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Every Sunday morning – Ogni domenica mattina – Special Christmas Eve edition

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Pana e la figurina dell’album Panini

San Paolo. Per coloro che ignorano le sacre scritture, forse, il più grande missionario di tutti i tempi.  Per gli amanti del bel calcio, il catino del Napoli, la “home” dei napulilli, restituito ai fasti dal mondiale di Italia 90. Per i tifosi rossoblu, domenica sera e mercoledì sera,  due stazioni gloriose della Nostra personalissima  Via Crucis.  E Pana Konè il nostro  Pietro D’Arimatea,  che alla fine del secondo tempo,  prendendo  il corpo ormai morto del Cristo-Bologna,  con cura lo ha accompagnato  verso la strada di una sofferta resurrezione.

Sapere prima che su quella schedina andava scritto “2”, concettualmente sarebbe passato per un autentico azzardo e non riuscivo a pensare ad un risultato possibile diverso dalla sconfitta, perché  la storia del campionato raccontava questo.  E a nulla poteva valere il rientro di un carichissimo Portanova,  destino condiviso da tutta la tifoseria,  ma i ragazzi di Mazzarri restituivano almeno due spanne nel confronto con la caratura tecnica dei Nostri ragazzi. Eppure spesso la storia di una rivolta o di una ribellione nasce da un piccolo atto di insubordinazione, determinato spesso da colui che ne diventerà poi il leader.

Quella domenica sera (ma poi parleremo anche di mercoledì) la svolta del tutto sarebbe nato da un gesto tecnico di pregevolissima fattura,  a “tiratura limitata” oseremmo dire, che avrebbe dato corpo ad un movimento di ribellione  al personalissimo destino, l’ennesima sconfitta cioè, a cui la squadra stava andando incontro;  che la squadra da mesi stesse tessendo una tela di buona fattura era un fatto acclarato, ma se gli episodi Ti danno contro,  il risultato finale, cioè un’enciclopedia di sconfitte,  non permetteva di dare lettura diversa di questo cammino se non con un accentuato pessimismo sulla sorte dell’epilogo del nostro campionato.

Quella sera, come spesso ultimamente accade, il campo raccontava di una squadra non “ripiegata a fazzoletto” su se stessa,  ma di un collettivo che ripartiva, tentando, con le proprie caratteristiche e i propri limiti, di restituire dignità alla propria classifica. Occorreva una svolta e il Mister dalla panchina sapeva che gli undici erano ancora “in partita”, che la gara non era scivolata via dalla mano e che il 90simo era ancora lontano.  La svolta, se così la vogliamo chiamare, iniziò proprio dalla panchina e dai due uomini che furono chiamati, a metà del secondo tempo, a dare una mano alla compagine, nel tentativo di cambiare il destino del match.  Perché, incroci  del  destino li potremmo chiamare,  l’incredibile rovesciata del greco albanese nasceva dai piedi di un altro straniero bilingue, per la precisione austroungarico:  il cross pennellato, teso, preciso e puntuale come un treno delle ferrovie di stato elvetiche di Garics, attraversando, come una testata nucleare  caricata su di un missile “intelligente”,  l’area di rigore azzurra,  si dirigeva verso l’accorrente di Panagiotis.

Pioli, nellla successiva conferenza stampa, ci avrebbe poi raccontato che “quei goal si fanno quando non si pensano”, sono figli dell’intuito e non del raziocinio.

Pana correva verso il destino quella sera, quando, entrando in aria di rigore,  vide la palla di Gyorgy che stava arrivando tesa verso di lui: affrettò il passo e staccò dal suolo con entrambi i piedi in un gesto innaturale per la fisica e impattò col destro la sfera di cuoio che nello spazio di qualche millisecondo si ritrovò a gonfiare la rete dietro alle spalle di De Sanctis.  Nelle foto che ritraggono  il “capolavoro” è possibile vedere il corpo ad oltre un metro da terra che è sorretto solo  dall’amore del Nostro tifo, senza supporti e senza trucchi scenici.  Un gesto degno di Pana, da “tutto o niente”.

Ma se pensate che il genio folle e indisciplinato della nostra mezzala avesse speso tutta la ricarica in quella “telefonata intercontinentale” Vi sbagliate! Mercoledì sera, 89simo o giù di lì, stessi attori e stesso palcoscenico,  sul risultato di 1 a 1, la palla arriva al greco che memore della pazzia balistica di 3 sere prima, appoggiando il suo piatto, situato sulla zolla appena fuori area avversaria, sul cuoio e imprimendogli un “giro” letale per Morgan e per il risultato finale della partita, permetteva al Bologna di portare a casa l’intera posta.  Giù il sipario e tutti a casa.

Di questa settimana a tutti noi rimarrà il senso dell’impresa, che alle volte nasce da un gesto di follia agonistica, e che le cose, se ci crediamo fino in fondo, possono davvero accadere a dispetto dei  Santi ( e non me ne voglia San Paolo).  Ma ci rimarrà anche un goal incredibile e il suo gemello, che necessiterebbe davvero essere messo in bella mostra in un album di figurine dedicato a queste imprese. Noi mettiamo la prima, qualcuno ci aiuta per tutte le altre?

 

Dedicato  a Daniele e alla sua carica emotiva alla nitro glicerina che mette in ogni cosa che fa.

 

Scritto sulle note di “Uprsing” dei Muse

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