nell’altra gara del girone la Nigeria sbatte sull’ostacolo Guinea Equatoriale e fa 1-1. La seconda giornata capovolge completamente gli equilibri della competizione. La Guinea Equatoriale si prende una bella fetta di qualificazione battendo i cugini della Guinea-Bissau per 4-2. Il mattatore della sfida è Emilio Nsue, giocatore in forza all’Intercity nella terza divisione spagnola, che domina la gara con una tripletta. Ma è solo un antipasto dell’ultima giornata. Già perché la Nigeria batte di misura prima gli ivoriani e poi i Licaoni, fanalino di coda del girone e si qualifica. Diventa decisiva la gara del 22 gennaio, ma la Guinea Equatoriale trionfa. Finisce 4-0 e Nsue realizza una doppietta. E la federazione ivoriana non ci sta. Nonostante la squadra riesca ad agguantare un posto agli ottavi di finale come migliore terza in extremis, i vertici federali optano per un clamoroso ribaltone. Esonerato Gasset, tentano di ottenere un inedito prestito di Hervè Renard per il proseguimento della competizione. Il tecnico della nazionale francese femminile si mostra disponibile, ma la FFF pone il veto. Quindi, per la fase ad eliminazione diretta, siede il vice Emerse Faè.

Il Girone B è un altro convoglio di sorprese. Le due grandi favorite sono le compagini di Egitto e Ghana, ovviamente. Ma già dalla prima giornata si capisce che gli equilibri di questo gruppo saranno ben diversi dai pronostici. Nella prima partita i Faraoni starebbero per andare incontro ad una sconfitta epocale, ma Salah dal dischetto al 97’ fissa il risultato sul 2-2 contro il Mozambico. Anche l’altra gara viene decisa da una rete nel recupero, ma in questo caso è un gol-vittoria e a realizzarlo è Rodrigues che annulla il pareggio di Dijku e regala a Capo Verde un successo storico. Sa tanto di spareggio, quindi, la gara fra Ghana ed Egitto della seconda giornata, ma il 2-2 che ne viene fuori non serve a nessuno, anzi concede a Capo Verde, con la vittoria per 3-0 ai danni del Mozambico, di qualificarsi già aritmeticamente. Le due partite dell’ultima giornata chiudono drammaticamente i giochi con il medesimo risultato. Per le Black Stars sembra tutto fatto al 70’ contro Mozambico. Jordan Ayew è glaciale in entrambe le occasioni dal dischetto e il Ghana si sente già qualificato. Ma mai dare per vinto il cuore di un paese africano e nel recupero accade il patatrac. Al primo minuto oltre il novantesimo un altro rigore, calciato da Catamo, concede speranza ai Mamba. Speranza che si trasforma in catastrofe, dal lato ghanese, quando Reinildo, difensore dell’Atletico Madrid, stacca più in alto di tutti e impatta il 2-2 condannando il Ghana ad una bruciante quanto inaspettata eliminazione. Nell’altra partita all’Egitto tocca la stessa sorte, ma i Faraoni in qualche modo restano in piedi. Avanti gli Squali Blu al 46’ con il gol di Tavares che si gira in un fazzoletto e mette la palla in buca d’angolo. Reazione egiziana immediata ad inizio ripresa con Trezeguet che chiude un bel triangolo in area e fredda Vozinha. Il finale è fantascientifico. Al 93’ arriva la rete di Mohamed che controlla in corsa una palla che gronda speranza e supera il portiere con uno splendido pallonetto. Sembra fatta. Ma se qualcosa ci ha insegnato questa competizione è che bisogna giocare sempre fino al triplice fischio. Vero, perché al 99’ quasi senza più energia, senza che ce ne fosse realmente bisogno, Texeira raccoglie una respinta pigra del portiere, danza come un funambolo in area piccola e scarica in porta il gol che vale il 2-2. Un epilogo da mozzare il fiato, ma che vale la qualificazione per entrambe le squadre.

