Calcio
Euro 2020 – Le dodici sedi dell’Europeo: Glasgow
Una città fondata su un fiume, ma che a partire dal 15esimo secolo, grazie alla sua posizione strategica ha scalato le gerarchie diventando già nel 1700 uno dei centri più rigogliosi del Regno Unito. Una città che basa le propria fondamenta su un’Università eccellente, sulle sue industrie metallurgiche e tessili e soprattutto sul calcio (ma di questo parleremo più avanti).
Ma a proposito di Regno Unito, la Scozia ha sempre fatto fatica a riconoscersi in questa unione, tanto che tutt’oggi pare un’entità diversa, soprattutto dall’Inghilterra.
Dai tempi di William Wallace, il famoso Braveheart del film, che a partire dalla sua morte nel 1305 è divenuto un simbolo dell’indipendenza della Scozia, fino ai giorni nostri, quando a Glasgow si è organizzata una marcia di protesta nei confronti della Brexit in seguito al referendum del 2016. Insomma, luci e ombre della storia, contrasti fra i due paesi che si sono acuiti nei giorni prima della partita di Euro 2020 giocatasi al Hampden Park di Glasgow, proprio fra la nazionale di casa e l’Inghilterra. Sul campo poche emozioni (uno 0-0 sciapo), ma sugli spalti si è scatenato il vero e proprio delirio: le due tifoserie non hanno mai smesso di cantare e incitare le squadre, illuminando una notte indimenticabile.
Parlare di Glasgow senza parlare di calcio è come parlare di un film senza citare il regista. Il calcio è la materia, il corpo e l’anima della città. Glasgow da questo punto di vista sembra Napoli, o Rio de Janeiro, o Manchester, anche perchè due volte all’anno vige una rivalità che trascende lo sport per atterrare a piedi uniti nel sociale: due volte all’anno scendono in campo il Celtic e il Rangers Football Club. E’ il derby più antico del mondo, il venerato “Old Firm”, che rappresenta l’idea platonica del calcio, senza ghirigori, spogliato dei suoi elementi più barocchi.
Quest’anno non c’è stata storia, perchè i Rangers sotto la guida di Steven Gerrard erano infermabili e hanno polverizzato gli acerrimi rivali laureandosi campioni di Scozia senza troppi patemi. Guardando l’albo d’oro della Scottish Premiership ci si rende conto che l’ultima squadra esterna a Glasgow vincitrice del campionato, l’Aberdeen, ha trionfato nel lontano 1985: numeri da fantascienza.
Possiamo dire che Glasgow, oltre ad essere la città scozzese più evoluta economicamente, mantenga un vero e proprio monopolio sul pallone.Tuttavia la nazionale mancava ad un torneo internazionale dal 1998 (e non fece granché bene). E’ passato troppotempo da quell’estate ed è giunto il momento che la Scozia torni ai fasti di un tempo. “Basta” una vittoria contro la Croazia per qualificarsi agli ottavi di finale. Una partita da giocare con una grinta da Old Firm.
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