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Il 19 febbraio 2020, in piena emergenza corona-virus, nello stadio milanese di San Siro, si disputa a porte aperte l’incontro di Champions League Atalanta-Valencia. 
E’ l’apice assoluto nella storia calcistica del club bergamasco, tanto che a Milano giungono 45.000 (quarantacinquemila) tifosi orobici.
L’esito della partita è esaltante, la squadra italiana vince 4-1, in un tripudio di afflati, respiri, abbracci, canti, esultanze, sudori, afrori, miasmi.
Se si considera che un portatore del virus, con una normale socialità, ne può contagiare di media altri cinque, che il contesto dell’incontro calcistico accentua all’inverosimile questa socialità e che esattamente 14 giorni dopo la partita la curva dei contagi a Bergamo subisce una drammatica impennata, possiamo forse comprendere quanto questo evento abbia fatto da detonatore all’attuale esplosione virale in Lombardia, autentica anomalia a livello mondiale che si riverbera sulla vita presente e futura di noi tutti.
Ora per questa sciagurata scelta che impose questa bomba biologica della “partita zero” a porte aperte, giustificata da ineludibili interessi finanziari superiori e assunta nell’abulìa di chi avrebbe dovuto tutelarci, la mia semplice domanda è: 
di tutto questo, chi pagherà
E’ da quando sono nato, ovvero il 1971, che sento discutere di denaro, soldi, pecunia, grana, contante, liquido, profitto, moneta, cash, incassi, banconote, rendita, spread, tassi di interesse, borsa, conquibus, quattrini, business e con pacatezza domando e lo dirò con una frase a me cara del mio dialetto: 
di tutto questo, non vi siete tutti “
strazè i maròn“?

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