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Calcio

Dietro la Confederations Cup: divampa la protesta popolare in Brasile – 18 giugno

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Mentre domenica pomeriggio si stava giocando Messico e Italia al Maracanà fuori dello stadio c’erano 5.000 persone che protestavano. Voi lo sapevate? E cosa volevano?

Noi è da qualche giorno che in Italia tramite i social network di amici brasiliani ci stiamo accorgendo che qualcosa sta succedendo nel Paese verde-oro nonostante i grande media giornalistici sia brasiliani che internazionali stiano facendo passare la protesta sotto traccia.

Una protesta popolare che ha colto al volo la presenza della Confederation Cup per cercare di aumentare la propria cassa di risonanza.

L’hashtag più cliccato su twitter è #vempraruabrasil, che significa vieni in strada a protestare anche tu a cercare di riprenderti il tuo Brasile e spegni la televisione che danno solo calcio, in sostanza è questo il messaggio che passa tra i manifestanti e non si vede differenza tra quelli di gezi Park, Occupy Wall Street e la primavera araba.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso di una popolazione disperata dalla inflazione galoppante (se quando vado in Brasile, i miei parenti brasiliani mi mandano a fare spesa da Decathlon di cose da portargli un motivo ci sarà), dai continui scandali politici (l’ultima legge la Pec-37 sulla impossibilità da parte dei pubblici ministeri di indagare i deputati di Brasilia), dalla sanità pubblica al collasso, la scuola pubblica allo sbando, la corruzione sfrenata, gli sprechi di denaro pubblico,  è stato l’aumento di 20 centesimi dei trasporti pubblici.

Hanno cominciato pacificamente a protestare contro questo aumento e qui è scattata la repressione durissima della polizia militare con proiettili di gomma, lacrimogeni e spray urticanti oltre che con arresti di massa in un paese, è bene ricordarlo, che quando Paolo Rossi segnava 3 gol alla Seleção, viveva sotto la dittatura militare.

Persone che solo per essersi trovate al posto sbagliato nel momento sbagliato o persone che protestavano pacificamente sono state arrestate e portate ai comandi di polizia. In queste ore si stanno diffondendo in rete gli annunci di legali che difendono gratuitamente le persone vittime di questi soprusi.

Repressione che però ha avuto l’effetto contrario: mentre sto scrivendo ci sono oltre 100.000 persone nella piazza della Candelaria nel centro di Rio (oltre 65.000 a São Paulo e tante altre migliaia per tutte le città brasiliane) a protestare e, finalmente, una rete televisiva (che non è la Globo, notoriamente filo-governativa) sta trasmettendo in diretta l’evento. A Brasilia in questo momento stanno provando a invadere pacificamente il Congresso Nazionale circondato dalla polizia.

Ma non solo Rio, da Jornal do Brasil si legge che cortei sono previsti in tutto il Brasile tra cui Recife (dove giocherà l’Italia domani), Goiânia, Campinas, Florianópolis, Belém, Vitória e tante altre e anche in molte città del pianeta grazie proprio alle informazioni fornite dai social network.

La Confederation Cup dicevamo ma anche la Coppa del Mondo, da giocarsi l’anno prossimo, hanno ulteriormente alzato il livello della protesta e l’indignazione popolare: si guardi solo allo stadio di Brasilia, intitolato al grande Garrincha, uno stadio i cui costi, pagati con denaro pubblico, sono lievitati in un magna-magna generale fino a circa 1.500 milioni di reais (oltre 500 milioni di euro, quasi il doppio rispetto al Maracanà) per una città, Brasilia la capitale, che non possiede squadre di calcio.

E proprio alla partita inaugurale del Torneo tenutasi sabato scorso, la presidentessa del Brasile ha cominciato a sentire sulla propria pelle l’onda della contestazione durante la cerimonia di apertura, talmente fischiata che lo stesso Sepp Blatter ha chiesto, stizzito, ai brasiliani dov’era finita la loro educazione. Forse Sepp non sapeva che da  tanto, troppo tempo anche i brasiliani si stavano chiedendo dov’era finita la loro educazione pubblica, la loro sanità pubblica e il loro denaro…..

Qui il momento della contestazione a Dilma Rousseff, presidentessa del Brasile, alla partita inaugurale.

 

 

 

 

Questo video ritrae i manifestanti domenica pomeriggio mentre, dopo aver cantato l’inno nazionale, sono attaccati e dispersi dalle forze dell’ordine davanti al Maracanà  con lacrimogeni.

 

Un altro video sulle violenze subite dalla reporter di TVFolha

 

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