Il Girone C è l’unico che rispetta veramente i pronostici. Padrone assoluto del gruppo è il Senegal. I Leoni della Teranga sono una vera e propria corazzata. Nessun giocatore impegnato in patria, con la maggior parte con un passato o un presente in top club europei. E infatti fanno en-plein. 3-0 al Gambia, 3-1 al Camerun e 2-0 alla Guinea. Primo posto senza sforzo. Camerun e Guinea si dividono la posta nello scontro diretto e battono il Gambia. La classifica, lineare, dice 9 4 4 0. E per tutte e tre le compagini c’è un posto agli ottavi di finale. 

Il Girone D vede un’altra eliminata di lusso: l’Algeria di Djamel Belmadi. Le Volpi del Deserto non sono più la squadra di primissimo livello dei primi anni ‘10, ma ciò non giustifica la catastrofica apparizione a questa edizione della Coppa d’Africa. 

Il gruppo è uno dei più affascinanti della competizione. Le altre squadre sono l’Angola, che torna nel massimo torneo continentale dopo tredici anni dall’ultima volta; il Burkina Faso, con in panchina un altro eternauta del calcio francese e africano come Hubert Velud; e poi la Mauritania, ai nastri di partenza indicata come una delle formazioni più deboli, ma il cui commissario tecnico, Amir Abou, può vantare due partecipazioni consecutive al trofeo con le nazionali, non certo di primissimo livello, delle Comore e, appunto, della Mauritania. L’Algeria nelle prime due gare è trascinata dal proprio centravanti Bounedjah. Nella prima gara contro l’Angola segna il gol del vantaggio e, alla seconda giornata, tira fuori dai guai i compagni con la rete del pareggio nel recupero contro il Burkina Faso. Ma che sia una competizione maledetta per i nordafricani lo si capisce definitivamente nell’ultima gara quando, contro ogni possibile previsione, la Mauritania vince di misura e stacca un incredibile passaggio del turno come migliore terza, alle spalle di Angola, 7 punti, e Burkina Faso, 4 punti.

Il Girone E esprime un altro impronosticabile verdetto: la Tunisia di Jalel Kadri dice subito addio alla competizione. Come migliore terza si qualifica un’altra Cenerentola di questo straordinario torneo: la Namibia. I Guerrieri Coraggiosi sono guidati in panchina da Colin Benjamin, commissario tecnico forte di una discreta carriera in Germania da giocatore. La sua non è una formazione di grande talento, ma il tutto è compensato da un grandissimo spirito. Nella prima giornata battono 1-0 la Tunisia con un gol di Hotto a due minuti dal novantesimo. La rete, arrivata grazie ad un bellissimo inserimento del numero 7, regala la prima storica vittoria in Coppa d’Africa alla squadra namibiana. Oltre che storica la vittoria, però, è anche fondamentale in ottica qualificazione perché, dopo aver perso contro il Sudafrica per 4-0 alla seconda giornata, la squadra di Benjamin pareggia a reti bianche contro il Mali e si guadagna un posto agli ottavi di finale. La testa del gruppo se la prendono proprio i maliani grazie alla vittoria contro i Bafana Bafana e al pareggio contro le Aquile di Cartagine.

Il Girone F ha un padrone incontrastato. Il superfavorito Marocco passa il gruppo da primo senza patemi, il mezzo passo falso contro la Repubblica Democratica del Congo, 1-1, serve solo ai Leopardi per guadagnare il punto decisivo per qualificarsi con tre pareggi. Zambia e Tanzania si annullano a vicenda e vengono eliminate.

Ottavi di finale 

Si arriva così agli ottavi di finale. 

L’Angola non fa sconti e mette fine al sogno namibiano con un rotondo 3-0 mai veramente in discussione. Le Antilopi Nere rischiano qualcosa all’inizio quando, complice un controllo scellerato di Gaspar, Neblù esce dall’area e tocca il pallone con le mani. L’inferiorità numerica dura pochissimo però e, in dieci contro dieci, la squadra di Gonçalves non fa sconti.

