Calcio
Diamo i numeri: speciale Mondiale
Ritorna la nostra rubrica Diamo i numeri, dove ogni settimana vengono proposti commenti, analisi, curiosità e pillole statistiche, rigorosamente su una scala da 0 a 10: stasera un’edizione speciale sui Mondiali in Qatar. Per l’occasione abbiamo voluto dare una nuova veste alla rubrica, preparando una nuova grafica.
ZERO le squadre africane erano approdate alle semifinali nella storia del mondiale: il record è stato infranto dal Marocco, poi eliminato dalla Francia finalista del torneo. Ma non è finita qua. La nazionale marocchina aveva già eguagliato un record significativo raggiungendo i quarti di finale di un mondiale. Nella storia finora era riuscito solo ad altre tre africane: il Camerun al mondiale “italiano” del ’90, il Senegal in Corea e Giappone 2002 e il Ghana a Sudafrica 2010.
UNO spagnolo è diventato il primo giocatore (dal 1966) a completare più di 600 passaggi in una singola edizione del Mondiale (637): è Rodri del Manchester City. Fatto curioso è che il precedente record apparteneva sempre ad un giocatore spagnolo (599 – Xavi nel 2010).
DUE sole volte nella storia del Mondiale la nazionale vincitrice del torneo aveva perso la prima partita della competizione: l’Argentina è la seconda squadra a vincere la Coppa del Mondo dopo aver perso la partita inaugurale nella competizione (1-2 contro l’Arabia Saudita), dopo la Spagna nel 2010 (0-1 contro la Svizzera).
TRE le Coppe del Mondo nella bacheca dell’Argentina, meglio solo Brasile, Italia e Germania. L’Albiceleste ha vinto il Mondiale per la terza volta (dopo il 1978 e il 1986), 36 anni dall’ultimo trionfo nel 1986. Solo l’Italia ha avuto un divario maggiore tra la vittoria di due Coppe del Mondo: 44 anni dal 1938 al 1982.
QUATTRO delle ultime cinque finali di Coppa del Mondo sono andate ai supplementari, tante quante nelle prime 16.
CINQUE al Qatar. Fra scandali per corruzione, lavoratori morti sul lavoro durante la costruzione degli stadi, discriminazioni verso le donne e verso la comunità LGBTIA+, questo Mondiale rimarrà nella storia anche per essere stato uno dei più problematici e controversi. Ha vinto l’Argentina di Scaloni ma purtroppo abbiamo perso la partita più importante, quella dei diritti.
SEI gol, tre per parte in una finale del Mondiale: tante reti ma soprattutto tanto spettacolo e moltissime emozioni in una delle partite, per caratura e per palcoscenico, già nell’olimpo delle più belle di sempre. Solo una finale nella storia del Mondiale ha registrato un numero maggiori di reti: bisogna tornare indietro nel tempo al 1958 quando il Brasile si impose per 5-2 sulla Svezia, paese ospitante del Torneo in quella edizione.
Il SETTE della Nazionale Marocchina che ha stupito tutto il mondo: Hakim Ziyech. Una stagione atipica la sua, tanto ai margini con il Chelsea quanto centrale e di vitale importanza nel Marocco, con il quale ha raggiunto le semifinali del Torneo. Un Mondiale da protagonista per l’ex stella dell’Ajax che si è dimostrato un campione anche al di fuori del rettangolo verde. Il talento marocchino ha infatti devoluto tutti i premi ottenuti per il passaggio del turno della sua Nazionale alle famiglie bisognose del suo Paese per una cifra complessiva pari a circa 300mila euro.
OTTO gol, scarpa d’oro e sconfitta in finale ai rigori: lo straordinario (ma infelice) Mondiale di Kylian Mbappé. Il fenomeno del PSG ha vinto, con 8 gol, il trofeo dedicato al capocannoniere della Coppa del mondo: l’attaccante francese ha messo in campo fino all’ultimo minuto del Torneo tutta la grinta, la tecnica ed il cuore possibile ma non è bastato per vedere la sua nazionale alzare la Coppa. Dopo la sconfitta in finale l’umore è grigio ma il suo futuro è roseo. Sorridi Kylian.
Il NOVE anomalo di Pablo Gavi. Uno dei migliori giocatori della Spagna (e forse del Mondiale) è sicuramente Pablo Gavi, che ha indossato la maglia con il nove, un numero sicuramente atipico per un centrocampista. Ricorderemo questo giocatore per un particolare record: con la sua rete nel 5-0 segnato contro il Costa Rica, il giocatore del Barcellona è diventato il giocatore più giovane a segnare un gol ai Mondiali da Svezia 1958, e in particolare dal gol di Pelé in finale proprio contro i padroni di casa.
DIECI sulle spalle e la coppa fra le mani, Leo nel segno di Diego. Messi ha preso per mano la sua Argentina, anzi, se l’è caricata direttamente sulle spalle e l’ha portata sulla vetta più alta possibile. Se è stata l’Albiceleste ad alzare al cielo il trofeo calcistico più iconico ed ambito è grazie soprattutto al campione del PSG, che incorona il sogno di vincere un Mondiale, alla sua ultima partecipazione.
Leo ha vinto tutto ciò che poteva vincere ma che senso ha però fare costantemente paragoni con Maradona, di cui abbiamo letto nelle settimane? Altro calcio, altri tempi, non scomodiamo Diego che sicuramente avrà esultato dal cielo vedendo Leo alzare la Coppa del Mondo. Godiamoci Messi, finché gioca, ed emozioniamoci ad ogni sua magia: è l’essenza del calcio.
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