Il derby delle Guinee vede la Guinea Equatoriale lasciare la competizione per un gol segnato fuori tempo massimo da Bayo. Il quale, al 98’, attacca splendidamente il primo palo e incorna la palla del passaggio del turno.

Il Mali fatica, ma riesce a venire a capo del Burkina Faso per 2-1 e Capo Verde continua a scrivere la sua favola, battendo 1-0 la Mauritania.

Gli altri ottavi di finale, invece, interessano le superpotenze. 

La Nigeria affronta il Camerun in una gara dai grandi connotati tecnici. Finisce 2-0 per le Super Aquile grazie ad una doppietta di Lookman. Il primo gol è propiziato da uno scippo di Osimhen che ha la lucidità di aspettare l’arrivo del compagno di reparto che calcia trovando il vantaggio con la collaborazione di un non certo irreprensibile intervento del portiere. E al 90’ è ancora l’attaccante dell’Atalanta a chiudere i conti con un destro forte che piega le mani di Ondoa.

L’Egitto abbandona la competizione in favore di una RD Congo che ha la meglio sui Faraoni ai calci di rigore. Dopo l’1-1 dei tempi regolamentari e supplementari non è, però, una lotteria abituale. Dopo i primi sedici penalty due soli errori, il secondo tiratore di entrambe le squadre. Arriva, quindi, il momento più emozionante. Dal dischetto, per l’Egitto si presenta il portiere Abou Gabal il cui destro scheggia la traversa e finisce fuori. Più freddo è l’altro estremo difensore, Lionel M’Pasi, che fa fede al suo nome e regala i quarti di finale alla squadra congolese.

Decisivi i tiri dal dischetto anche nell’ottavo di finale più blasonato del tabellone. Il 29 gennaio si sfidano i campioni uscenti del Senegal e i padroni di casa della Costa d’Avorio. Inizio lampo dei Leoni della Teranga che dopo poco più di tre minuti sono già in vantaggio. Manè mette un cross dal fondo quasi alla cieca e trova Diallo libero a centroarea. L’attaccante è bravissimo nel controllare di petto e scaricare in porta un sinistro debordante. La gara è divertente, ci sono occasioni da una parte e dall’altra. Prima Manè sfiora il palo e poi Mendy deve superarsi per sventare un’azione di contropiede. Quando ormai ci avviciniamo al triplice fischio, gli Elefanti dimostrano di essere durissimi a morire e, dopo un consulto traboccante di speranza al VAR, trovano il pari dagli undici metri con Kessie. Nei supplementari succede poco e si va ai rigori. La sequenza è la più precisa della competizione e premia i padroni di casa, 5-4 il risultato finale, con l’errore di Niakhatè che condanna il Senegal ad una prematura eliminazione. 

L’ultimo ottavo di finale è quello che riserva la più grande sorpresa. Il favoritissimo Marocco viene eliminato dal Sudafrica in una gara in cui i Bafana Bafana non demeritano mai. Rischiano qualcosa, ma quando al 57’ Makgopa scatta sul filo del fuorigioco e batte Bounou, il risultato non è bugiardo. I Leoni dell’Atlante, però, non ci stanno e si gettano in avanti alla ricerca del pari. L’occasione, clamorosa, arriva al minuto 85 con uno dei giocatori simbolo della squadra. Achraf Hakimi, però, dal dischetto scheggia la traversa e spedisce fuori il pallone e tutte le speranze di qualificazione della squadra marocchina. Nel finale c’è anche spazio per la perla di Mokoena che, direttamente da calcio di punizione, mette in ghiaccio un successo sensazionale.

Quarti di finale 

I quarti di finale sono a due facce. Da una parte una coppia di partite da mozzare il fiato, dall’altro due vittorie di misura, ma senza eccessivi patemi. La RD Congo fa il suo dovere ed estromette il Mali con un rotondo 3-1; mentre la Nigeria deve fare i conti con una coriacea Angola, ma il solito gol di Lookman assicura un posto in semifinale alle Super Aquile. Le altre due gare, invece, sono tutta un’altra storia. Sfida incredibile fra due delle grandi sorprese del torneo: Capo Verde e Sudafrica. La gara è fisica e non particolarmente brillante. Sembra uno 0-0 scritto. Così è infatti, ma per portare la gara ai supplementari Williams deve tirare fuori dal cilindro una parata strepitosa. Gilson Tavares lanciato in campo aperto a tu per tu col portiere fa il meglio che può scaricando il destro di prima intenzione, ma il portiere dei Bafana Bafana tocca quel tanto che basta per mandare la palla sulla traversa e la sua squadra all’extra-time. Non passano neanche centoventi secondi che stavolta è Vozinha a prendersi la scena. Due grandiose parate del portiere capoverdiano tengono a galla gli Squali Blu: la prima, di puro istinto, a coprire lo specchio; la seconda, un colpo di reni impressionate che toglie la palla dalla porta dopo che il colpo di testa era stato schiacciato a terra. Che fosse la serata dei portieri lo si era capito, ma è in particolare l’estremo difensore sudafricano a regalare ai suoi un meraviglioso passaggio del turno. Ai rigori il risultato finale è uno striminzito 2-1, merito proprio di Williams che imita Helmut Duckadam. Nella finale di Coppa dei Campione del 1985 il portiere rumeno aveva neutralizzato tutti e quattro i calci di rigore calciati dal Barcellona, regalando la prima storica coppa continentale allo Steaua Bucarest. Allora il Corriere dello Sport aveva titolato “Superman è rumeno”. Frase che può essere rivisitata, tanti anni dopo, in “Superman è sudafricano” perché Williams ne para quattro su cinque e in semifinale ci vanno i Bafana Bafana.

L’ultimo quarto, però, non è da meno a livello di emozioni. I padroni di casa della Costa d’Avorio dimostrano di avere un’aura di invincibilità che li accompagna per tutto il torneo. Un po’ come l’Italia di Sacchi nel 1994. Sembra sempre che stiano per affondare, ma poi, in qualche modo, rimettono la testa fuori dall’acqua. 

Così accade anche contro il Mali. 

Le Aquile dominano il primo tempo. Sbagliano un calcio di rigore con Traore che si fa ipnotizzare da Fofana e nel finale vanno anche in superiorità numerica: espulso Kossounou per doppio giallo. Riescono a sbloccare la partita solo al 71’ grazie a una rete, siglata dai Nenè, di una bellezza sconvolgente. Il maliano prende la mira dai trenta metri e fa partire una saetta che lascia Fofana immobile. Il vantaggio, meritatissimo, sembrerebbe portare gli ospiti in semifinale. Almeno fino al 90’ quando gli Elefanti trovano il pari. Flipper impazzito in area di rigore con la palla che arriva, come magneticamente attratta, sul piede dell’attaccante del Brighton Adingra per l’1-1. Nei supplementari una palla gol per parte. Quindi anche qui si andrebbe ai calci di rigore. Ma di lineare, in questa partita e in questo torneo, non c’è proprio nulla. 121’. Punizione per la Costa d’Avorio, la difesa maliana respinge in maniera approssimativa e la palla arriva sul mancino di Fofana che calcia d’esterno al volo. La palla, come una scheggia impazzita, si infila in una selva di gambe da cui esce, senza nessuna logica, come una freccia scoccata dritta al cuore di una nazione intera, il tacco di Diakitè che vale un posto in semifinale.

Semifinali 

Tra le due semifinali, strano a dirsi, la meno incredibile è quella che vede i padroni di casa battere di misura la RD Congo. Finisce 1-0 ed è un successo meritato. Il gol-vittoria lo segna Haller, attaccante del Borussia Dortmund, con una sforbiciata un po’ mangiucchiata, ma tremendamente efficace. Il giocatore scrive così un primo lieto fine alla sua storia che lo aveva visto lontano dai campi per un anno a causa di un tumore maligno ai testicoli. Esattamente un anno dopo il suo rientro in campo regala la finale alla sua nazionale. 

L’altra semifinale, quella fra Nigeria e Sudafrica, è un altro giro sulla giostra di emozioni del calcio del continente nero. Anche in questo caso sono decisivi i calci di rigore per determinare la finalista del torneo. Ma sono anche due i penalty che mettono in calce il risultato di 1-1. Entrambi nella ripresa. Il primo, lo segna Troost-Ekong per portare avanti le Super Aquile; il secondo, lo trasforma Mokoena. Ma come si arriva al gol sudafricano ha dell’incredibile. Il momento della gara sembra chiaro: la Nigeria amministra il vantaggio e i Bafana Bafana sembrano aver onestamente finito l’energia. L’ennesimo contropiede porta Osimhen a firmare il 2-0 che chiuderebbe definitivamente i giochi, ma l’arbitro viene richiamato al VAR perché ad inizio azione c’è stato un fallo. Un fallo dentro l’area di rigore. Quindi in un attimo si passa dall’esaltazione per il 2-0 alla disperazione per l’1-1. Disperazione che dura solo poco più di mezz’ora perché dal dischetto, stavolta, Williams non basta. Finisce 4-2 e la semifinale, a dispetto di tutte le sorprese, vede scontrarsi due potenze del calcio africano: Nigeria e Costa d’Avorio.

Finale

Dopo essersi incontrate nella fase a gironi, il tabellone ridisegna nuovamente la sfida. Gli allenatori hanno una squadra rodata e pronta al successo.

Formazioni.

Josè Peseiro traccia un 3-4-3 di grande spirito italiano. L’attacco è tutto targato Serie A. In porta c’è Nwabili. Il trio difensivo è Ajayi-Bassey-Troost Ekong. La linea mediana, da sinistra a destra, è Sansusi, Iwobi, Onyeka e l’ex Toro Aina. L’attacco è un’altra cosa. Al centro uno dei migliori centravanti d’Europa, poco incisivo in questa competizione, ma probabilmente uno dei tre giocatori migliori del torneo, sua maestà Victor Osimhen. A destra il mattatore della squadra, freccia atalantina, Lookman. E a sinistra uno dei più discussi acquisti del Milan, ma fenomenale in semifinale tanto da guadagnarsi una maglia da titolare per la finalissima. Chukwueze.

Costa d’Avorio. Faè non cambia. L’ossatura della squadra resta quella che ha vinto la semifinale. In porta c’è Fofana. In difesa: capitan Aurier a destra, al centro ci sono Kossounou, che è rientrato dalla squalifica, e Nidicka. A sinistra Konan. Il centrocampo è il quello abituale: Kessie-Seri-Fofana. In attacco Gradel e Adingra sono ai lati di Haller. Alle 20 ora locale il mauritano Beida dà il via all’incontro.

La finale soprassiede sulla parte di studio. Le due squadre si conoscono, ma la posta in palio è altissima. Al 21’ Gradel ci prova in rovesciata, dando solo l’illusione del gol centrando l’esterno della rete. Ma al 38’ è la Nigeria a passare. A segno il capitano, Troost-Ekong, che sugli sviluppi di un corner, svetta e va ad incornare l’1-0. Che è anche il risultato con cui le squadre vanno al riposo. E intorno all’ora di gioco, precisamente al 62’, ancora da calcio d’angolo, Kessie colpisce di testa per il pari. Abidjan è un tripudio. Gli Elefanti ci credono. Didier Drogba in tribuna è scatenato. 

E allora torniamo all’inizio, quando dicevamo che certe competizioni è come se fossero già scritte. Come se il rumore della gente spingesse veramente la Storia, sì con S maiuscola, verso un finale che era già stato previsto. Un finale inevitabile. E allora chi se non lui, Sebastien Haller, l’uomo a cui era stato tolto tutto. Perché non lui a mettere la firma su un’altra favola africana? 

Minuto 81. Il pubblico canta a squarciagola. Brama la vittoria. Adingra mette il cross e sul primo palo, come un falco, Haller arriva per la zampata e impatta il 2-1.

Il resto è solo epilogo. L’epilogo della storia di una squadra che era finita, ma ha saputo rigenerarsi. Per il sogno di una nazione intera. 

 

 

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